Corsivo. Vinitaly compie 50 anni con i soliti, stupidi disagi. Tosi e Zaia trattano la vetrina del vino italiano come la sagra dell’ortica fritta

inserito il 13 Aprile 2016

coda vinitaly 2016

Vinitaly ha compiuto 50 anni ma non ha risolto i problemi. La Regione Veneto e il Comune della città di Verona, che ospita la kermesse da mezzo secolo, nei fatti considerano il salone un veicolo promozionale da usare, quando c’è, nei discorsi ufficiali. Una sorta di sagra dell’ortica fritta da tirare fuori una volta l’anno.

Il governatore Luca Zaia e il suo ex amico e sodale di partito (Lega Nord) Flavio Tosi dimostrano di non amare Vinitaly e Veronafiere. Sembra la considerino solo una mucca da mungere. Verona, infatti, in tema di traffico è indietro almeno 50 anni. Lì non sanno ancora cosa siano le “rotonde” e il flusso degli autoveicoli è regolato ancora con magnifici semafori che in caso di aumento di traffico creano prevedibilmente code bibliche.

«A Verona durante il Vinitaly di rotonde ci sono solo le palle che girano di espositori e visitatori alle prese con le code per tutto: autostrada, parcheggio, ingressi, cessi e bar. È un inferno e una vergogna» è la sintesi un po’ colorita colta tra gli stand. Noi di SdP possiamo portare la nostra testimonianza. NegativaLunedì mattina in autostrada, nonostante sia il secondo giorno di fiera, le code sono cominciate a Sirmione. Per coprire gli ultimi 35 chilometri ci abbiamo messo due ore e mezza. Senza un motivo apparente. Il bello è che sulla corsia di sorpasso sono sfrecciate senza pudore le auto ministeriali. La rabbia del cittadino contribuente è tanto automatica quanto inutile. Zaia oltre a farsi bello con Mattarella e Renzi (Matteo qualche critica urlata se l’è beccata con grande dispiacere della scorta) potrebbe scoprire perché questa autostrada del mitico Nord Est ad ogni Vinitaly diventa un infame imbuto. Ma i disastro non è solo autostradale. Il primo giorno di fiera giunti davanti al parcheggio che fronteggia la fiera l’addetto ci ha chiuso il cancello sul muso. Completo. Mentre da anni di fianco al park ci sono vecchi capannoni comunali semivuoti. Ci hanno indicato un parcheggio multipiano 500 metri che si trova prima, ci siamo sorbiti un’altra coda e un’altra ora persa. Il secondo giorno è avvenuto il contrario. Ci hanno indirizzati al park multipiano. Davanti all’ingresso abbiamo scoperto che era completo. Ci hanno dirottati nel parcheggio fronte fiera. Assurdo. Davanti al Vinitaly poi è stato il delirio. Code, molte code per entrare. Isola felice, oltre all’ingresso per politici e loro codazzi, quello per giornalisti. Un po’ di vergogna è venuta anche a noi. Dentro i vialoni tra i padiglioni li abbiamo trovati larghi a ariosi. La solita malalingua ha detto che è perché ci sono meno espositori. L’ufficio stampa del Vinitaly ha smentito e parlato di edizione da record con oltre 4 mila standisti. Ecco, proprio per questo Tosi e Zaia dovrebbero ripensare alle infrastrutture pro Veronafiere.

Un tema vecchio, monotono e stucchevole, ma purtroppo sempre attuale. Sia chiaro, la gente continuerà a frequentare Vinitaly nonostante tutto. È il paragone con altre fiere (Viniexpo su tutti) che dovrebbe invogliare a migliorarsi. Per non sentirsi dire: «Ah, les italiens!». Ecco, finiamola di fare i pasticcioni che se vogliamo le cose le facciamo bene.

Filippo Larganà (filippo.largana@libero.it)

 

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