Champagne alla reggia di Venaria. A quando l’Asti spumante a Versailles?

inserito il 13 Ottobre 2009

2651000img_1713_totaleLo Champagne francese fa la corte all’Italia e si presenta “a Corte” alla Venaria Reale. La Giornata Champagne 2009, che si è svolta lunedì 12 ottobre alla reggia di Venaria Reale, alle porte di Torino, è stata un successo.

I numeri sono eclatanti, almeno stando ai dati diffusi dal centro Champagne, il braccio operativo in Italia del Comitè (omologo dei nostri consorzi tutela).

All’evento di Venaria sono intervenuti 600 professionisti del vino provenienti da tutta Italia. Oltre una cinquantina di marchi ha proposto 156 cuvée in degustazione tra brut, millesimati e rosé. Circa 3.000 bottiglie sono state stappate. «Un vero record per un evento che rappresenta la più grande degustazione di Champagne del mondo dopo quella organizzata a Londra sempre dal Comité Champagne» precisano quelli del Centro Champagne.

Del resto, secondo i dati, l’Italia è il terzo mercato all’export per valore e il quinto per volumi, con 9,4 milioni di bottiglie importate nel 2008, si posiziona tra i mercati di elezione per lo Champagne a livello mondiale. Insomma agli italiani, notoriamente molto più esterofili dei cugini d’Oltralpe, piace lo Champagne e ai produttori di Champagne piacciono gli italiani che lo acquistano. Ci mancherebbe.

Alla giornata torinese c’eravamo anche noi di Sdp. Che dire?

L’iniziativa ha ovvi scopi commerciali e di promozione di mercato. Ha centrato gli obiettivi.

Di gente ce n’era tanta, pure troppa per la galleria reale affollata e con una pessima acustica, tanto che era davvero difficile svolgere una conversazione senza alzare il tono della voce. Per il resto l’organizzazione è stata ineccepibile.

La qualità degli champagne, a nostro avviso, è stata caratterizzata da una forbice molto ampia. C’erano ottimi prodotti, ma anche qualcuno discutibile.

In ogni modo a noi di Sdp, a cui stanno a cuore le sorti dei prodotti e dei sapori piemontesi, una domanda sorge spontanea: ma se quelli dello Champagne vengono alla Reggia di Venaria, perché, tra le tante iniziative già fatte o programmate all’estero, il Consorzio dell’Asti e del Moscato non organizza una giornata di degustazioni di Asti spumante alla Reggia di Versailles?

Per ora l’Italia-Francia delle bollicine è finita 1-0 per i connazionali di Zidane (e senza testata!).

Urge rivincita. Fate vobis.

Filippo Larganà – filippo.largana@libero.it

7 Commenti Aggiungi un tuo commento.

  1. filippo 15 Ottobre 2009 at 13:16 -

    Caro Max, sottoscrivo ogni tua parola. E a proposito della festa del vinello nuovo alle ambasciate francesi mi torna alla mente quello che disse, anni fa nel corso della sua visita a Canelli, invitato da Assomoscato, l’allora presidente del Consiglio, Romano Prodi, alla sua prima esperienza di Premier. L’ex ad dell’Iri, davanti a industriali del vino e vignaioli giunti da tutto il Piemonte, disse che si sarebbe adoperato per far diventare l’Asti spumante il vino ufficiale in tutte le ambasciate e consolati italiani all’estero. Scattarono gli applausi. Ma dopo pochi mesi il Governo cadde. Non sapremo mai se il “Mortadella” avrebbe mantenuto la promessa. Del resto Berlusconi non ha fatto di più. Il Cav non ha mai dato seguito all’impegno prodiano a favore delle bollicine dolci piemontesi. La delusione, e non solo in questo caso, è rigorosamente bipartisan.

  2. Massimo B 15 Ottobre 2009 at 10:45 -

    Caro Filippo, quando feci il corso AIS (a Mogliano Veneto), ci fecero degustare anche l’Asti e ci fu detto che “i francesi ce lo invidiano”. Ha ragione Adriano Salvi, la differenza sta nella mancanza di una strategia chiara ed unitaria e nell’assenza di un marketing efficace. Abbiamo degli amici canellesi che abitano a Kinshasa e che mi raccontano che ogni anno, in coincidenza con la presentazione del Beaujolais nouveau, tutte le rappresentanze diplomatiche francesi sparse nel mondo (noi ne abbiamo più di loro!) organizzano una festa con degustazione. Stiamo parlando di un vinello sul quale è stata creata una colossale operazione di comunicazione.
    Ciao.
    massimo

  3. Massimo B 14 Ottobre 2009 at 16:37 -

    Caro Filippo, quando feci il corso AIS (a Mogliano Veneto), ci fecero degustare anche l’Asti e ci fu detto che “i francesi ce lo invidiano”. Ha ragione Adriano Salvi, la differenza sta n

  4. filippo 14 Ottobre 2009 at 14:01 -

    An Anna e Andriano dico: avete ragione, tuttavia mi aspetto ancora che i piemontesi ritrovino l’orgoglio della loro terra e dei loro vini. Sennò la vedo nera… a Maurizio dico che, per me, non hai ragione. Intanto è ovvio che sono due prodotti diversi, anche se agisono (pensaci) nello stesso ambito dei “vini della gioia”. Eppoi okkei alle diverse iniziative di comunicazione, ma gli eventi son quelli e certo che sponsorizzare la sfilata di moda di una starlette tutta pizzi e cellulite non è la stessa cosa che andare alla reggia di Venaria. Infine, caro Maurizio, occhio a volare troppo bassi. Si rischia di andare a sbattere contro i muti. Non penso che rilanciare l’Asti come uno spumante di pregio sia coltivare pericolose illusione. A parte che senza illusioni (io, però, preferisco chiamarle sogni da realizzare) non si va da nessuna parte. Figurarsi a Versaiiles.

  5. maurizio 14 Ottobre 2009 at 08:35 -

    Però sono prodotti ben diversi con mercati molto diversi: anche se di CHampagne mediocre ce ne è parecchio in giro non lo trovi sugli scaffali a 4 euro: quindi anche le iniziative di comunicazione devono essere diverse, senza coltivare pericolose illusioni.

  6. Adriano Salvi 13 Ottobre 2009 at 20:58 -

    La risposta caro Filippo è già nelle domanda….perchè noi italiani e nella fattispecie piemontesi, non siamo mai stati capaci e non lo siamo ancora, purtroppo, di fare promozione seriamente e/o in modo non sporadico e sprecone….i francesi si!
    Il bello è che da quando avevo i calzoni corti sento dire “dai francesi abbiamo tutto da imparare” sono invecchiato parecchio ma siamo ancora alle elementari….

  7. anna 13 Ottobre 2009 at 19:20 -

    Non penso si farà mai una simile degustazione. I nostri cugini d’oltralpe non sono esterofili come noi ed inoltre sono molto orgogliosi del loro prododdo.In tanti anni non abbiamo ancora imparato nulla da loro .Valutare il prodotto non sminuendolo ,a partire da un vero controllo sulla qualità finale di quello che si commercia e continuando con una politica di mantenimento del prezzo perchè anche questo fa parte di esserne orgogliosi ,non fa parte della politica del nostro sistema.

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