Ministri in visita. Ad Acqui Terme, per gli Acqui Wine Days, arrivano Patuanelli (Agricoltura) e Dadone (Giovani). Molti interventi, poche novità

inserito il 3 Settembre 2021

«Negli ultimi anni si sono avvicendati più o meno 14 ministri dell’Agricoltura. Spero, ministro Patuelli, che lei rimanga a lungo e possa lavorare. Perché se cambiamo sempre ministro è difficile interloquire per il mondo dell’Agricoltura». Non è usuale, nel galateo professionale dei giornalisti, citare l’osservazione di un collega, tuttavia la frase, rivolta al ministro dell’Agricoltura del Governo Draghi, Stefano Patuanelli, da parte del collega Fabrizio Salce, conduttore del convegno di venerdì mattina, 3 settembre, in apertura della seconda edizione degli Acqui Wine Days (rassegna dedica ai vini della denominazione Acqui docg e doc) ci sta tutta e sottolinea un disagio di vecchia data. Perché la frustrazione e la stanchezza di avere sempre interlocutori diversi in tema di agricoltura si è sentita tutta nell’intervento di Paolo Ricagno, vignaiolo di lungo corso, presidente di una Cantina sociale e storico timoniere del Consorzio Vini d’Acqui (Brachetto d’Acqui docg).
Ma andiamo con ordine. Intanto venerdì 3 settembre al convegno organizzato a Villa Ottolenghi di Acqui Terme, dal Comune di Acqui Terme (sindaco Lorenzo Lucchini) con la collaborazione del Consorzio Vini d’Acqui, in occasione della seconda edizione degli Acqui Wine Days, sono arrivati ben due ministri: il già citato Patuanelli e la cuneese Fabiana Dadone, ministro per le Politiche Giovanili. Malpensanti e avversari politici hanno fatto notare la vicinanza di partito tra ministri e Lucchini (tutti 5Stelle) e il fatto che siano dietro l’angolo le elezioni comunali per la città termale.
I benpensanti hanno colto la possibilità, per Acqui e il suo territorio, di far conoscere a due esponenti del Governo di “Super” Mario Draghi i propri appeal e istanze.
Sia come sia il convegno, centrato sui temi della viticoltura e della promozione del territorio (titolo: “Dalle strade del vino agli Acqui Wine Days”), si è svolto su un binario abbastanza tranquillo e consueto, davanti a un parterre di sindaci, amministratori locali e regionali, parlamentari del territorio, rappresentanti di enti economici e paesaggistici e operatori vitivinicoli.
Ovviamente molti i saluti istituzionali e gli auspici di rito. Oggettivamente poche le novità di un qualche rilievo.
Meritano un paio di citazioni: Paolo Ricagno ha ricordato i punti dolenti dell’agricoltura attuale tra una burocrazia asfissiante, la mancanza di manodopera «Perché non ci sono i flussi dei lavoratori stranieri. Bisogna aprire i flussi di chi vuole lavorare qui», l’egemonia della GDO (la grande distribuzione organizzata) che tira al ribasso i prezzi dei prodotti e costringe i vignaioli a redditi agricoli non dignitosi, i maggiori costi per rispettare la sostenibilità della viticoltura e l’assenza di risorse sufficienti per una promozione adeguata in Italia e all’estero.
Temi grevi insomma.
Patuanelli ha raccolto e palleggiato, nel senso più perfettamente calcistico del termine. Il ministro ha, cioè, sostenuto la necessità di tutelare e rilanciare l’agricoltura italiana, ricordando le battaglie in Europa. Ha convenuto sulla necessità di valorizzare la storia e la tradizione italiane insieme all’innovazione (concetto abbastanza sentito). Non ha fornito, almeno in modo inequivocabile e netto, assicurazione alcuna di accogliere e fare sue, in qualche modo, le esigenze dei vignaioli. Forse, però, ed è una nostra lettura, non avrebbe potuto nemmeno azzardarsi a ipotizzarla, questa assicurazione, dato il momento delicatissimo in cui arrivano i miliardi di euro dell’Europa del “fund” piano di rilancio per l’Italia e, come ha detto “Super Mario”, bisogna spenderli cum grano salis cioè con cognizione di causa. Quindi cautela su tutti i fronti.
C’è da dire, tuttavia, che l’agricoltura e la viticoltura italiane i motivi per avere attenzione e risorse per la promozione e il sostegno alla produzione, alla promozione e perfino al posizionamento sui mercati, li merita tutti. Perché dà letteralmente da mangiare agli italiani e non solo agli italiani. «Dobbiamo evitare l’omologazione del cibo e difendere l’integrità della nostra filiera agroalimentare» ha detto Patuanelli. Impossibile non condividere.
A margine, ma anche non a margine, s’è parlato anche della strada del vino che collegherà Acqui Terme a Casale. Tutti d’accordo, ovvio, e annunci di sinergie con le altre strade del vino. Strade del vino che però, come ha ricordato Paolo Ricagno, «esistono perché ci sono i viticoltori che ancora coltivano le vigne». Così si torna al discorso di prima, che qualunque Governo non può ignorare: il futuro del Paese passa dall’agricoltura, prima si capisce e meglio è, però è da anni che si dice anche questo.
A proposito, siamo già in vendemmia, la seconda in tempo di Covid.
Buona vendemmia a tutti.

Filippo Larganà (filippo.largana@libero.it)

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