Consorzio Brachetto. Paolo Ricagno presidente per la sesta volta. «Io attaccato alla poltrona? No. Ci vuole continuità per tutelare la filiera»

inserito il 10 Maggio 2016

Paolo Ricagno, presidente uscente del Consorzio del Brachetto d’Acqui docg, succede a sé stesso. Per la sesta volta. SdP lo ha raggiunto al telefono subito dopo l’ufficializzazione della riconferma attraverso una nota ufficiale diffusa dall’ente consortile.

Presidente, l’hanno votata per il sesto mandato al timone del Consorzio. Resterà in carica fino al 2019. Non le sembra un po’ troppo essere “esa-presidente”? Non era il caso di passare la mano? Non ha timore di passare per quello che non molla la carica?

«Ma non è così. All’interno del Consorzio del Brachetto abbiamo sempre proposto l’alternanza tra parte agricola e parte industriale. Le case spumantiere, però, non hanno mai sentito l’esigenza di ricoprire quel ruolo perché sono convinte, e oggi lo hanno ribadito, che la parte agricola abbia più interessi a gestire al meglio la filiera. E hanno ritenuto, ancora una volta, di trovare in Paolo Ricagno la persona giusta…»

Ora tirerà fuori il concetto di continuità…

«Essì che lo tiro fuori. Perché la situazione del Brachetto in questo momento non è facile e perciò esigeva la riconferma di quella squadra che ha ben operato»

Beh, su questo punto lei sa perfettamemte che non tutti sono d’accordo. C’è chi la accusa apertamente di non avere gestito bene la crisi che sta attraversando il Brachetto.

«Guardiamo i dati. Per quasi vent’anni il Brachetto ha garantito redditi agricoli di tutto rispetto. Quando nel 2003 sono stato eletto presidente del Consorzio dell’Asti per la prima volta, chi coltivava Brachetto incassava più di chi aveva il Moscato. Stiamo parlando di 25 milioni di vecchie lire all’ettaro con picchi di 32 milioni, crica 16 mila euro di oggi. Mica male. Allora nessuno fiatava. Oggi siamo in un momento di crisi…»

La crisi, appunto. Qualcuno dice che la politica del Consorzio non sia stata oculata…

«Da anni siamo in un mondo in guerra. I mercati non rispondono più come prima. L’economia è in stallo. Con questi scenari le aziende fanno fatica a vedere. E questo non è certo colpa di Paolo Ricagno. Faccio notare che l’esponente di Assobrachetto (Pier Luigi Botto ndr), che non è mai stato tenero con il Consorzio e con me, siede nel nostro Consiglio direttivo».

Sì, però converrà che bisogna fare qualcosa.

«Certo. E infatti stiamo pensando a un progetto per far tornare il Brachetto a livelli commerciali accettabili. Oggi tra Acqui docg e Piemonte vendiamo 4,5 milioni di bottiglie. È poco. Dobbiamo risalire la china e abbiamo i mezzi per farlo»

E con quali fondi? Non avete più i contributi delle trattenute.

«I soldi si trovano. Anche in questo periodo. A breve presenteremo il progetto a cui stiamo lavorando».

Aspetteremo. Intanto lei che è stato per anni vice presidente e presidente del Consorzio dell’Asti docg, dove oggi suo figlio Stefano è vicepresidente di parte agricola, ci lascia una battuta sulle bollicine dolci di moscato che oggi (anche loro) sono in crisi profonda?

«Dico solo questo: l’Asti spumante per troppo tempo è stato lasciato a sé stesso»

Come da nota ufficiale oltre al presidente il Consorzio del Brachetto ha riconfermato i due vice che sono Elio Pescarmona, vice presidente di parte agricola e direttore della Cantina Tre Secoli di Mombaruzzo e Alberto Lazzarino, vicepresidente di parte industriale, direttore di Banfi srl con distaccamento a Strevi.

Mentre il Consiglio di Amministrazione, che resterà in carica per il triennio 2016-2018, è composto per la  parte agricola in rappresentanza dei produttori di uva da Giovanni Chiarle (Cantina Sociale di Nizza Monferrato), Evasio Polidoro Marabese (Cantina Sociale di Maranzana), Gianpaolo Menotti (Cantina Sociale La Torre di Castel Rocchero), Silvano Marchetti (Cascina Bastieri) Pier Luigi Botto (az. Agr. Convento Cappuccini). Per i vinificatoriFilippo Mobrici (Bersano Vini di Nizza Monferrato), Elio Pescarmona (Tre Secoli), Paolo Ricagno (Vecchia Alice Sessame), Giovanni Frola (Cantine di Fontanile), Pier Giorgio Cane (F.lli Gancia di Canelli), Andrea Maccario (Cantina Sociale di Cassine). Per le Case spumantiere sono consiglieri: Germano Bosio (Capetta di Santo Stefano Belbo), Alberto Canino (Giovanni Bosca Tosti di Canelli), Alberto Lazzarino (Banfi), Mauro Arione (Arione di Canelli), Giovanni Marzagalli (Campari), Massimo Marasso (F.lli Martini di Cossano Belbo). Tra le giovani leve “riserve” che potrebbero subentrare al Consiglio di Amministrazione sono stati eletti: Silvio Bragagnolo (Az. Bragagnolo vini passiti di Strevi); Bianca Viotti (Az. Agr. Viotti Vini di Castel Rocchero), Stefano Ricagno (Az. Cuvage di Acqui Terme) e Massimo Lovisolo (So.Vi.Pi di Calamandrana).

Filippo Larganà (filippo.largana@libero.it)

 

 

 

 

 

 

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