Il Consorzio ci crede. Ecco l’Acqui Dry, il Brachetto non dolce alla conquista di nuovi mercati

inserito il 28 Settembre 2016

Riceviamo e pubblichiamo dal Consorzio di Tutela del Brachetto docg la nota che spiega come anche l’ente che valorizza il vino rosso dolce piemontese a docg stia puntando su una versione non dolce. La strada è la stessa che sta percorrendo l’Asti docg. Nei prossimi giorni il Comitato Vitivinicolo Nazionale sarà chiamato a esprimersi su queste richieste che richiedono la modifica dei disciplinari e come si sa per certi vini, particolarmente quelle piemontesi, i disciplinari più che strumenti che vanno adattati ai tempi sono testi sacri da toccare con i guati tripli e dopo riflessioni decennali. Vedremo.
Intanto il Consorzio del Brachetto crede nel progetto Acqui Dry. Ecco la nota giunta in redazione: “Il mondo del Brachetto si arricchisce di nuovi protagonisti. Il Consorzio di Tutela, infatti, ha ufficializzato la richiesta di modifica al disciplinare per la produzione di due nuove tipologie di Brachetto d’Acqui in versione non dolce e sempre a docg: uno spumante e un vino fermo “tappo raso”. L’ultimo atto formale sarà l’approvazione della richiesta da parte del Comitato vitivinicolo nazionale che dovrebbe esprimersi nei prossimi mesi.

160907ricagnoUBE011Spiega il presidente del Consorzio, Paolo Ricagno: «Per troppo tempo il Piemonte del vino è rimasto fermo su tipologie che oggi mostrano più di qualche problema. Altre zone vinicole italiane sono andate avanti, si sono evolute, anche da un punto di vista dell’offerta vinicola. Il nostro progetto di una tipologia Acqui docg in versione spumante e “tappo raso” parte proprio da queste esigenze convinti come siamo che una filiera debba sempre percorrere, in collaborazione tra le parti che la compongono, nuove strade per raggiungere le mete che sono necessarie a garantirne sviluppo e stabilità».

Parole che ricordano la crisi commerciale che da qualche anno affligge il Brachetto, ma che puntano anche al suo superamento. In questo senso il progetto “Acqui non dolce” è inteso come un punto di partenza.

Lo spiegano anche i due vice presidente consortili: Elio Pescarmona (parte Agricola) e Alberto Lazzarino (Case vinicole).

imagesPer Lazzarino le condizioni per fare uno spumante di qualità e che possa incontrare i gusti del pubblico mondiale ci sono tutte. «Le tipologie Acqui non dolce saranno spumante e fermo. Il primo potrà avere varie declinazioni enologiche permesse dalla legge che regola la produzione di vini spumanti. Si potrà andare dal Dry all’Extra Brut, passando dal Demi Sec all’Extra Dry al Brut. Abbiamo lasciato ampia libertà in modo che ogni azienda possa scegliere qualche strada intende tentare. Sarà poi il mercato a determinare la scelta vincente».
L’Acqui vino fermo sarà un rosso secco, “strutturato”, in modo da garantire, una permanenza in bottiglia anche di un paio d’anni.

 

Asti 24 ottobre 2014 Anteprima Vendemmia 2014 - fotografia di Vittorio Ubertone«Il Brachetto non dolce, secco se si vuole, affonda le sue radici nella storia enologica nel Piemonte vinicolo ed era prodotto più frequentemente che per il vino Moscato. – dice Elio Pescarmona che chiarisce -. D’altra parte è più facile ottenere un vino secco con le uve brachetto che con altri vitigni aromatici. Questione di uve, di residui zuccherini e tannini. Per la spumantizzazione si è scelto di andare verso un prodotto non rosso, ma rosè, in modo non solo di andare incontro ai gusti dei consumatori, ma anche per distinguere bene le bollicine non dolci da quelle più classicamente dolci. La tecnica è quella di una breve permanenza sulle bucce, in modo da estrarre i colori sufficienti a un rosè»

Al di là degli aspetti tecnici e commerciali l’Acqui in versione spumante è il progetto su cui Consorzio e aziende fanno più affidamento. «Certo non ci attendiamo riscontri eclatanti a breve termine – ammette Ricagno – .Tuttavia – aggiunge – siamo convinti che sulla scia della novità e della bontà del prodotto che abbiamo intenzione di lanciare i mercati risponderanno al meglio. Noi come Consorzio faremo la nostra parte».”

1 Commento Aggiungi un tuo commento.

  1. Adriano Salvi 28 Settembre 2016 at 16:24 -

    Dice bene Elio, non è una storia nuova, Scarpa di Nizza produceva già molti anni addietro un Brachetto Secco (fermo) da manicomio che era tra i miei vini preferiti. La versione spumantizzata Rosè potrebbe avere un suo perché……qualche esperimento val la pena di farlo…..

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