Dazi Usa. L’intervento di Giovanni Negri: «La politica ha le sue colpe, ma anche noi produttori…»

inserito il 23 Gennaio 2020

Giovanni negri è uno che nella vita ha fatto davvero molte cose. C’è chi ricorderà la sua passione politica, chi i suoi libri e altri i suoi vini prodotti in quel delle Langhe, zona baroleggiante di La Morra.
Per saperne di più andate a vedere il suo sito qui.
Noi abbiamo intercettato questa mattina un suo post su Facebook, che pubblichiamo su SdP per sua gentile concessione, dove analizza, in modo personale e originale, la questione dazi, quelli che Trump ha già applicato ai vini e ai prodotti tipici di alcuni Paesi Ue e che ora vorrebbe aumentare fino al 100% come ritorsione alla lite commerciale Airbus/Boeing. La vicenda ha cerato molto rumore e preoccupazione in Europa e in Italia. Si sono mossi alcuni produttori, si sono raccolte firme (quasi 20 mila si dice), si sono mossi, non senza qualche difficoltà, Governo italiano e Ue. Gli effetti, se ci saranno, in un verso o nell’altro si vedranno entro febbraio.
Intanto Negri, nel suo scritto, seziona chirurgicamente non solo il comportamento dei politici nostrani ed europei, ma anche quello che hanno fatto o, meglio, quello che non hanno fatto a tempo debito i produttori di vino. Un’autocritica? Una voce fuori dal coro? Un monito. Forse tutte e tre le cose. Sicuramente quello di Giovanni Negri è un ragionamento da considerare e che fa riflettere su quanta coscienza di sé abbiano i produttori piemontesi di vino e, più in generale, quanta ne abbiano i cittadini piemontesi e italiani (ma queste sono altre storie).
Ecco l’intervento di Giovanni Negri.

“E’ giusto prendersela con i politici incapaci e i dirigenti inetti. Ogni tanto, però, è anche giusto prendersela con se stessi. Abbiano pazienza gli amici del mondo del vino ma oggi lo devo dire: prendetevela con voi stessi, anzi prendiamocela con noi stessi. Da quattro mesi a questa parte non ho fatto altro che ascoltare sempre e solo la stessa tesi: ll rischio dei nuovi dazi Usa sul vino è un tema che attiene all’equilibrio mentale di Trump. Tutti, letteralmente tutti a cominciare dalle premiate istituzioni del vino e dell’agricoltura hanno declinato e ripetuto fino alla noia questa tesi, lanciando pianti, grida, petizioni contro “Trump il pazzo”. 
Inutile, del tutto inutile provare a spiegare che il problema era politico: se fai gli Airbus con i soldi pubblci e il Wto ti condanna, se da decenni ti fai difendere dalla Nato e non versi la tua quota, se per la Rai italiana ti inventi persino il Canone ma a Google e Amazon che di fatto sono ormai servizi pubblici e pure hanno 6.000 dipendenti in Italia pretendi di creargli la Web Tax perchè “lo fa l’Europa, l’ha fatto Macron e ha ragione”, non ti stupire che un bel dì qualcuno minacci di piazzare i dazi sul parmigiano e sul vino. Ma invece no: di fronte a questi ragionamenti per 4 mesi sono stato trattato come un marziano e persino preso per i fondelli : “Ma che cacchio c’entra la webtax con il vino, ma facci il piacere”. Bene , tutto bene sino a ieri mattina quando – esattamente come sui migranti, sul Green Plan , sulla Libia – Macron si alza, telefona a “Trump il pazzo”, annuncia che la Francia tira indietro la webtax , e in cambio spariscono i dazi su formaggi e champagne. E noi ? Noi no : dal 2020 avanti con la webtax che “ce la chiede l’Europa e la fa anche Macron” . 
Così restiamo soli, con il cerino in mano e con i dazi su parmigiano, vini e spaghetti. Su, coraggio amici del mondo del vino, guardatevi allo specchio, ditevi una parolina e fate qualcosa. Il problema non era “Trump il pazzo” . E forse bisogna chiedere alle vostre organizzazioni, alla politica , al Governo di fare qualcosa. Seppure tardi e in condizioni umilianti, ma meglio tardi che mai”.

Giovanni Negri

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