Manifestazioni. Il Nizza docg presenta il suo “Giro” tra nuova bottiglia, orgoglio di territorio e qualche contaminazione siculo-sabauda

inserito il 5 Aprile 2019

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Cominciamo subito dalla contaminazione di cui accenniamo nel titolo di questo post: questa mattina a Nizza Monferrato (Asti), durante la presentazione dell’edizione 2019 del Giro del Nizza, tour tra le Cantine che producono il Nizza docg, vino rosso a base di uve barbera che tanto successo sta avendo in Italia e all’estero, in calendario il 14 aprile prossimo, si è parlato anche di un Giro-aperitivo previsto il 12 aprile al Foro Boario della città, con degustazioni naturalmente di Nizza docg e di Erbaluce di Caluso docg abbinati a specialità siciliane tra cui il famoso “pane cunzato” di cui invitiamo a scoprire storia e ricetta qui.
Ora, contaminazioni gastronomiche il programma del Giro del Nizza 2019 lo troverete qui e qui. Per quanto riguarda la presentazione di questa mattina segnaliamo prima di tutto il debutto in pubblico della nuova bottiglia che i produttori (ora sono 62 in crescita) potranno utilizzare per imbottigliare il loro Nizza docg che ora vende poco meno di mezzo milione di bottiglie, ma con valori davvero interessanti e performance che hanno avuto il culmine della designazione, qualche settimana fa da parte di un’importante rivista di vino Usa, proprio di un Nizza docg, quello di Michele Chiarlo, migliore vino del mondo. Mica male.
Poi ci sono stati gli interventi “di scaletta” del sindaco di Nizza Monferrato, Simone Nosenzo; del presidente dell’associazione di produttori del Nizza docg, Gianni Bertolino; del vicepresidente del Consorzio della Barbera, Lorenzo Giordano; del presidente dell’Enoteca regionale di Nizza, Mauro Damerio che è l’ente che coordina l’organizzazione di questa edizione, insieme ai vertici regionali e locali di Slow Food che è partner dell’evento.
Il concetto più usato da tutti è stato quello del lavorare insieme e la presenza all’incontro di molti sindaci del territorio del Nizza docg, anche se i soliti malevoli faranno notare che numerosi comuni sono in periodo elettorale, sembra essere un segnale positivo per allargare quel sentimento di appartenenza che in Piemonte stenta sempre un po’.
Per il resto è confortante scoprire che il Piemonte del vino, che da domenica sarò in massa al Vinitaly di Verona, si presenta non solo con i classici campioni collaudati di Barolo, Barbaresco e Nebbiolo, ma anche con tipologie antiche in cerca di rilancio come la Barbera, l’Asti (dolce e secco) e il Moscato docg e le nuove denominazioni e gli autoctoni che non vogliono essere e non sono figli di un Dio minore come lo stesso Nizza docg, il Brachetto e l’Acqui docg Rosé la sua versione non dolce, il Ruché, il Grignolino, il Freisa e il Dolcetto per le cui denominazioni (12) la Regione ha decretato il 2019 anno del Dolcetto. Servirà? Intanto sono tutti vini da assaggiare e gustare che, con quelli delle altre regioni d’Italia, formano un blocco importante di Made in Italy a cui le istituzioni devono dare sempre maggiore sostegno senza pensare di avere fatto abbastanza perché quello è il momento che non lo si fa.

Filippo Larganà (filippo.largana@liebro.it)

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