Assoenologi #2. Un po’ di chiarezza sulla sfida del vino Italia vs Francia: noi più volumi, loro più soldi. Chi vince?

inserito il 8 Ottobre 2015

Da un paio di giorni girano sul web le solite favolette sul “sorpasso” enologico dell’Italia sulla Francia. I “mangia spaghetti” hanno prodotto più vino dei fratellini di Asterix. Leggi quiSecondo i dati il 28% delel bottiglie europee è Made in Italy. Un record. Siamo arrivati prima dei francesi. Li abbiamo surclassati. In realtà le cose non stanno proprio così. È Assoenologi, con una nota, a fare chiarezza sul rapporto che c’è tra la produzione vinicola italiana e quella dei cugini d’Oltralpe.

L’analisi del centro studi dell’associazione che raggruppa gli enologi italiani parte da un dato negativo, e cioè quello del consumo pro capite di vino in Italia: «I consumi interni continuano a calare tanto che l’Assoenologi ritiene che chiuderemo il 2015 a 36 litri a persona». Tuttavia il vino italiano nel mondo piace e rimane il più venduto. «Nel 2014 l’Italia ha piazzato all’estero 20,5 milioni di ettolitri, contro i 14,4 milioni di ettolitri dei francesi». Bene, però c’è un però: «Se siamo i primi in quantità su diversi importanti mercati, non lo siamo in valore, nonostante il deciso incremento raggiunto dalle nostre bottiglie negli ultimi anni, i cui introiti unitari sono passati da 1,75 euro/litro del 2009 a 2,49 euro/litro del  2014, quindi con un incremento del 42%. Un deciso balzo in avanti che, sia pure a piccoli passi, riduce la distanza del valore delle nostre esportazioni rispetto a quelle dei vini francesi».

Insomma i francesi fanno meno vino ma lo vendono a prezzi più alti e quindi incassano e guadagnano più di noi. I numeri di Assoenologi parlano chiaro: «I dati 2014 danno per l’Italia 5,1 miliardi di euro contro i 7,7 miliardi di euro della Francia. Attenzione però. Il 31% del valore per la Francia è imputabile agli champagne che, rispetto ai nostri spumanti (840 milioni di euro), hanno un’incidenza massiccia nel comparto economico dell’export francese. Orbene se togliamo dai 7,7 miliardi di euro i 2,4 miliardi dovuti allo champagne ed enucleiamo gli 840 milioni di euro dei nostri spumanti abbiamo valori pari a 5,3 miliardi di euro per i vini esportati francesi e 4,3 miliardi per quelli italiani». Tradotto: i francesi guadagnano soprattutto con gli champagne, ma anche senza sono avanti, di un miliarduccio di euro, davanti a noi.

C’è speranza? Sì, secondo Assoenologi c’è: «In sostanza – sostiene l’associazione –, facendo qualche considerazione sugli incrementi di vendite degli ultimi anni che l’Italia ha avuto nel mondo e soprattutto sulla lievitazione del prezzo unitario, si può ipotizzare che il valore del vino italiano esportato nel mondo (spumanti e champagne esclusi) nei prossimi anni potrà, se l’Italia saprà giocare bene le sue carte, avvicinarsi notevolmente agli attuali introiti dei vini francesi. Non va infatti dimenticato che i dati elaborati da Assoenologi sui primi sei mesi del 2015 danno un incremento del 6,5 % in valore, con una leggera contrazione (-1,6 %) della quantità».

Concludendo ci sono tutti i presupposti più che per un sorpasso per un onorevolissimo pareggio. Il che non andrebbe male. Fermo restando che lo strapotere dello Champagne a cui il Prosecco darà pure un po’ di crucci, ma rimane Champagne. Punto.

Filippo Larganà (filippo.largana@libero.it)

 

 

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