Barbera & C. L’uva sta maturando. Vendemmia dal 20 settembre. Buoni dati e prospettive. Resta il nodo del reddito agricolo. Mobrici (Consorzio): «No alle speculazioni. Il vino si fa nella vigna non a tavolino»

inserito il 27 Agosto 2020

Chi la mattina presto si trovasse a passeggiare tra i filari dove si coltiva il vitigno barbera, ad esempio tra Costigliole d’Asti e Castelnuovo Calcea, si troverebbe davanti a vigne dove gli acini mostrano un’invaiatura incompleta, cioè devono ancora cambiare totalmente colore e passare dal verde erba al rosso-blu-viola intenso tipico della barbera matura.
Tutto normale? tutto regolare?
Lo abbiamo chiesto a Filippo Mobrici (foto), agronomo per una storica Casa vinicola dell’Astigiano e presidente, al terzo mandato, del Consorzio Barbera d’Asti e vini del Monferrato.


«Sì, è tutto normale – dice -. L’uva Barbera sta completando il suo ciclo di maturazione e la vendemmia è prevista dal 20 di settembre in là, sempre che il clima si mantenga come in queste settimane. L’anticipo di raccolta di cui si era sentito parlate è stato tutto sommato annullato perché in realtà questo 2020 non ha avuto prolungati periodi di caldo intenso».

(SdP) E i grappoli come si presentano?

«Ci sono stati episodi di grandine, ma in media sarà una buona annata. L’uva e sana e di qualità. Non so ancora dire se si tratterà di un’annata eccezionale. Questo lo dirà il meteo da qui alla vendemmia. Vedremo»

Quindi le prospettive sono di una stagione positiva?

«Si, e vorrei subito fornire un po’ di dati che abbiamo raccolto il 31 luglio scorso. Il Consorzio che guido tutela qualcosa come 80 milioni di bottiglie tra la Barbera d’Asti e altre denominazioni e in nessuna di queste voci abbiamo trovato segni negativi»

Che significa?

«Che la produzione è andata avanti e che le vendite ci sono state. Del resto la richiesta delle fascette ministeriali non si è abbassata, anzi c’è stato un leggerissimo aumento. Quindi siamo in una situazione stabile nonostante tutto quello che è successo in questo 2020».

Dunque tutto bene?

«Direi di sì se non fosse per certi attacchi speculativi che tendono a creare spauracchi che allo stato non ci sono e con l’evidente scopo di abbassare i prezzi della materia prima in modo da speculare e immettere sul mercato prodotto a costi molto concorrenziali, per non dire bassi»

E a chi gioverebbe questa speculazione?

«A chi ha sempre trattato la Barbera e le altre denominazioni che tuteliamo come prodotti ideali per fare affari a spese dei viticoltori»

Ecco, appunto i viticoltori. Il Consorzio mette in guardia contro le speculazioni, ma il reddito agricolo resta sempre a livelli di guardia. Come mai?

«Rispondo come faccio sempre: il vino si fa nel vigneto e il vigneto non è “come tu mi vuoi”. Se volete spiego»

Spieghi.

«Prendiamo la Barbera d’Asti docg. Ha una potenzialità di 32 milioni di bottiglie, ma se ne vendono 22 milioni. Che fine fa quella quota potenziale di dieci milioni di bottiglie in più che non sono vendute come Barbera d’Asti docg? È declassata a Piemonte Barbera. Così si avvia un ciclo perverso: i vignaioli non guadagnano abbastanza, s’immette sul mercato, a prezzi inferiori, un prodotto denominato Piemonte Barbera, ma che ha tutte le caratteristiche della Barbera d’Asti docg e, infine, nel bicchiere il consumatore crede di bere una cosa e invece ne trova un’altra. Vi sembra giusto? A me no. Il Consorzio forse non riuscirà a incidere su questo stato di cose, ma ha comunque il dovere morale di segnalarle come cause fondamentali del mancato aumento del reddito agricolo il quale è, invece, alla base di una filiera sana ed equilibrata».

Filippo Larganà
(filippo.largana@libero.it)

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