Lutti. A Canelli è morto il pasticcere che inventò i biscotti a forma di “coppi”. A Santo Stefano Belbo un moscatista galantuomo. Il ricordo di chi li conosceva

inserito il 21 Novembre 2020

In questi giorni, in valle Belbo, l’amarezza di questo disgraziato periodo, se possibile, sembra ancora più amara. Due lutti hanno colpito il mondo degli artigiani del gusto e del vino.
A Canelli, nell’Astigiano, è mancato Renato Giovine, 72 anni, una vita passata nella sua pasticceria che sfornava cose buone gustate da generazioni di canellesi e di affezionati clienti dei paesi vicini.

Renato Giovine

Un pasticcere, Renato, dalle mani d’oro, lo ricordano gli amici, che non si negava mai per dare una mano a supportare iniziative sociali e solidali per la sua città e il territorio. Una colonna della comunità che era stato al centro di progetti importanti e innovativi. Uno, tra i tanti, l’invenzione dei “Coppi di Canelli” che oggi, qualche sito internet, presenta addirittura e chissà perché, come “Coppi delle Langhe”. Ma li aveva inventati lui, erano i suoi “Coppi di Canelli”, biscotti/cialde a forma delle tradizionali tegole piemontesi, i coppi appunto, fatti a base di nocciole del Piemonte che Renato aveva sempre proposto in abbinamento ai migliori Moscato d’Asti e Asti Spumante docg della zona abbinando, in modo magnifico, non solo due eccellenze della terra, ma anche arti e tradizioni enologiche e di pasticceria.
In questi giorni sono molti i ricordi di amici e conoscenti che sui social ricordano la sua umanità e abilità di artigiano pasticcere.
Non sono frasi di circostanza. È tutto vero. Renato era davvero così, una brava persona, un cuore d’oro e dolce.
Un esempio le parole affidate a Facebook di Elena Bosca, pasticciera e cake designer, protagonista di tramissioni tv, figlia di Sergio Bosca, altro noto pasticcere canellese: «E riaffiorano i ricordi di quando, da bambini, assieme alla mia famiglia e la vostra si andava al SIGEP (salone internazionale di Rimini dedicato a gelateria, pasticceria, panificazione artigianali e caffè ndr) assieme. Tu e papà, due grandi pasticceri. Amici e mai concorrenti. E l’ho imparato da voi il rispetto per i colleghi. Ci siamo visiti molto poco in questi anni, ma conserverò sempre un bellissimo ricordo di te. Buon dolce viaggio Renato».
Osca Bosio se ne è andato a 52 anni, un’età che per tutti è ancora foriera di progetti e cose da fare. Era un vignaiolo di Langa con vigneti e Cantina di famiglia sulla collina di Valdivilla, una frazione di santo Stefano Belbo, in provincia di Cuneo, al centro di quella valle Belbo, Patrimonio dell’Umanità Unesco, che è considerata la valle delle bollicine dolci più famose d’Italia e del mondo con Case storiche, aziende e realtà artigianali, come quella di Oscar, a fare da motore a vini mito del Piemonte come l’Asti Spumante e il Moscato d’Asti docg.

Oscar Bosio

«Era un collega e un galantuomo – lo ricorda Romano Dogliotti, vignaiolo bandiera dei moscatisti piemontesi e presidente del Consorzio dell’Asti e del Moscato d’Asti -. Una persona seria, Oscar, produttore di grandi vini con il quale si collaborava in perfetta sintonia. Alla sua famiglia giungano le condoglianze e la vicinanza di tutti i produttori e del Consorzio».
Parole di cordoglio anche da parte di Giovanni Bosco, presidente del Ctm, il Coordinamento Terre del Moscato che è il movimento culturale della filiera: «Abbiamo perso un grande amico del Ctm, sempre in prima fila nelle nostre manifestazioni dove il Moscato d’Asti era protagonista».

SdP

Lascia un Commento


I commenti inviati non verranno pubblicati automaticamente sul sito, saranno moderati dalla redazione.
L’utente concorda inoltre di non inviare messaggi abusivi, diffamatori, minatori o qualunque altro materiale che possa violare le leggi in vigore.
L’utente concorda che la redazione ha il diritto di rimuovere, modificare o chiudere ogni argomento ogni volta che lo ritengano necessario.