Esclusivo. Viaggio nel cuore della maison vinicola Coppo, una delle Cattedrali sotterranee di Canelli (Asti), patrimonio dell’Umanità, oggi al centro di un imponente progetto di recupero

inserito il 21 Giugno 2018

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Chi pensa che le Cantine Storiche di Canelli, nell’Astigiano, siano musei statici, inamovibili monumenti al tempo che fu, sbaglia di grosso. Le Cattedrali sotterranee, da cui, quasi vent’anni fa, partì la candidatura che portò, nel 2014, l’Unesco a inserire i Paesaggi vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato, nella lista dei patrimoni mondiali dell’Umanità, sono punti di riferimento operativi e centrali di un business che non è solo economico, ma anche, e forse soprattutto culturale e sociale.
A dimostrazione di questo la Coppo, maison canellese fondata nel 1892, ha avviato da alcuni mesi un imponente progetto di ristrutturazione e ampliamento delle proprie cantine di affinamento di vini e spumanti di via Alba. Il cuore del cantiere è un dedalo lungo più di un chilometro di gallerie e sale scavate direttamente, tra la fine dell’800 e gli inizi del ‘900, dentro le colline che dominano Canelli e sono parte integrante del centro storico della città che fu culla, oltre un secolo e mezzo fa, del primo spumante d’Italia.
Dunque i lavori sono in corso e, in esclusiva, SdP ha potuto visitare quello che diventerà il percorso nelle viscere della terra che custodisce vini e spumanti apprezzati in tutto il mondo.
A farci da cicerone Luigi Coppo, uno dei giovani della famiglia Coppo che ha affiancato la “vecchia guardia” ancora saldamente in sella, i fratelli Piero, Gianni, Paolo e Roberto.
Luigi, figlio di Paolo, è esponente della quarta generazione della famiglia che oggi, a oltre 120 anni dalla fondazione, tiene le redini di una delle Cantine più prestigiose del Piemonte e d’Italia.
«Non sappiamo ancora con precisione quando finiranno le opere di ristrutturazione, forse saremo operativi completamente tra un paio di anni – ammette Luigi -. Siamo, però, convinti – aggiunge –  che alla fine avremo a disposizione uno strumento formidabile per raccontare la nostra storia e quella di un territorio, quello del Sud Piemonte, della valle Belbo, delle bollicine d’autore, ma anche dei grandi vini rossi e bianchi piemontesi, che non ha eguali in Italia e nel mondo».
Parole forti e appassionate che confermano il radicamento della famiglia Coppo, una delle poche fondatrici rimaste alla guida delle grandi maison spumantiere di Canelli, in una cultura, quella del vino, che dopo secoli è ancora egemone e, anzi, sempre più forte qui, in questa area di Piemonte così profondamente influenzata nella società e nell’economia dalla coltivazione della vite.
In questo senso il riconoscimento Unesco ha dato un forte aiuto. «Credo – dice Luigi Coppo – che ancora neppure noi canellesi, astigiani e piemontesi del vino, siamo pienamente consapevoli delle enormi potenzialità che quel riconoscimento sta portando. L’attenzione dei turisti, italiani e stranieri, non solo dei wine lovers, ma anche curiosi di scoprire luoghi ancora poco conosciuti e incontaminati, sta crescendo sempre di più e noi ci stiamo attrezzando per accogliere al meglio chi vorrà visitare la nostra Cantina».
Insomma sembra che il Piemonte vinicolo stia passando dal famigerato “bogia nen” (in lingua piemontese significa “non muoverti”) che un po’ faceva pensare al gattopardismo siciliano del dopo Unità d’Italia, al “cellera, cellera” (in piemontese “accelera, accelera”) di chi vuole stare al passo coi tempi senza dimenticare radici e tradizione, anzi partire proprio da quelle per immagine nuovi scenari futuri che, attenzione, sono già qui.

Filippo Larganà (filippo.largana@libero.it)

Qui la nostra video-intervista a Luigi Coppo e una galleria di immagini delle Cantine di via Alba in corso di restauro.

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