Lamberto Gancia intervistato da Sdp smentisce rumors e boatos: «La Gancia resta in famiglia e a Canelli. Le nostre radici sono e rimangono qui. Milano? È la porta sul mondo. L’Asti? Lo abbiamo inventato e reinventato noi. Abusi alcolici? Urgono informazione e educazione corretti»

inserito il 13 Ottobre 2009

Lamberto Vallarino Gancia (da Internet)

Lamberto Vallarino Gancia (da Internet)

La Gancia non si “sgancia” dalla famiglia che l’ha fondata più di un secolo e mezzo fa, dai suoi prodotti leader (Asti in testa) e dal suo territorio d’origine che è stato ed è Canelli, Sud Astigiano, Piemonte. Lo assicura Lamberto Vallarino Gancia, esponente della quinta generazione della famiglia di industriali vinicoli canellesi. 

Sdp lo ha incontrato lunedì 12 ottobre 2009, alla Reggia di Venaria Reale, in occasione della “giornata Champagne” organizzata dal Comité Champagne. Così, con tra le mani un calice di bollicine francesi, il discendente di quel Carlo Gancia che nel 1865 ebbe l’intuizione di applicare il metodo ideato nella Champagne all’uva moscato inventando il primo spumante d’Italia, parla del futuro e si toglie qualche sassolino dalla scarpa.

Lamberto Gancia, lei oggi è anche presidente Federvini e della Ceev, il Comité Européen des Entreprises du Vin, sorta di Ue del vino che raggruppa le associazioni delle industrie enologiche in Europa. Ma è stato pure al timone dell’azienda di famiglia oggi guidata dal cugino (acquisito) Paolo Fontana. In queste settimane corrono tante voci sul futuro della vostra Casa vinicola. Si parla di alleanze, di uno “sganciamento” dei Gancia dall’azienda, addirittura di cessione. Come commenta questi rumors?

«Sono privi di fondamento. Ma vi pare che la Gancia possa anche solo pensare a queste ipotesi?»

Sarà mica per colpa di quello slogan, “sganciamoci”, scelto per la campagna 2009?

«Quello slogan richiama allo sganciarsi dalla routine e vivere momenti di gioia bevendo, consapevolmente, i nostri spumanti…»

Eppure è stato contestato addirittura dall’associazione dei famigliari delle vittime della strada che giudicano pericolosa l’immagine di due ragazzi senza casco su una motoretta…

«Lo scooter è fatto di bollicine, è sul cavalletto, quindi fermo. Si tratta di un’iperbole pubblicitaria che ha avuto l’ok del gran giurì della pubblicità. Il resto sono forzature».

Come le voci che parlano di un allontanamento di Gancia dal Piemonte?

«Certo»

Eppure le dichiarazioni rilasciate a Il Giornale del 29 settembre scorso sembravano suggerire scenari diversi. Il vostro ad, Paolo Fontana, secondo il quotidiano diretto da Vittorio Feltri, avrebbe parlato di una nuova strategia, più puntata verso gli spumanti secchi che sull’Asti e gli spumanti dolci a base moscato. Conferma?

«Gancia ha da sempre portato avanti i prodotti a base moscato. È nel nostro dna. Lo abbiamo dimostrato lanciando con successo un Asti innovativo, il “Modonovo”, ottenuto con un metodo di vinificazione inedito, studiato e messo in pratica da noi. Vi pare che questo significhi abbandonare il gusto dolce delle bollicine piemontesi? Non credo proprio. Poi, certo, ci sono delle strategie di mercato da elaborare per affrontare al meglio le sfide future…»

Però c’è anche chi ha letto il trasferimento di gran parte degli uffici direttivi a Milano come il prologo per un abbandono dal territorio d’origine…

«Sbagliato. Chi pensa che per la Gancia aprire uffici a Milano per aprirsi al mondo (anche in vista dell’Expo del 2015 ndr) significhi abbandonare il Piemonte, è fuori strada. Gancia ha le sue radici saldamente ancorate a Canelli e al Piemonte. E lo dimostrano il nostro impegno, passato e presente, intenso e tutti i livelli a favore del progetto Unesco teso a far riconoscere i vigneti piemontesi come patrimonio dell’Umanità (recentemente la Gancia ha ospitato più di un convegno sul tema ndr). Inoltre stiamo rilanciando le nostre cantine storiche, le cosiddette cattedrali sotterranee, che sono un tassello importante del progetto Unesco. Abbiamo lanciato una grande campagna di comunicazione sul nostro marchio e i nostri prodotti. Sono cose che testimoniano ancora una volta, e se ce ne fosse stato bisogno, che la nostra famiglia e la nostra azienda restano agganciate al Piemonte»

Parliamo di mercato. Come sta andando?

«In Italia meglio del previsto. Ora si aspetta il brindisi di fine anno che, tradizionalmente, porta un picco di vendite per tutti gli spumanti. Siamo fiduciosi»

Campagne anti-alcol permettendo…

«Ecco, su questo punto bisogna fare chiarezza e dire no al terrorismo che danneggia il settore. C’è una minoranza di giovani che abusa dell’alcol perché non è educata al consumo consapevole. Su questo punto c’è necessità di sviluppare ricerca, informazione e comunicazione corretti».

Filippo Larganà – filippo.largana@libero.it

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