Consorzio dell’Asti e del Moscato d’Asti docg. Lorenzo Barbero (Campari) è il nuovo presidente. Nell’anno della pandemia numeri in aumento all’estero. Soffre l’Italia. «Lavoreremo tutti insieme per il bene della denominazione»

inserito il 22 Gennaio 2021

Lorenzo Barbero, classe 1961, enologo e direttore dello stabilimento del Gruppo Campari di Canale (Cuneo) è il nuovo presidente del Consorzio dell’Asti Spumante e del Moscato d’Asti.
Barbero, che resterà in carica per un triennio, succede a Romano Dogliotti, storico e rinomato produttore del territorio, in carica dal 2017 che ha dichiarato: «Lascio l’incarico di Presidente di un Consorzio dell’Asti Spumante e del Moscato d’Asti Docg che è tornato a fare comunicazione e marketing, a interessarsi al territorio Patrimonio Unesco e ai mercati italiani ed esteri, dando voce alle diverse anime di una filiera che ha saputo operare a favore del mondo dell’Asti Spumante e del Moscato d’Asti Docg. I dati del 2020 ci consegnano l’immagine concreta di un comparto in salute che, proprio nell’anno terribile della pandemia, è riuscito a resistere con strategie diversificate. Per il futuro mi auguro che il Consorzio, d’intesa con tutti gli attori della filiera produttiva, dai vignaioli alle Case spumantiere, dalle cooperative ai vinificatori, sappia trovare ancora di più quell’unità e quell’intesa che merita una denominazione così importante non solo per il Piemonte, ma per l’Italia e il Made in Italy».

Barbero, dopo un ingresso in Campari come responsabile delle attività enologiche della Cinzano, Barbero ha partecipato, tra le altre cose, alla realizzazione dello stabilimento di Novi Ligure, incrementando ancora di più il proprio know-how sulla produzione di spumanti e Vermouth. Tra le numerose cariche ricoperte vi sono quella di Consigliere Nazionale di Assoenologi, del Consorzio dell’Asti, del Brachetto e dell’Alta Langa. Vicepresidenti del neo-eletto Comitato di Presidenza sono: Stefano Ricagno in qualità di Vicepresidente Senior, Piergiorgio Castagnotti, Flavio Giacomo Scagliola, Massimo Marasso e Bruno Fortunato. Del nuovo CDA fanno anche parte: Gianfranco Torelli, Massimo Spagarino, Paolo Dogliotti, Vittorio Marrone, Sandro Monte, Loris Filante, Evasio Polidoro Marabese, Sandro Capra, Gianni Martini, Mauro Arione, Jean Marco Bartoli, Giovanni Bosca, Roberto Bruno, Riccardo Capetta, Maurilio Fratino e Piergiorgio Castagnotti. 

La presentazione del nuovo presidente questo pomeriggio, nel rispetto delle misure di sicurezza anti Covid, nella sede storica di piazza Roma ad Asti. Qui il diretttore Giacomo Pondini ha anche fornito i dati di vendita dell’Asti e del Moscato d’Asti docg per l’anno 2020, un anno horribilis per la salute mondiale prima di tutto, ma che ha causato e continua a causare forti contraccolpi all’economia del pianeta.
Ebbene, nonostante questo, il comparto dell’Asti e del Moscato d’Asti non solo ha tenuto botta, ma anche incrementato i volumi.

Secondo i grafici illustrati dal direttore Pondini le bollicine aromatiche piemontesi hanno chiuso il 2020 con numeri importanti a livello mondiale, registrando una crescita dell’8,4% rispetto al 2019, per un totale di 91.590.374 di bottiglie prodotte, rispetto alle 84.490.188 dell’anno precedente. In particolare, sono state prodotte 53.420.736 bottiglie di Asti Docg (nel 2019 erano 51.210.932) e 38.169.638 bottiglie di Moscato d’Asti Docg (nel 2019 erano 33.169.638).


A livello globale, è stato segnalata la grande performance degli Stati Uniti, dove sono stati esportati oltre 28 milioni di bottiglie contro i 20 del 2019, e dove a farla da padrone è stato il Moscato d’Asti Docg, che è passato dai 15 milioni di bottiglie agli oltre 22 milioni, a testimonianza del crescente apprezzamento dei consumatori d’Oltreoceano nei confronti di un prodotto storico della tradizione vitivinicola piemontese.


L’Asti Docg, dal canto suo, è riuscito a conquistare un’importante fetta di mercato in UK, con un incremento di quasi 2 milioni di bottiglie, mentre la Russia si è confermata primo mercato estero con quasi 11 milioni di bottiglie.

Nel mondo, dunque, l’Asti Spumante Docg segna un 55,3% di esportazioni in Europa, cui seguono Russia (21,9%), Nord e Sud America (16,5%) ed Asia (8,8%), mentre il Moscato d’Asti Docg conta su un 72,4% di esportazioni in Nord e Sud America, mentre i valori di Europa e Asia sono rispettivamente 18,3% e 8,6%.

Meno bene l’Italia dove l’Asti e il Moscato d’Asti docg insieme perdono 1,7 milioni di pezzi. Un dato che ha fatto dire al presidente Barbero e al suo comitato di presidenza che «bisognerà moltiplicare gli sforzi per fa sì che l’Asti e il Moscato d’Asti docg tornino ad essere scelti e amati nella loro patria di origine».

Il progetto delle rotonde stradali che segnalano il territorio di produzione e di altre iniziative promozionali, come la partnership con lo chef Alessandro Borghese, «ed altre che verranno» è stato detto, sembrano andare in questo verso anche se l’Italia, con un’economia che risente ancora delle crisi degli anni passati che la pandemia, con le chiusure sanitarie nel settore turistico e della ristorazione, ha acuito ancora di più, non è certamente un “paziente” facile.

In ogni caso numeri e nuovi vertici non sono stati gli unici temi sviscerati nell’incontro con la stampa. Sono state, infatti, annunciate alcune novità e aggiornamenti su progetti.
È il caso della sottozona Canelli del Moscato d’Asti docg il cui iter, come ha specificato il vicepresidente Flavio Scagliola, è quello di diventare una docg a sé stante, «che, però, sarà interamente sviluppata all’interno di questo Consorzio» ha precisato Scagliola.
Il direttore Pondini ha confermato la modifica al disciplinare per cui il logo del Consorzio, che si identifica con la denominazione, dovrà comparire sulle fascette ministeriali che contraddistinguono sia l’Asti sia il Moscato d’Asti docg. «Uno strumento in più per garantire e tutelare la denominazione attraverso un marchio di qualità certificata» è stato il commento del vicepresidente senior, Stefano Ricagno.
Il vicepresidente di parte industriale, Massimo Marasso, ha sottolineato il successo del Moscato d’Asti docg negli Usa, «che viene cercato dai consumatori in quanto Moscato d’Asti confermando una riconosciuta qualità superiore del nostro prodotto».
Quanto all’Asti in versione non dolce, commentando l’apertura in disciplinare a tutte le varianti possibili di ridotto residuo zuccherino, dal Secco, al Brut all’Extra Brut, dall’Extra Dry al Demi-sec fino al Pas dosé, è stato osservato come si tratti di una ampia scelta da parte delle aziende che potranno modulare il proprio Asti non dolce secondo le esigenze dei mercati di riferimento. «Un’occasione per quelle aziende che hanno creduto e credono in un prodotto che ampia la gamma e permette di affrontare i mercati con un articolato ventaglio di scelte produttive» ha detto Marasso, una “dichiarazione d’amore” importante che sembra un segnale positivo nei confronti di un prodotto che, più di altri, ha sofferto crisi e pandemia.
Il vicepresidente di parte agricola, Bruno Fortunato, ha posto l’accento sull’unità di intenti di tutte le componenti della filiera e sottolineato come il contributo chiesto ai viticoltori sia stato un modo per coinvolgerli nella gestione diretta del Consorzio in quanto motore della denominazione «che è di proprietà degli uomini e delle donne che coltivano i filari di Moscato bianco e che non possono chiamarsi fuori da sfide così importanti».
Infine c’è stato il richiamo del neo presidente Lorenzo Barbero al tema della sostenibilità, «È un obiettivo che conosciamo e su cui siamo molto sensibili, non solo con parole, ma con i fatti» e a nuovi progetti «che annunceremo via via» ha concluso prima del brindisi d’ordinanza con i calici colmi di Asti e Moscato d’Asti docg.

SdP

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