Consorzio. La Barbera d’Asti va a Costigliole e presenta “Indigena”, progetto pro vitigni autoctoni. «Il mondo vuole vini con una storia»

inserito il 12 Dicembre 2016

Una nuova sede nel cuore dell’area di produzione, un progetto di valorizzazione e rilancio dei vitigni indigeni e la certezza, al di là delle belle parole, che fare rete sia l’unica strada da percorrere per far crescere il comparto della Barbera d’Asti insieme a tutte le denominazione vinicole del Monferrato.
Il Consorzio della Barbera d’Asti, presieduto da Filippo Mobrici e che raggruppa 230 aziende, con 3500 vignaioli, 30 cantine sociali e una produzione media di 750 mila ettolitri, gioca “duro” e scommette su più tavoli per tentare di sbancare il banco.
Se ne è parlato domenica 11 dicembre all’inaugurazione della nuova sede consortile che da Asti è stata trasferita nel castello di Costigliole d’Asti, dove da anni c’è anche la sede dell’Icif, la scuola internazionale di cucina dove da anni cuochi di tutto il mondo vengono a imparare la cucina piemontese e a riconoscere le eccellenze del suo territorio.

Appuntamento affollato quello di domenica. Tutti a Costigliole per vedere, per dirla con il presidente Mobrici, “la regina Barbera che torna nel suo castello” e il fatto che tra tanti monferrini ci fossero molti albesi tra cui il sindaco di Barolo, Renata Bianco, non può che far sperare che il Piemonte del vino la smetta di costruire comparti stagni cancellando una volta per tutti “primi e ultimi della classe”.

Dunque la nuova sede, sistemata nei piani alti del bel castello costigliese, inaugurata con tanto di taglio del nastro. Ne hanno parlato a SdP Mobrici e il sindaco di Costigliole, Giovanni Borriero. Qui pubblichiamo le videointerviste che abbiamo realizzato.
Quindi il convegno che, in pratica, ha presentato il progetto “Indigena” della Regione Piemonte, affidato al Consorzio del Barbera e condotto da Collisioni, il festival di Barolo il cui format si sta espandendo ben oltre i confini del piccole centro albese. A Costigliole “Indigena” ha di fatto lanciato il proprio appello: cari produttori piemontesi valorizzate quei vitigni di territorio che sono ancora sconosciuti al mondo e che il mondo chiede, barbera d’Asti in testa.

A lanciare il messaggio, sotto la guida del giornalista Ian D’Agata, un pool di ospiti stranieri: l’importatrice Laura De Pasquale, Shelley Lindgren, del celebre ristorante «A16» di San Francisco e Bernard Burtschy, capo redattore di «Le Figaro». Tutti hanno sottolineato come il mondo dei consumatori di vino guardi ai vini originali, territoriali, nuovi con tradizioni antiche. La tesi è che, passata la lunga onda dei vitigni internazionali, ora i winelovers vadano a caccia di sensazioni più caratteristiche, particolari. La storia di un paesaggio, di uomini e donne, le piccole produzioni, i vitigni “panda” salvati da maison lungimiranti (Ruché e Uvalino le due case history più note in Piemonte.
La Francia sta investendo proprio in questo settore ampliando la superficie vitata a favore dei vitigni autoctoni.
Il Piemonte, sarebbe meglio facesse la stessa cosa. Consorzio e Regione ci sono. È da vedere se i produttori vorranno impegnarsi in questa sfida.
Intanto il presidente Mobrici ha spiegato a SdP i programmi consortili: «Una Barbera d’Asti forte che dia reddito più che dignitoso a viticoltori e produttori con uve dai prezzi tra l’euro e mezzo e i due euro, in modo da imporre la “rossa” per quello che è: un grande vino piemontese con enormi potenzialità glocal». Belle parole, ma la pratica? «Correre invece di passeggiare. Andare in giro a far conoscere la Barbera d’Asti e gli altri grandi vini del Monferrato, dal Ruché al Dolcetto, dal Grignolino al Freisa con la punta di diamante Nizza. È aprire il nostro territorio, che è sito Unesco, agli operatori stranieri». Molto lavoro fatto e ancora molto da fare è la sintesi.
Giorgio Ferrero, l’assessore all’Agricoltura della Regione Piemonte, è in piena sintonia con questo modo di agire: «Ci abbiamo creduto da subito. “Indigena” è lo strumento, una delle chiavi di volta per il futuro del vino Piemontese. Le istituzioni regionali sono al fianco di chi opera per lo sviluppo, senza divisioni inutili e anacronistiche».

Filippo Larganà (filippo.largana@libero.it)

Qui di seguito le videointerviste e Mobrici e Ferrero e una galleria di immagini della giornata

 

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