Asti e Brachetto alla conquista di Giappone e Corea. Intanto, però, nel mondo del Moscato si cambiano strategie e dirigenti

inserito il 25 Novembre 2009

moscato_degustazione01Le bollicine dolci italiane più conosciute e vendute al mondo, cioè Asti spumante e Brachetto d’Acqui docg, sono al centro di una missione in Giappone e Corea. Ne dà notizia Vinitaly che ha organizzato l’iniziativa. I rispettivi Consorzi di tutela dell’Asti, entrambi guidati da Paolo Ricagno, prenderanno parte alla presentazione ufficiale della rassegna veronese Vinitaly in Giappone, il prossimo 25 novembre. In quella occasione sarà il sommelier nipponico Akira Mizuguchi a moderare il seminario da titolo “Gli aromatici italiani per eccellenza dall’uva al vino”. Protagonisti saranno Asti e Brachetto docg.  Stesso seminario nell’ambito di Vinitaly Seoul, il 27 novembre. Ogni cena della missione sarà un evento Asti docg, curato dallo chef Ernest Knam che ha scelto di abbinare le proprie ricette allo spumante italiano. Lo stesso Knam, qualche anno fa, aveva vinto un concorso enologico per dolci abbinato al Brachetto.

Ricagno si è dichiarato fiducioso sui risultati positivi della trasferta in Giappone e Corea, annunciando addirittura nuovi progetti di eno-promozione anche in Australia.

Il mondo dell’Asti e del Moscato è in fermento. Pochi giorni fa proprio Ricagno aveva confermato a Sdp lo stop temporaneo del piano di rilancio da 40 milioni dell’Asti. «È in atto una ristrutturazione nel Consorzio. Dobbiamo puntare più sul marchio che sul prodotto» aveva spiegato.

Ed è di questi giorni la notizia di un cambio ai vertici anche all’Assomoscato, l’associazione che raggruppa oltre duemila viticoltori ed è guidata da Giovanni Satragno. In particolare il Cda della Produttori Moscato avrebbe deciso di licenziare il direttore generale Angelo Dezzani. «Niente di personale. Solo esigenze di economizzare sul bilancio societario» avrebbe assicurato Satragno.

4 Commenti Aggiungi un tuo commento.

  1. filippo 29 Novembre 2009 at 18:31 -

    Concordo su tutto, e grazie per non aver detto, com’è di moda da tanti anni, che è colpa dei giornalisti. Tuttavia in Italia (e non solo) quando una cosa è saputa da più di una persona è inevitabile che circolino indiscrezioni. E credo che una decisione importante e delicata come quella di licenziare un dirigente non possa e non debba essere presa da una sola persona. Quindi dal momento in cui un Cda o un direttivo viene messo al corrente e discute l’argomento il gioco è fatto: “voce dal sen fuggita…”. E come hai detto bene i giornalisti fanno il loro mestiere…

  2. maurizio 29 Novembre 2009 at 16:55 -

    Comunque scelte delicate come queste, se si fanno, non si annunciano o non si fanno circolare in anticipo. Elementare rispetto delle persone, elementare etica professionale, elementari nozioni di protocollo aziendale. A scanso di equivoci, non è colpa dei giornalisti che le riportano.

  3. filippo 29 Novembre 2009 at 12:17 -

    Caro Pietro, non sono d’accordo con te, sia che tu ti riferisca al Consorzio tutela che alla Produttori. Il Consorzio sta attraversando una crisi d’identità, avallata dalle sempre più pressanti rivendicazioni individualiste delle grandi Case. Ma il suo ruolo di sentinella del prodotto Asti e Moscato docg non può essere messo in discussione, altrimenti torniamo indietro, anche a livello europeo. Assomoscato, con più di duemila vignaioli iscritti, è e resta una realtà importante nell’ambito del settore. A mio modo di vedere e per la mia personale esperienza professionale, l’associazione ha portato avanti battaglie importanti. Penso, soprattutto, all’aver raccolto le istanze dei cobas del Moscato, alle tante iniziative (qualcuna anche discutibile) per promuovere il “tappo raso”, soprattutto al ruolo di controparte nella commissione paritetica che determina prezzi e rese per ettaro delle uve moscato. Cancellare tutto questo, sono convinto, sarebbe pericoloso, anche per chi coltiva uve e produce moscato per conto suo. Lo spettro è un mercato libero, dove le industrie dettano legge e i contadini ubbidiscono. Il rischio è avvalorare contrasti sociali di cui, francamente, oggi come oggi non si sente davvero il bisogno.

  4. Pietro Cirio 28 Novembre 2009 at 07:51 -

    Sappiamo che è un associazione inutile.
    Potrebbero chiudere baracca e risparmiare molto di più

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