L’Europa a Pollenzo. Petrini: «La gastronomia dei nostri Paesi è il vero patrimonio dell’umanità»

inserito il 29 Settembre 2014

Dopo un saluto del Rettore Piercarlo Grimaldi, è la studentessa belga Tine Devriese a raccontare il grande sogno che muove l’Università di Scienze Gastronomiche: «Non possiamo lottare da soli per cambiare il mondo e salvare la nostra biodiversità. Vogliamo creare una grande rete che unisca produttori, politici e consumatori. Spero che questo incontro informale sia il primo grande passo verso questa unione».

La produttrice bulgara Dessislava Dimitrova, che per la prima volta ha la possibilità di rivolgersi direttamente al suo ministro, pone l’accento sulle peculiarità di ogni Paese europeo e sulle difficoltà che devono affrontare ogni giorno i piccoli produttori. «Apprezziamo il vostro impegno a Bruxelles, ma secondo noi la PAC sarà un successo solo se vedremo nei prossimi anni crescere il numero di giovani impiegati in agricoltura, crollare le barriere e gli ostacoli burocratici e aumentare le opportunità. Siamo nelle vostre mani, non deludeteci».

Il commissario europeo per l’agricoltura e sviluppo rurale Dacian Ciolos ricorda l’unicità di questo ateneo, lasciando poi la parola a Carlo Petrini, presidente Slow Food e dell’Università di Scienze Gastronomiche, che si rivolge ai Ministri europei. «Qui oggi abbiamo voluto dare la voce a 28 Comunità del cibo dai vostri Paesi, che hanno portato i vostri prodotti dai quattro angoli dell’Europa. Alcuni sono in via di estinzione e dobbiamo difenderli, perché questi sono il vero patrimonio di questa nostra umanità di cui andare orgogliosi. Perché il futuro dell’Europa è stato fatto anche da contadini, produttori e allevatori, dal loro lavoro e la loro saggezza».

«La nostra ambizione è raccontare l’Europa per la sua cultura del cibo. Pollenzo rappresenta con la sua esperienza unica didattica e culturale l’esempio dell’unità europea su questo tema. Non è secondario per l’Europa ripartire dalla tradizione enogastronomica, e per noi non è un guardarsi alle spalle, ma offrire a queste tradizioni un percorso alternativo, valori nuovi che ci guidino verso il futuro», conclude Maurizio Martina, ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali.

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