Asti. Gianni Zonin diventa astigiano. Basterà a far finire la “guerra dell’Asti”?

inserito il 3 Ottobre 2014

Vedere Gianni Zonin, da Gambellara di Vicenza, sedere accanto al sindaco di Asti, Fabrizio Brignolo, sui banchi della giunta comunale della città di Alfieri, per ricevere la pergamena con la cittadinanza onoraria, non è cosa di poco conto. 

Essì, perché Zonin, classe 1938, una laurea in Giurisprudenza e un diploma in Enologia, non è un imprenditore vitivinicolo qualsiasi. Intanto non è solo quello, ma è anche presidente della Popolare di Vicenza. E si sa, essere a capo di una banca, specie di questi tempi, non è male.

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Gianni Zonin

Ma c’è anche da dire che lui, Zonin, secondo i biografi, è uno dei quattro produttori di vino europei a poter contare su una superficie agricola di oltre duemila ettari. Zonin è il maggior produttore di vino in Italia, un impero sparso su 11 tenute in sette regioni diverse. Bianchi, rossi, frizzanti. Dal Nero d’Avola prodotto nel Feudo principi di Butera, in provincia di Caltanissetta, al Refosco della tenuta Ca’ Bolani in Friuli, passando attraverso Piemonte, Veneto, Lombardia, Puglia e Toscana. Patron del gruppo che si è spinto fino in Virginia (Usa) nella tenuta di Barboursville.

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Zonin in Comune ad Asti con famigliari e collaboratori

In Piemonte Zonin ha la tenuta Castello del Poggio, in quel di Portacomaro Stazione, una frazione di Asti, a due passi dalla casa del nonno di Papa Francesco; e vigne a Costigliole d’Asti, terre di moscato e barbera. A Castello del Poggio, tra l’altro, c’è il più grande vigneto d’Italia: 160 ettari in corpo unico (ci lavorano una sesantina di adetti); un mastodonte viticolo con una parla: 22 ettari di moscato bianco. Che, in questi anni sono diventati pietra della discordia al centro di una battaglia che si trascina da anni tra aule di tribunali e sparate sui media. Il perché lo riassumiamo in poche righe (per i particolari rimandiamo al “cerca” di questo blog): Zonin vuole valorizzare il suo moscato facendo entrare Asti nella lista dei Comuni dentro la zona di produzione dell’Asti e Moscato docg. Per far questo sostiene la legge europea per cui nella zona dove si produce un vino che porta un nome geografico deve esserci anche la città che ha quel nome. Insomma l’Asti docg ad Asti. Zonin ha sottolineato l’incongruenza e avviato pratiche per, dal suo punto di vista, sanarla. Il suo interesse? Vigneti che valgono di più, un vino pregiato a portata di cantina. E a chi lo accusa di profittarsi della situazione ha, anche recentemente, ricordato che lui è disponibile a versare una somma (si è scritto 600 mila euro) per la promozione della denominazione.

Zonin con il sindaco Brignolo, il vicesindaco Arri (a sinistra) e l'assessore Cerrato

Zonin con il sindaco Brignolo, il vicesindaco Arri (a sinistra) e l’assessore Cerrato

Contrari a Zonin e a che Asti entri nella zona di produzione (favorevoli solo ad un atto d’entrata proforma) l’Assomoscato, che raggruppa una parte dei viticoltori, l’associazione dei Comuni del Moscato (che ora sono 52) e alcuni produttori.

Una querelle giudiziaria estenuante e costosa che di udienza in udienza è arrivata la Consiglio di Stato (sentenza prevista il 10 ottobre) e rischia di approdare anche alla Corte Europea.

Con questa vicenda ancora aperta sullo sfondo il Comune di Asti, che è favorevole ad entrare nella zona dell’Asti docg «anche se non siamo mai entrati nella vicenda giudiziaria» ha precisato il sindaco Brignolo, ha deciso di fare Gianni Zonin cittadino onorario. Provocazione o ramoscello d’ulivo?

Sia come sia anche i commenti al Zonin “astigiano” sono divergenti: c’è chi si dissocia e chi plaude. Un fatto è certo, lui, il Zonin, gongola e dichiara: «Io e la mia famiglia ci impegneremo sempre di più sul territorio astigiano e porteremo il nome di Asti in 106 Paesi del mondo». In questo periodo di crisi nera ce n’è da ammorbidire anche il più duro e puro dei vignaioli. Forse.

Intanto ad Asti, Gianni Zonin vicentino di Gambellara, ora anche astigiano a tutti gli effetti, ha vissuto una giornata da protagonista tra la lectio magistralis tenuta all’Università di Asti, il cui video pubblichiamo qui, e la festa per la cittadinanza onoraria di cui diamo alcune immagini.

Filippo Larganà (filippo.largana@libero.it)

 

1 Commento Aggiungi un tuo commento.

  1. luca vola 19 Ottobre 2014 at 19:46 -

    per non sentirmi sempre dare del contadino duro e puro, o dell’integralista, o del partigiano, aggiungo solo che attualmente i diritti di reimpianto di moscato valgono attorno ai 50 mila euro ad ettaro.50000 x22 fanno un milione e 110mila e non 600mila. mi verrebbe anche da dire che oggi chi cerca sempre di fare il “furbetto” è premiato e riceve le attenzioni e le moine dei media, mentre migliaia di persone che lavorano onestamente da mattina a sera sono dimenticate da Dio e dei santi per non dire dalle istituzioni (si pensi agli alluvionati di Genova che aspettano ancora i contributi dell’alluvione del 2011). ovviamente sottolineando il rispetto verso un grande imprenditore come Zonin, che tiene sicuramente alto il nome dell’Italia nel mondo.

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