Battesimi. Nell’Astigiano nasce una Cantina, a Tortona uno spumante Metodo Classico. Storie di imprenditori del vino ai tempi del Covid (e oltre)

inserito il 25 Novembre 2021

Una Cantina che nasce, un nuovo vino che si presenta. Anche se il tempo non è dei migliori, tra cambiamenti climatici, tensioni sociali e una pandemia che continua a tenere in scacco il mondo, questo è un periodo di “battesimi” per il mondo del vino di territorio piemontese.
Due gli eventi che si sono svolti: nell’Astigiano, a Calamandrana e a Tortona in provincia di Alessandria.

La nuova Cantina

In principio, dal 1956, c’era Paolo Avezza, cantina di vignaioli con sede e vigneti a Canelli e Nizza Monferrato (Asti). Dal 2019 subentra la famiglia norvegese Lyhus che, come molti stranieri, s’innamora di terra e paesaggio e decide di investire in attività di accoglienza, prima un resort e un ristorante (clicca qui), poi un Cantina, appunto quella di Paolo Avezza, che produce soprattutto Moscato d’Asti, Barbera d’Asti, Alta Langa.
La storia è nota ed è già successa: capitali e passione che arrivano da fuori Italia unite a tradizione, conoscenza, materie prime, ambiente e stile italiani. E il gioco è fatto.

Tuttavia bisogna darsi una struttura più consona ai tempi che corrono veloci. E così la Cantina di produzione si sposta dalla collina sopra Canelli a un’area logistica comoda e razionale a pochi chilometri, a Calamandrana.

Lì, design alla mano, i Lyhus costruiscono una sede moderna, di tendenza, con tutta la tecnologia più all’avanguardia al servizio dei vini firmati LHV Avezza. Il risultato è particolare, piacevole, per certi versi sorprendente.

Ora c’è da lavorare. Il programma è di arrivare a 90 mila bottiglie dalle 55 mila di oggi. Le idee ci sono. Oltre ai vini cavalli di battaglia del terroir (Moscato d’Asti, Barbera d’Asti, Nizza docg e Alta Langa), ci sono prodotti nuovi e promettenti, come un vino rosso da grappolo intero (viene pigiato così, senza disaspartura) che davvero sorprende per freschezza a cui seguirà anche una tipologia in bianco. Auguri!

Il nuovo vino

I numeri sono tre il 9, l’1 e il 4 declinati sull’etichetta. Non è una novità. Molti liquori e vini hanno adottato cifre in etichetta, qualche azienda ne ha fatto anche un brand. Nel caso delle Cantine Volpi di Tortona, che in questi giorni lo hanno presentato, 914 identifica è un Metodo Classico da uve Pinot Nero.

Per il suo “battesimo” in società la famiglia Volpi (Marco con il padre e la madre Carlo, Laura nella foto) ha scelto una location particolare, il ristorante Anna Ghisolfi, nel cuore della città e al centro di un progetto di cucina di una chef, Anna Ghisolfi, estremamente creativa che propone accostamenti nuovi e sorprendenti.

Perfetti per l’abbinamento con il primo Metodo Classico da Pinot Nero di Cantine Volpi i cui numeri in etichetta indicano non solo l’anno di fondazione della Cantina, ma anche cifre legate all’affinamento e al numero di bottiglie di uno spumante elegante e delicato che s’inserisce nella classica tradizione spumantistica italiana nata, è bene ricordarlo, proprio in Piemonte nella seconda metà del 1800.

I Volpi, dunque, in un territorio che sa di Timorasso e Cortese (Gavi), percorrono strade proprie e lo fanno benissimo. Bravi.

fi.l.

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