Chef e territorio. Maurilio Garola (La Ciau del Tornavento): «Langa espressione di una cultura a 360 grandi. Anche in Giappone. Chef star in tv? Meglio ai fornelli»

inserito il 27 Febbraio 2016

Maurilio Garola è uno che non le manda a dire, nel bene e nel male. È lo chef patron dello stellato La Ciau del Tornavento, sulla collina di Treiso d’Alba, un tempio della cucina non solo piemontese. E non è un modo di dire giornalistico. Intercettato alla verticale di Barolo proposta dalla Bel Colle di Verduno (Cuneo), per cui ha curato uno strepitoso pranzo, dice la sua, a suo modo, su alcuni temi: dalla cucina di Langa ambasciatrice di un territorio che alla fine sembra sempre alla ricerca di un riscatto, alla colonizzazione dell’Asia a colpi di tajiarin, raviole al plin e brasato ai vini che sono la punta di diamante di un Piemonte che ha un’identità enorme, ma che ancora non lo sa. «Noi cuochi però facciamo squadra» precisa il Maurilio e dispensa carezze e scappellotti in eguale quantità. Dice: «I produttori di vino piemontesi hanno fatto e fanno moltissimo per fare conoscere questa terra. Gli chef sono al loro fianco». Insomma per dirla con Checco Zalone, “siamo una squadra fortissimi”. «Sì, ma c’è molto da lavorare» avverte Garola che poi qualche rimprovero non oo risparmia ai suoi colleghi stellati che stanno più in tv che ai fornelli. Dice: «Quando uno va a un concerto vuole vedere il cantante. Così quando si va al ristorante si vuole vedere ed essere coccolati da chi quei piatti li ha inventati e cucinati. È normale. Io ci sono. Sempre. Quindi meglio ai fornelli che star in tv». Questo il Maurilio Garola pensiero che poi spezza una lancia per gli ospiti di Bel Colle e avverte: «Ma questa non è un sviolinata, ci credo davvero. ‘Sti ragazzi che hanno preso la Bel Colle (la famiglia Bosio di Santo Stefano Belbo ndr) vedrete che la faranno decollare. Sono in gamba» parola di Maurilio.

Qui la nostra videointervista allo chef de La Ciau del Tornavento. Buona visione

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