Esclusiva. Parla Dino Scanavino, l’astigiano che ha guidato per 8 anni la Cia (agricoltori) nazionale. «A maggio lascio». Sulla crisi agricola nazionale: «Servono scelte coraggiose». Peste suina in Piemonte: «Subito soluzioni efficaci»

inserito il 11 Febbraio 2022

Dino Scanavino (foto), classe 1960, è piemontese e astigiano, è stato per alcuni mandati sindaco del suo paese, Calamandrana, consigliere provinciale astigiano, presidente regionale in Piemonte della Cia (agricoltori) e poi, per 8 anni, presidente nazionale della stessa organizzazione dopo esserne stato vicepresidente, ma Scanavino è soprattutto un agricoltore, vero, e ci tiene a ribardirlo: «La scorsa estate – racconta – mi sono fatto oltre 500 ore alla guida del mio trattore per condurre il mio vivaio. È stata dura, ma anche di grande soddisfazione. È lo spirito di noi agricoltori».

Però, presidente Scanavino ora è in scadenza il suo mandato nazionale.

«Sì, in questi giorni ho completato l’ottavo anno del mio secondo mandato, l’ultimo da presidente nazionale Cia. Le elezioni per i nuovi presidente e vertici nazionali si terranno a maggio con una data un po’ slittata rispetto al consueto per via della pandemia»

Le è stato chiesto di restare?

«Me lo hanno chiesto, ma io ho declinato. Quando per la prima volta fui eletto in Cia, otto anni fa, chiesi e ottenni di modificare lo statuto e fissare a un massimo di due mandati, di quattro anni ciascuno, la carica del presidente nazionale. Si figuri se ora io vado contro quello che io stesso ho voluto. Ci sono già figure di alto profilo in vista e poi è giusto che arrivino i giovani, i quarantenni, i cinquantenni. È il loro momento»

A proposito, che momento è per l’agricoltura italiana?

«Non facile. Paradossalmente…»

Perché paradossalmente?

«Perché in questi due anni di pandemia il settore ha lavorato molto e le prospettive sono buone, promettenti, e invece…»

Invece?

«Invece molti settori agricoli sono in crisi per la bolletta energetica, le materie prime che non arrivano o, spesso, sono a prezzi quintuplicati. Perciò mentre si potrebbe e dovrebbe lavorare bene e rilanciare il Paese alla grande, dopo due anni di stop o quasi, ci sono aziende che devono rinunciare ad ordinativi anche importanti per assenza di materiale, per problemi di logistica. È una situazione frustrante e non accettabile per un Paese come il nostro».

Che si potrebbe fare?

«La fiscalità. Bisogna toccare quella»

Presidente Scanavino si rende conto di avere appena detto quello che predicano bene o male da trent’anni sia la destra sia la sinistra.

«Guardi che è una delle poche leve che funzionerebbero davvero. E non c’entra né la destra né la sinistra. Invece di aumentare i costi di produzione con Iva e bolletta energetica alle stelle. Oggi in Italia si parla di un’evasione fiscale pari a un centinaio di miliardi di euro. Ormai è banale dirlo, me ne rendo conto, ma se tutti pagassero pagheremmo di meno tutti e per far pagare a tutti le tasse le strade sono: sanzioni o opportunità. Quale che sia la scelta il Governo deve farla per forza e con coraggio. Bene i dispositivi di aiuto, ma temo non basteranno»

E per quanto riguarda il “suo” Piemonte?

«Mi lasci parlare dalla grana piemontese del momento: la peste suina africana. Mi pare che fino ad oggi non ci siano state decisioni esaustive da parte di nessuno. Non è un buon segnale. Gli esperti europei ci consigliano di cintare le aree infette, ma i tempi sembrano non essere così rapidi. Servono ordinanze immediate. Se, come sembra, sarà nominato un commissario, mi auguro che vengano trovate in fretta soluzione e mi chiedo se non sia il caso di attivare battute selettive serie verso le popolazioni di cinghiali infetti. Per ora so solo di maiali sani avviati al macello con allevatori in gravissima difficoltà e problemi che riguardano anche il settore turistico e dell’accoglienza. Se chi fa turismo verde non può praticare trekking, cicloturismo o semplici passeggiate per via della peste suina africana le cose si complicano e non solo per gli allevatori. Nei prossimi giorni, come Cia, faremo un forum pubblico a Rossiglione, paese in provincia di Genova al confine tra Piemonte e Liguria, perché anche in territorio ligure c’è l’emergenza peste suina».

Il vino, però, va bene.

«Sì, al netto di problemi di governance (il riferimento è alle recenti polemiche di Piemonte Land ndr) che vanno risolti nel quadro di un ripensamento generale di strategie e ruoli e con buon senso da parte di tutti».

Filippo Larganà (filippo.largana@libero.it)

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