L’agricoltura piemontese ai tempi del Covid-19. Parlano Cia, Confagricoltura e Coldiretti. E sul come superare la crisi da pandemia dicono che…

inserito il 20 Marzo 2020

Tanti in prima linea in questi giorni. Per primi ci sono gli operatori della Sanità che sono “sotto il fuoco” e pagano anche in vite umane il loro impegno. Poi ci sono quelli della Sicurezza e della Logistica, anche loro con costi di vite umane.
Appena dietro a quelli che molti, legittimamente, chiamano eroi, ci sono tanti comparti dell’Italia che produce. Tra questi l’agricoltura è, forse, quello che più direttamente è coinvolto nella convivenza quotidiana con l’emergenza da questo Coronavirus.
Ma come sta andando il lavoro degli agricoltori? Quali sono i loro problemi e le loro istanze? Quale la situazione in Piemonte?
In queste ore l’assessore regionale all’Agricoltura, Marco Protopapa, ha annunciato aiuti per quasi 13 milioni di euro a 5.363 aziende agricole piemontesi. Sono soldi europei che si aggiungo ai 3,6 milioni assegnati la scorsa settimana. È, ovviamente, un inizio. La sensazione è che i fondi debbano essere molto, ma molto più cospicui.

Dino Scanavino (picture by Vittorio Ubertone)

Lo dice chiaramente Dino Scanavino, astigiano, vivaista, e presidente nazionale della Cia (Agricoltori): «Chi dice che per superare questa crisi ci debba essere una sana e robusta iniezione di soldi nelle casse delle banche che poi dovranno distribuirli alle imprese agricole ha ragione, ma dice una cosa a metà. Perché il problema è che le regole europee, vedi Basilea, impongono al sistema bancario norme stringenti. Bisogna modificarle per dare più flessibilità, altrimenti si chiude». Per quanto riguarda il settore agricolo Scanavino segnala l’ottima risposta dell’ortofrutta, impegnata nei rifornimenti della GDO, ma indica almeno un punto critico: la filiera del latte. E spiega: «Chiusi bar, ristoranti e pizzerie il latte fresco italiano ha subito un contraccolpo. Non escludo che si possa dirottare queste produzioni verso i formaggi stagionati, il latte in polvere e altri prodotti con conservazioni più lunghe». Scanavino auspica seplificazioni vere nella burocrazia agricola e grande flessibilità negli aiuti, sia da parte dello Stao nazionale sia dalla Ue. Poi c’è il vino che per il Piemonte significa tanto in termini economici, ma anche sociali e ambientali. Dice il presidente nazionale dalla Cia: «Ci sono segnali di preoccupazione. Mercati chiusi, ordinativi in calo o congelati, incassi quasi azzerati. Bisogna fare passare questa bufera, ma prepararsi per il dopo pandemia con misure che servono un po’ per tutti: sostenere le aziende, avviare robusti piani di comunicazione e promozione in Italia e all’estero, evitare speculazioni e sostenere i prezzi. Non escludo per il vino anche misure estreme». Scanavino non la pronuncia, ma la parola potrebbe essere “distillazione”. «Non per surplus, ma come strumento per regolare il settore ed evitare terremoti dovuto dalla concorrenza che arriverà da altre parti del mondo dove i costi di produzione sono più bassi che da noi» chiarisce.
Si tratta di operazioni che comportano investimenti importanti ed è inevitabile che il pensiero corra alla Ue e alle banche.

Ercole Zuccaro (dal web)

Ercole Zuccaro, direttore regionale di Confagricoltura Piemonte è anche un banchiere perché vicepresidente di un’istituto bancario. Sul tema vino ricorda la lettera inviata al ministro all’Agricoltura, Teresa Bellanova, da gran parte dei rappresentanti della filiera vitivinicola: «Si sollecitano una cabina di regia, aiuti e azioni straordinarie sia in ambito Ue sia nazionale. Ci si aspetta risposte in tempi brevissimi. Mi risulta che anche la Regione Piemonte starebbe per intervenire nelle misure di sue competenza e possibilità».
E sui soldi avverte: «Certo il sistema bancario sarà chiamato a gestire, ma si dovranno trovare i giusti accordi e facilitazioni». Tradotto: ok le banche, ma si muovano Ue e Governo.
Sul focus piemontese Zuccaro avverte due principali criticità: la filiera del latte, per le stesse dinamiche addotte da Scanavino, e il florivivaismo: «Che, come si può immaginare, è in forte sofferenza per la chiusura dei garden. Anche in questo caso bisognerà pensare a aiuti e rilancio post emergenza». Sul vino Zuccaro rinvia alla necessità di possenti progetti di supporto alle imprese e ad iniziative di comunicazione. «Ma dovrà essere la più grande campagna mai messa in campo pro vino italiano» avverte.

Roberto Moncalvo (dal web)

Per la Coldiretti Piemonte, che ha chiesto importanti interventi per salvare l’economia agricola e si è resa disponibile a denunciare eventuali speculazioni e ribassi dei prezzi del latte in stalla, il mondo del vino ha bisogno di azioni forti.
Sul tema sono intervenuti, con una nota ai media, il presidente regionale ed ex presidente nazionale, Roberto Moncalvo e il delegato confederale, Bruno Rivarossa che hanno dichiarato: «Servono urgenti interventi per il comparto vitivinicolo duramente colpito d questa emergenza sanitaria. A pesare, oltre alla chiusura di bar e ristoranti, è anche il fermo dell’export e l’impossibilità di incontrare nelle varie fiere che erano in programma in questo periodo i buyer stranieri». Richiami supportati dal fatto che i numeri del comparto vitivinicolo piemontese sono quanto mai importanti: una produzione di 2,5 milioni di ettolitri che detiene una superficie vitata di oltre 43 mila ettari e conta circa 14 mila imprese.  
«Il vino Made in Piemonte – dicono ancora Moncalvo e Rivarossa – , grazie ai suoi alti standard qualitativi, ha visto una crescita negli ultimi dell’export sia in Europa, sia nei mercati asiatici con un +75% in Cina e +15% in Giappone, ma anche gli Usa ne assorbono il 35% e le esportazioni hanno raggiunto i 200 milioni di euro. Ora, quindi, è necessario ricostruire un clima di fiducia nei confronti del marchio Made in Italy che rappresenta una eccellenza riconosciuta sul piano qualitativo a livello comunitario ed internazionale. Sulla scia di #MangiaItaliano, serve pertanto una forte campagna di comunicazione per sostenere i consumi alimentari con il vino che rappresenta da sempre all’estero un elemento di traino per la nostra economia. L’Italia – concludono Moncalvo e Rivarossa -, che è il primo produttore mondiale di vino, deve farsi portatrice a livello comunitario di un piano di sostegno straordinario per un comparto strategico per il Paese».

Filippo Larganà (filippo.largana@libero.it)


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