Intervista. Giovanni Bosco (Ctm) sulla campagna dello chef Alessandro Borghese a favore dell’Asti e del Moscato d’Asti docg: «D’effetto e ben centrata. Il Consorzio ha agito bene e nei tempi giusti. Da verificare gli effetti sulle vendite»

inserito il 26 Aprile 2020

Giovanni Bosco, assicuratore di Santo Stefano Belbo (ma residente a Canelli), appassionato conoscitore degli scritti di Cesare Pavese a cui ha dedicato progetti e associazioni, non è solo uno dei fondatori del Ctm, il Coordinamento Terre del Moscato, movimento che si occupa di diffondere e promuovere la cultura del moscato piemontese, è stato ed è una delle voci più chiare, alte e forti del mondo dell’Asti e del Moscato d’Asti in Piemonte. È stato ed è un “pasionario”, uno che ci ha messo sempre la faccia, il cuore e lo spirito. Le sue battaglie culturali, a volte anche aspre, hanno costellato la storia di una filiera che tante, troppe volte forse, abbiamo descritto come dilaniata, litigiosa e divisa.

Oggi, 26 aprile 2020, Con il Piemonte, l’Italia e il mondo intero, in piena emergenza Covid -19 e mentre l’ente consortile, guidato da Romano Dogliotti, manda in onda sulle tv nazionali il primo spot di una campagna di promozione e valorizzazione che ha come testimonial-ambassador lo chef Alessandro Borghese con l’obiettivo di tornare a dare lustro e orgoglio di territorio a una delle denominazioni più storiche e apprezzate delle bollicine italiane, Bosco non fa mistero della sua approvazione al piano consortile di comunicazione e non risparmia citazioni e commenti positivi sui suoi canali social.
SdP gli ha chiesto conto di questo suo “endorsement”, di questo appoggio pubblico che ha sorpreso soprattutto chi lo pensava contrario, anche per via di molte sue dichiarazioni pubbliche in quel senso, alla pubblicità.
Che Bosco abbia cambiato idea?

Lui ha risposto così: «No, non ho cambiato idea e spiego perché. Sono stato sempre contrario alla pubblicità pagata dai viticoltori perché l’ho sempre considerata una cosa non corretta. La pubblicità la devono pagare le industrie dell’Asti docg e del Moscato d’Asti docg. Ora, però, è diverso perché il Consorzio non ha calato dall’alto la decisione, ma ha interpellato direttamente la base. Ci sono state assemblee a cui tutti i vignaioli sono stati invitati. È stato illustrato il piano ed è stata fatta la proposta di un’autotassazione per arrivare a ridare voce alla denominazione (anche le Industrie hanno messo la loro quota ndr). I viticoltori hanno acconsentito. Punto. Io non sono mai andato e mai andrò contro il volere della base che ha deciso di appoggiare questo progetto. Se oggi qualcuno che non ha partecipato a quelle riunioni o ha espresso posizioni che sono di minoranza se ne faccia una ragione. Le maggioranze si rispettano. Siamo in democrazia e io le rispetto. Quindi avanti con il progetto di promozione voluto dalla maggioranza dei vignaioli».


Poi è entrato nel vivo del progetto, nella scelta dell’ambassador-testimonial, nella scelta dei tempi e dei modi di comunicazione.

«Ammetto di essere di parte. Da sempre sono un fan di Alessandro Borghese. Lo trovo uno chef preparato, intelligente, cordiale, mai banale, spiritoso, educato e popolare. Il pubblico lo ama e bene ha fatto il Consorzio a sceglierlo come testimonial. Poi il periodo è ideale per tanti motivi, non sempre positivi: la quarantena ha confinato gli italiani a casa, si guarda più la tv, internet, i social, si leggono di più i giornali. Gioco forza la comunicazione, pubblicitaria e di altro tipo, è diventata basilare per tante attività. Il piano avrà senz’altro successo da un punto di vista della diffusione del messaggio».

Diverso il discorso sul futuro delle vendite.

«Certo bisogna vedere se a questa comunicazione, ben fatta ed efficace, corrisponderà un miglioramento delle vendite che già, secondo mie fonti, sono in linea con quelle dello scorso anno. Per quanto riguarda l’Asti spumante docg le vendite, soprattutto nella grande distribuzione organizzata, stanno aumentando. Il Moscato d’Asti docg, sempre secondo mie informazioni, sconta la chiusura di ristoranti, bar, enoteche e alcuni mercati stranieri. Vedremo che accadrà quando ci sarà la riapertura»

L’ultima domanda è se questa campagna consortile spingerà, in qualche modo, le Case spumantiere, anche quelle meno propense, verso un maggiore impegno commerciale a favore dell’Asti docg e del Moscato d’Asti docg.
Giovanni Bosco ha sostenuto una tesi che si potrebbe definire di evoluzione storica:  «Le industrie delle bollicine piemontesi – ha detto – sono nate da uomini e donne che avevano precise idee di territorio. I vini che essi immaginarono e realizzarono erano diretta espressione di queste colline e di questi paesaggi che oggi sono Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco. Le loro seconde generazioni, non solo intese come discendenza, ma anche come management, hanno cambiato prospettiva. Hanno guardato al profitto, alla conquista di mercati, sacrificando, in molti casi, il collegamento tra territorio e vino. Non lo hanno fatto tutti, ma alcuni sì e in modo esplicito.
Io confido che le terze generazioni, quelle che usciranno da questo particolarissimo periodo storico, sociale ed economico, ritorneranno al concetto dei fondatori, riscoprendo quei valori di territorio che sono alla base delle produzioni vitivinicole piemontesi».


SdP

Qui sotto lo spot andato in onda oggi e che “girerà” sulle tv nazionali.


 
 

2 Commenti Aggiungi un tuo commento.

  1. filippo 26 Aprile 2020 at 16:29 -

    Esageruma nen…

  2. Giovanni Bosco 26 Aprile 2020 at 16:26 -

    Mi hai fatto arrossire….ed tanto tempo che non mi succedeva.

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