Asti Secco (e bon): I veneti del Prosecco non ci stanno e mettono in guardia i piemontesi, «In attesa del nuovo disciplinare. Poi agiremo»

inserito il 17 Febbraio 2017

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Sono bastate poche ore dalla notizia, ripresa da molti media noi compresi, sul primo “sì”, quello della commissione tecnica del comitato nazionale vini, all’Asti secco, ed ecco è arrivata la replica di Sistema Prosecco, società che rappresenta i tre consorzi di tutela del Prosecco.
Per bocca del presidente Stefano Zanette, anche a capo del Consorzio del Prosecco doc il più potente dei tre enti che governa una filiera da oltre 400 milioni di bottiglie, i veneti (con un pezzo di Friuli) dicono chiaro e tondo che valuteranno bene come sarà applicato il nuovo disciplinare dell’Asti Secco, «e poi agiremo» avvertono.
Ecco la dichiarazione ufficiale di Zanette: «Allo stato attuale, per quanto ci riguarda, non vi è alcuna evidenza che quanto approvato oggi dalla Commissione tecnica del Comitato Nazionale vini corrisponda a quanto annunciato alla stampa. Riteniamo infatti che la Commissione tecnica, cui compete un giudizio di legittimità, abbia proposto degli emendamenti al testo del disciplinare presentato dal Consorzio dell’Asti, al fine di individuare soluzioni coerenti con l’impianto normativo vigente, come da noi auspicato. Al di là di tutto, a noi non resta che attendere di verificare come il nuovo disciplinare dell’Asti verrà declinato ed eventualmente applicato e di conseguenza agiremo, nei modi e nei tempi che la normativa prevede».
Insomma non proprio una dichiarazione d’amore.
Alla base delle contrarietà e critiche che i prosecchisti avanzano contro il progetto Asti secco (in questi mesi sembra abbiano inviato lettere, a volte anche con toni aspri, al Consorzio dell’Asti) non tanto il fatto che i piemontesi abbiano scelto la via “non dolce”, quanto il modo di utilizzare quell’aggettivo “secco” che ricorda troppo da vicino il Prosecco. Tanto da vicino che all’indomani dell’ufficializzazione del progetto qualche giornale aveva annunciato una sorta di “guerra” tra Asti Secco e Prosecco (leggi qui).
Qualcuno aveva parlato di forzature giornalistiche, altri di dichiarazioni incaute di qualche manager.
Sia come sia che la dicitura “Secco”, pure prevista dalle normative europee, potesse in qualche modo indurre alla confusione tra le bollicine venete a base di glera e le nuove piemontesi non dolci a base noscato, lo avevamo detto persino noi (leggi qui). Poi, però, per tanti motivi, soprattutto commerciali, il Consorzio dell’Asti aveva virato per “Asti Secco”. Amen.
E ieri sera, intervistato da SdP, il direttore Giorgio Bosticco aveva assicurato: «Non ci sono appigli per altre osservazioni. Noi rispettiamo le regole europee. L’iter per l’Asti Secco proseguirà e entro maggio ci sarà il via libera, in tempo per gli ordini natalizi». Ottimismo legittimo.
Ora non resta che attendere il termine dell’iter e augurarsi che tutto sia in regola e il termine “Secco” non urti la sensibilità commerciale dei prosecchisti che, questa volta sì, sembrano davvero essere scesi sul sentiero di guerra.

Filippo Larganà (filippo.largana@libero.it)

 

 

 

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