Il vicepresidente nazionale di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti incontra le Case spumantiere del Consorzio dell’Asti. Il presidente Margazalli a SdP: «Situazione dell’Asti complicata. Stiamo lavorando per rilanciarlo»

inserito il 2 Marzo 2015

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Un incontro cordiale e proficuo tra Confagricoltura Asti e i vertici del Consorzio dell’Asti docg con un ospite d’onore: il vice presidente nazionale, Massimiliano Giansanti che ha la delega all’agroindustria. Riferisce il presidente di Confagricoltura Asti, Massimo Fiorio: «Al presidente del Consorzio, Gianni Marzagalli, abbiamo sottolineato la nostra intenzione di essere interlocutore privilegiato delle Case spumantiere associate, senza per questo essere filoindustriali, ma, al contrario, con quello spirito collaborativo e costruttivo e lontano dalle posizioni gridate che da sempre ci contraddistingue. Il nostro scopo – aggiunge Forno – è e resta quello di difendere e incrementare il reddito agricolo nella convinzione che solo la stretta, leale e paritaria collaborazione tra agricoltori e industria potrà garantire uno sviluppo equo e stabile del comparto del moscato. Per questo abbiamo chiesto che il Consorzio renda più facile l’associazione dei viticoltori in modo che l’ente rappresenti al meglio tutto il comparto».

Analoghe le dichiarazioni di Massimiliano Giansanti che ha rimarcato come il vino «è da sempre un punto di riferimento per Confagricoltura insieme ad una filiera che deve fare della partnership con le industrie lo strumento principale di evoluzione».

Dichiarazioni che sono state accolte con favore dal presidente consortile Marzagalli il quale, a SdP, ha anche rilasciato un’intervista nella quale parla del momento non facile dell’Asti docg a causa dell’embargo russo e delal crisi economica assicurando che il Consorzio sta lavorando per rilanciare lo spumante italiano dolce più brindato al mondo.

Certo i dati diffusi in una recente intervista non sono rassicuranti. Si leggeva infatti ne La Stampa del 15 febbraio scorso a firma di Roberto Fiori: «Secondo i dati del Consorzio di tutela, che rappresenta il 97% dei produttori, al 31 dicembre sono state vendute 65,6 milioni di bottiglie, con un calo del 9% rispetto alle 72,5 milioni di bottiglie immesse sul mercato nel 2013. Due i fattori di criticità che hanno spinto sul freno. “Il primo – spiega il direttore del Consorzio, Giorgio Bosticco – riguarda il continuo calo dei consumi in Germania, da sempre uno dei principali paesi importatori delle bollicine dolci piemontesi”. Il trend negativo prosegue da quattro anni, ma nel 2014 si è accentuato fino a segnare un meno 34,4%. Detto in bottiglie, se nel 2013 i tedeschi ne avevano bevute 13,7 milioni, nel 2014 si sono fermati a 9 milioni. “Il secondo effetto – dice ancora Bosticco – è determinato dall’embargo verso la Russia e dalla significativa svalutazione del rublo: sebbene l’embargo non riguardi direttamente i vini, ha causato un calo del 9,6%, facendo fermare le vendite a 13,1 milioni di bottiglie”. Decisamente meglio l’andamento del Moscato d’Asti Docg tappo raso, che nel 2014 è cresciuto del 4% passando da 20,1 milioni di bottiglie a 20,9 milioni. E’ l’America a guidare il trend positivo, assorbendo una quota di mercato pari al 66% del totale. “Il successo del nostro tappo raso è concentrato negli Stati Uniti, che da soli importano il 98% di tutte le bottiglie del continente” osserva Bosticco. E aggiunge: “Il quadro complessivo della denominazione è in chiaroscuro. Le minori vendite hanno determinato un aumento delle giacenze in cantina, ma non tale da impedire lo sblocco della riserva vendemmiale 2014, che corrisponde a 30mila ettolitri, pari a 4 milioni di bottiglie. Dopo aver raccolto i pareri positivi delle case spumantiere e di una parte dei rappresentanti agricoli, chiede- remo alla Regione Piemonte lo sblocco totale della riserva”. Mercati maturi Ma come recuperare le vendite lasciate sul campo? “Dobbiamo ragionare con realismo sul fatto che certi mercati sono ormai maturi. Se vendiamo l’80 per cento di Asti in Italia, Europa e Russia, siamo troppo vincolati alle dinamiche negative che stiamo attraversando. Una debolezza che svela però la grande opportunità di scoprire il resto del mondo, a partire dagli Usa che devono ancora apprezzare le nostre bollicine”. Il secondo obiettivo è il Sud Est Asiatico, a partire dalla Cina: “Rappresenta una grande opportunità di sviluppo e non per nulla stiamo investendo su quel mercato con promozioni nei supermercati legate al progetto Asti Hour”.  

Insomma ci sarà da lavorare parecchio per riportare l’Asti docg ai fasti di alcuni anni fa.

SdP

 

Le interviste

3 Commenti Aggiungi un tuo commento.

  1. Piercarlo Sacco 21 Marzo 2015 at 21:18 -

    Salve a tutti, è già un po che non scrivo più nulla su questo blog e devo dire che cominciavo a sentivo un po di nostalgia.
    O letto l’ articolo e visto i filmati, tutti dicono che siamo un po’ nella “M” ma nonostante tutto…. Sblocco TOTALE della riserva. Ma non è una cosa assurda?
    Se non si vende, il prossimo anno che rese bisognerà fare?
    o meglio…che prezzo si farà?
    Lo sblocco, a mio avviso, non si deve fare.. c’è ne già fin troppo così.. e se a qualcuno manca, lo vada a prendere dalle cantine che c’è l’ anno..

  2. filippo 6 Marzo 2015 at 12:01 -

    Scusaci Giovanni… abbiamo avuto giorni un po’ intensi e ci è scappato il tuo commento che pubblichiamo ora… grazie dell’attenzione e collaborazione

  3. Giovanni bosco 3 Marzo 2015 at 07:55 -

    Nessuno dice che alcune ditte hanno smesso di proporre l’Asti su certi mercati perché’ antieconomico e stanno puntando su altri tipi di spumanti, questi mercati sono persi per sempre, sempre che non si cambi prodotto…Moscato d’Asti Spumante… Buon Moscato d’Asti …Spumante

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