Lutto. Felice “Felix” Marino se n’è andato a 94 anni. Il mugnaio partigiano di Cossano Belbo che aveva sognato libertà e pane per sempre

inserito il 23 Maggio 2017

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Felice Marino se n’è andato lunedì 22 maggio 2017, a 94 anni, all’ora di pranzo.
Una giornata calda di inizio estate o fine primavera. Una buona giornata per un viaggio, per andare da un’altra parte, a parlare di farina e di libertà e di come si crescono i figli e si ravviva la mola in pietra del mulino, per macinare meglio grano e mais e tutto quello che c’è da macinare, perfino la vita.
Felice negli Anni Cinquanta acquistò il mulino di Cossano Belbo, quello che macina la farina a pietra, come una volta, quello che con l’aiuto dei figli e dei nipoti è oggi un punto di riferimento di eccellenza alimentare artigiana.
Fui tra i primi giornalisti a scrivere di lui, quasi trent’anni fa. Proposi la storia a Elio Archimede, allora editore e direttore di Barolo & Co, rivista a cui collaboravo. Ne fu entusiasta almeno quanto me. Andai a Cossano Belbo, due passi dal paese natale di Cesare Pavese, Santo Stefano Belbo, e quattro dalla città dove nacque il primo spumante d’Italia, Canelli, forte della mia amicizia con Ferdinando e Flavio, figli di Felice, il fondatore del Mulino Marino che allora cominciava ad essere sulla bocca di tutti, in tutti i sensi. Arrivai nel piazzale che erano tutti al lavoro, come sempre. Ferdinando e Flavio (c’è anche una sorella, Maria Pia, che fa il medico) mi accolsero e mi presentarono Felice, tutti nomi con la “F” i maschi della famiglia Marino, anche i nipoti: Fausto e Fulvio figli di Ferdinando, e Federico figlio di Flavio. Con me, che per fortuna ho un nome con “F”, fu empatia a prima vista. Parlammo di tutto con Felice, dalla Guerra Partigiana con lui che aveva combattuto, nome di battaglia “Felix” che altro?, con il mitico comandante “Poli”, nome di battaglia di Piero Balbo, alla decisione di rilevare quel vecchio mulino sulla strada che da Cossano scende verso la valle scavata dal torrente Belbo, all’amore per la farina di qualità, «Perché, guarda che dalla farina nascono tante cose e bisogna averne rispetto. È il pane, la vita» mi aveva detto.
Poi quando, da giovane cronista, gli feci l’ennesima domanda banale, “Cosa le ha insegnato il mulino”, mi mostrò il dorso delle sue mani, allora da settantenne. C’erano i segni di piccole cicatrici, come una fitta rete di ferite rimarginate. «Queste – mi spiegò – me le sono fatte scalpellando la mola in pietra del mulino, per ravvivarla, perché macini meglio. Ci vai di martello e scalpello e per far meglio non metti i guanti e allora le schegge di pietra di entrano nelle mani. È una lezione. È un po’ come vivere: senza cicatrici non ravvivi niente, non vivi per davvero»
Rividi Felice “Felix” anni dopo, quando La Stampa mi inviò a seguire i funerali di Piero Balbo, il comandante partigiano “Poli” o “Nord” della Seconda Divisione Langhe che aveva combattuto i nazisti e i fascisti tra i vigneti di moscato e barbera lungo tutto il Sud Piemonte con combattenti arrivati da tutta Italia (tra i caduti sui sentieri langaroli ci sono anche giovani siciliani).
Nel frattempo il Mulino Marino era diventato famoso e le sue farine celebrate.
Alle esequie c’era una folla di “ragazzi” di allora con al collo i fazzoletti rossi e azzurri, non era divisione, ma appartenenza e condivisione, cose ora quasi dimenticate o abusate.
A Felice feci alcune domande su Poli, poi gli chiesi se per convinzione politica aveva scelto i fazzoletti rossi. Mi rispose come sempre con limpida sincerità: «In quegli anni l’unica cosa che contava era essere liberi e per arrivare alla libertà. Noi ragazzi eravamo pronti a tutto. Eravamo amici, sulle colline, come fratelli. Il resto, la politica, è arrivata dopo, molto dopo».
Un saggio semplice, un uomo vero. se ne erano accorti in tanti. Persino quelli dell’Eataly di Oscar Farinetti che lo fecero diventare testimonial di cosa vuole dire il gusto italiano.
Chiudo questo breve ricordo di Felice con le parole che gli hanno dedicato i suoi: “Oggi all’ora di pranzo è mancato Nonno Felice Marino. 94 anni di battaglie per la LIBERTA’ e per la QUALITA’. Vogliamo ricordarlo così… occhi chiusi ad “ascoltare” la Sua farina. Sarai sempre con noi e faremo tesoro di tutto ciò che ci hai insegnato. Ciao Felice”. È quasi banale dire ora che non importa quanti passi fai nella vita, ma le orme che lasci, e Felice “Felix” Marino ne ha lasciate tante di orme e tutti le possono vedere.
Alla famiglia Marino, naturalmente, le condoglianze della redazione di SdP.

Filippo Larganà (filippo.largana@libero.it)

(Le immagini di questo post sono riprese dalla pagina Facebook del Mulino Marino e dal sito www.mulinomarino.it di cui è autore il fotografo albese Bruno Murialdo)

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