Stefano Ricagno, vice presidente del Consorzio dell’Asti e del Moscato d’Asti docg, è fedele alla consegna della cautela, ma qualcosa ammette. «Si sta lavorando concretamente ad alcune variazioni del disciplinare della denominazione Asti. L’intenzione è farle con un occhio a quello che indicano i mercati e i consumatori». Tradotto: aggiustiamo un po’ il tiro. Le modifiche maggiori, stando alle indiscrezioni, sarebbero in ambito Asti Secco, ultimo nato in cui risiedono molte attese e aspirazioni del mondo del moscato. Intanto il nome. A quasi un anno dal lancio, secondo alcuni esperti, il residuo zuccherino dell’Asti non dolce dovrebbe abbassarsi toccando 12/13 grammi in modo da assicurare distanze dalla naturale dolcezza dell’uva moscato. Già qualcuno ci aveva provato mettendo in etichetta, però, la definizione Extra Secco, insomma una via di mezzo.
Noi di SdP, insieme ad alcuni produttori, avevamo perorato la causa di Asti Dry che avrebbe messo al riparo la accuse, puntualmente arrivate, di imitare il Prosecco. Poi si era scelta la via impervia dell’Asti Secco. Ora con queste modifiche al disciplinare si darebbe la possibilità ai produttori di mettere sul mercato bottiglie di Asti Extra Dry. Vedremo se si farà. Poi ci sono altre due novità: un Asti non dolce frizzante tappo raso e una tipologia, sempre Asti non dolce, Metodo Classico. Insomma molta carne al fuoco, sperando che niente si bruci, però.
fi.la.
Stefano sta facendo un ottimo lavoro, ma i mercati da soddisfare sono immensi e non bastano quei prodotti accennati. Dobbiamo dare la possibilita alle Case Spumantiere Alle Cooperative ai piccoli Produttori di poter fare piu prodotti possibili sempre docg per poter soddisfare piu mercati possibili. Non dobbiamo darci dei limiti. Abbiamo un uva unica un territorio unico che ci permettono qualsiasi cosa…….non diamo limiti ma diamo possibilita’ opportunita’……