Esclusiva. Intervista a Caterina Andorno, neo presidente del Consorzio dell’Erbaluce di Caluso, Carema e Canavese. «Il sogno? Erbaluce in tutti i locali della zona. È il nostro plus»

inserito il 4 Maggio 2017

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«Dite che sono l’unica donna presidente di un Consorzio di Tutela? Forse nel Nord Ovest ce n’è qualcuna. Allora ddevo organizzare una cena tra “ragazze”», comincia con una battuta, ma neanche tanto, l’intervista con Caterina Andorno, classe 1968 (lo dichiara senza false remore su Facebook) neo presidente del Consorzio di Tutela dell’Erbaluce di Caluso, Carema e Canavese.
Canavesana, sommelier, titolare di un’azienda agricola con annesso agriturismo nell’eporediese (Cascina Mariale di Albiano d’Ivrea) e con un’ampia esperienza nel mondo della comunicazione del vino, Andorno resterà in carica per tre anni ed è espressione della Cantina della Serra di Piverone. Succede a Gian Luigi Orsolani, dell’omonima maison vitivinicola, che ha terminato il suo mandato, in un’alternanza che vede passare il testimone a presidenti di espressione imprenditoriale e agricola.
Completano la nuova squadra di presidenza Alessandro Comotto, contitolare dell’azienda La Masera, e Bartolomeo Merlo, presidente della Cantina Produttori Erbaluce di Caluso, eletti vicepresidenti del Consorzio.
Con oltre 1 milione 260 mila bottiglie, pari al 47,28% della produzione enologica torinese (dati Cciaa 2016) l’Erbaluce di Caluso si conferma il vino più rappresentativo del territorio.

18199309_1749711038648081_5137602594563061952_nDunque presidente, quali i programmi futuri?

«Completare i progetti e le iniziative già prese e in corso. Credo che una continuità delle attività consortili di un ente come il nostro, che conta 28 associati, sia alla base di uno sviluppo dell’intera filiera»

Ecco, parliamo della filiera. lei è vignaiola e sommelier, dunque il Piemonte finalmente ha la consapevolezza di essere patria di vini bianco di rango?

«Sì, è così, ma dobbiamo ricordarcelo sempre di più. Tanto di cappello ai produttori del Timorasso e del Gavi che hanno portato i bianchi piemontesi a livelli altissimi. Anche l’Erbaluce di Caluso, per le sue caratteristiche, è un vino a bacca bianca che regge l’affinamento sviluppando eleganza e strutture interessanti. Dobbiamo continuare su questa strada».

Però il Consorzio ha anche altre denominazioni, rosse, Carema, che vuol dire Nebbiolo, e Canavese.

«L’attenzione sarà analoga. Non lasciamo indietro nessuno».

A proposito di rossi lei da molti anni collabora con i produttori del Nizza docg. Perché

«È stato amore a prima vista. Come il primo calice di di Château d’Yquem assaggiato dopo il diploma all’Alberghiero. Il Nizza è un vino che affascina e conquista. Come l’Erbaluce di Caluso…»

Pensa già a una sorta di eno-gemellaggio?

«Veramente me lo suggerite voi, ma perché no? Due aree piemontesi molto diverse, la montagna e la collina, ma si sa gli opposti si attraggono. Ci penserò»

Un sogno nel cassetto da tirare fuori ora che è presidente?

«Io lavoro anche nell’accoglienza e vorrei coltivare il rapporto tra il Consorzio e i 36 Comuni della nostra area che sono il pilastro delle comunità che la compongono.
Il mio sogno è che risorga l’orgoglio di chi vive e lavora in questa terra. Ogni locale dovrebbe avere bottiglie del nostro vino e proporle ai turisti e ai visitatori. Noi dobbiamo essere i primi testimonial di quello che facciamo».

fi.la. 

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