Eno-gaming. Ecco Hundred Days, il gioco pensato e progettato in Piemonte che insegna come coltivare le vigne e fare il vino. Già 40mila giocatori lo stanno provando. Proiezioni per milioni di utenti. Il ruolo dei vitigni locali

inserito il 18 Luglio 2020

Fare il vino per gioco, ma per davvero, però in modo figurato, ma giocando realmente a fare il vino, come in un videogame, anzi proprio attraverso un videogame. Complicato? Poco chiaro? Meglio ripartire dal principio.
Elisa Farinetti e Yves Hohler sono due ragazzi piemontesi. Lei è dell’Acquese, lui di Cassinasco, il paese “vetta” tra la valle Belbo e la Valle Bormida, anche se la sua famiglia è di origine elvetica, ma si è trasferita nell’Astigiano da decenni.
Lei è un informatica. Lui un enologo, diplomato alla mitica scuola di Alba, con competenze informatiche e di “gaming” cioè in videogiochi.
Entrambi hanno avuto esperienze professionali all’estero in campo informatico e di gaming. Poi sono tornati in Italia e hanno fatto il “salto” aprendo un proprio studio che si occupa di programmare e costruire giochi elettronici e digitali, per grandi compagnie del settore.

Nel nostro Paese sono un centinaio gli studi che si occupano di questo settore. Hanno base soprattutto a Milano. Yves ed Elisa, però, hanno deciso di restare in provincia e aprire una propria officina specializzata nel gaming. L’hanno chiamato Broken Arms Games (clicca qui) è ad Acqui Terme. «Perché secondo noi stare a due passi dalle colline, dal buon cibo e dal buon vino, e dai posti dove siamo cresciuti non ha prezzo» dicono.
Come dargli torto.
A proposito di vino, Yves viene da una famiglia di viticoltori e produttori. Suo padre è stato uno dei primi a produrre un singolare e apprezzato Moscato Secco tappo raso. All’epoca, un po’ di decenni fa, sembrava un’eresia, una bizzarria da svizzeri trapiantati sulle colline del Moscato. Oggi c’è chi lo fa passare per un’innovazione. Un segno dei tempi.
Anche Elisa è cresciuta nel mondo del vino, zona di Dolcetto e Brachetto d’Acqui.
Con tutta questa eno-cultura attorno quelli di BAG ci han messo un attimo a pensare di costruire un gioco virtuale che insegnasse alla gente come si coltivano le viti e come si fa il buon vino piemontese. L’ispirazione, del resto, l’hanno trovata appena fuori dalla finestra. È bastato andare a vedere cosa fanno i vignaioli tra i filari e in cantina e poi, con un gran bel po’ di lavoro, tradurlo in disegni, grafica, icone, montaggi, stringhe e algoritmi che creano un universo di vino virtuale dove uno ha il suo pezzo di terra, il suo vigneto, la sua cantina vitivinicola per fare i suoi vini scegliendo metodi di coltivazione, di raccolta, di lavorazione, bottiglie, etichette, chiusure, vitigni, varietà e tipologie. Insomma tutto il corredo del reale in un mondo digitale. Nasce così Hundred Days (clicca qui), Cento Giorni, che poi è la durata del periodo d’inizio dei procedimenti per fare il vino, dalla vendemmia alla pigiatura alla fermentazione ai travasi.

Un gioco che parla di terra, di vigne, di filari, di uva, di clima (buono e meno buono), di vino e bottiglie e anche mercato. Un gioco che, però, poi tanto gioco non è se, come dicono incrociando le dita Elisa e Yves, che nello studio di Acqui Terme lavorano con altri tre ragazzi, al progetto sono interessate grandi web company con cui si stanno mettendo a punto collaborazioni importanti. Ve la immaginate una di quelle piattaforme social super note o un motore di ricerca arcinoto che mette online Hundred Days? ve lo immaginate milioni di giocatori che cliccano su Barbera o Moscato, o Cortese o Brachetto e Alta Langa o sui blasonatissimi nomi di Barolo e Barbaresco? Non male per un “giochino” da computer. D’altra parte la versione “beta”, quella di prova, quella che serve a tastare il terreno e vedere se interessa di HD, è stata scelta già da oltre quarantamila appassionati, ma per quelli di Broken Arms Games le potenzialità sono, appunto, da milioni di giocatori in tutto il mondo. I riferimenti che vengono alla mente sono giochi famosi ispirati all’agricoltura o alla creazione di un regno/impero. E a chi starà pensando “vabbè che ci importa di un giochino sul vino?” si può rispondere che intanto i giochi di questo tipo già affermati non solo hanno milioni di utenti, ma muovono somme di denaro e reddito importanti con sponsor dai marchi altisonanti, in questo senso il calcio virtuale di Fifa è un ottimo esempio. Un’altra cosa altrettanto importante e che coinvolge il territorio: in Hundred Days sono protagonisti vitigni piemontesi come il barbera, il nebbiolo, il moscato, il cortese e anche internazionali “acquisiti” come lo chardonnay o il pinot, di conseguenza il fatto che le proiezioni parlino di milioni di giocatori fa di questo gioco uno dei veicoli più interessanti per divulgare la cultura e la coltura del vino piemontese nel mondo.
Difficile da credere? Fantasie da nerd? Esagerazioni da patiti del computer? Beh, dopo questa dannata pandemia che, giova non dimenticarlo, ancora gira per il mondo a far danni e, purtroppo, vittime, anche un gioco on line può essere un modo per comunicare al meglio quelle che, con una parola ormai abusata, chiamiamo eccellenze del territorio.
Sarà giusto, sarà sbagliato, ma di certo non può far male alla comunicazione del vino piemontese che, lo abbiamo scritto più volte, ha un disperato bisogno di nuovi canali, nuovi modi e, probabilmente, anche nuove teste.
Per saperne di più su Broken Arms Games e su Hundred Days ecco il loro “chi siamo e cosa facciamo”:
«Broken Arms Games nasce nel 2013 quando tutto il team partecipa all’acceleratore di startup ad Adelaide, nel South Australia. Dopo un po’ si esperienze in giro per il mondo, rientriamo in Italia, il core business dell’azienda è sempre stato lo sviluppo di videogiochi, disciplina nella quale alterniamo lo sviluppo per altri studi allo sviluppo per progetti nostri. Il team ad oggi è composto di 5 persone: Yves Hohler: cofounder dell’azienda, diplomato all’enologica Umberto I di Alba, lui è il cuore dell’azienda e di questo progetto in particolar modo in quanto è il più esperto in materia vitivinicola del gruppo, è il producer del team, ossia la persona che tiene le briglie dello sviluppo e manda avanti le lavorazioni. Elisa Farinetti: cofounder dell’azienda, mi occupo di business development e marketing. Francesco Panaro: lead game designer, laureato in psicologia, è colui che trasforma i processi reali in gioco semplificandoli dove necessario e cercando di spiegarli al giocatore. Federico Bergamo: lead game developer, il programmatore principale del team. Alice Ercolini: 3D artist, modellatrice 3D e grafica. Oltre a queste risorse ci avvaliamo di collaboratori esterni su lavorazioni molto verticali come la direzione artistica, l’audio, lo sviluppo dell’interfaccia grafica. Il gioco è previsto in uscita per inizio 2021 e sarà disponibile prima per PC/Mac sulla piattaforma Steam, poi in un secondo momento su dispositivi Apple e console»
Qui il trailer di Hundred Days.

Filippo Larganà (filippo.largana@libero.it)

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