Moscato dove vai? Da una parte l’impegnativa “Campagna Cina” in stile X Factor del Consorzio dell’Asti, dall’altra i maldipancia casalinghi

inserito il 9 Gennaio 2015

Difficile non parlare del mondo del Moscato, sempre in effervescenza tra liti continue, mega campagne promozionali e tanti soldi che girano a sostenere una delle poche filiere agricole che danno reddito spalmato su una larga fascia di popolazione e imprenditoria. Le ultime novità sono: la mega campagna in Cina, in perfetto stile X Factor, con tanto di gara canora a Shangai tutto organizzato dal Consorzio con la “complicità” dei fratelli Angelo e Antonio Morano, uomini d’affari italiani (vengono dalla Calabria) che sembrano muoversi molto bene tra i meandri del business cinese; l’intervento di Giovanni Bosco, assicuratore di Santo Stefano Belbo, presidente del CTM (Coordinamento Terre del Moscato) che rilancia alcune sue teorie; e la consueta diatriba tra associazioni di vignaioli e Cantine.

Su come si stia muovendo il Consorzio dell’Asti nella terra della Grande Muraglia, in mancanza di conferenza stampa e dati ufficiali (l’ente di piazza Roma da tempo non convoca i giornalisti per fornire dati e numeri sul comparto), si può sapere tutto dai post pubblicati sul blog consortile (leggi qui). Tra il materiale anche il video dell’incoronazione della “bubble queen” 2014 che dovrebbe venire in Italia in viaggio premio, come la sua collega 2013. La speranza ora è che il contest cinese promosso con tanto impiego di risorse da parte del Consorzio serva a far conoscere e vendere l’Asti in Cina che, per i vini italiani, non è mai stato un mercato facile.

Giovanni Bosco, nel suo intervento pone l’accento sulla crisi di vendite dell’Asti. E scrive: «…nonostante i grossi investimenti fatti dal Consorzio di tutela, le vendite di questo prodotto stanno scendendo soppratutto sui mercati storici, Italia e Germania in testa. Alcuni anni fa dichiaravo che entro 10 anni sul mercato dei vini avremo avuto unicamente quattro ditte produttrici di Asti Spumante: Martini & Rossi, Gancia, Cinzano e Fontanafredda. Dopo appena due anni da quella dichiarazione le quattro ditte citate hanno già oltre il 70% del mercato.Queste ditte però non vendono l’Asti perchè è Asti, ma perchè l’Asti Spumante è abbinato ai loro marchi, in parole povere vendono l’Asti grazie al loro marchio.Il 70% di 80 milioni fa 56 milioni di bottiglie. 56-60 milioni saranno le bottiglie che fra qualche anno troveremo sui mercati di tutto il mondo. Il restante 30% oggi venduto sottocosto è destinato a scomparire.Già oggi  alcune ditte della Valle Belbo che in passato producevano milioni di bottiglie di Asti Spumante stanno pubblicizzando il Prosecco o altri vini in alternativa all’Asti Spumante. Per raggiungere i 100 milioni previsti dal disciplinare di produzione non basteranno i 60 milioni di bottiglie di Asti spumante più gli attuali 25-27 milioni di bottiglie di Moscato d’Asti tappo raso…»

BOSCO-GIOVANNI

Giovanni Bosco (CTM)

Bosco rilancia la necessità di varare una terza docg, con Asti e Moscato d’Asti ci dovrebbe essere anche il Moscato d’Asti spumante, un’idea che non piace agli industriali già alle prese con un altro problema che Bosco indica, cioè la sovrapressione di alcuni Moscato d’Asti “tappo raso” messi sul mercato con pressioni maggiori alle 2/2,5 atmosfere fissate per legge. Per alcuni l’idea di Bosco causerebbe solo confusione. Per il presidente CTM servirebbe a fare pulizia. Ma sembra che anche il Consorzio sia contrario.

Infine la faida poco edificante tra associazioni di vignaioli. Da una parte e dall’altra piovono accuse. In apparenza si parla di leadership, di rappresentanza. Ma al centro c’è anche il non secondario tema della distribuzione dei fondi per la valorizzazione, alcune centinaia di migliaia di euro che la Regione Piemonte dovrebbe suddividere tra le associazioni di categoria in base alla rappresentanza. E la sensazione è da solita rissa per i soldi. Uno sport tutto italiano.

Sullo sfondo, da non dimenticare, c’è un comparto che resta in salute nonostante la crisi, in balìa, però, degli umori mutevoli di capipopolo che, nonostante le dichiarazioni ufficiali, sembrano guardare più agli interessi della propria parte che al quadro d’insieme. Anche questa una pratica tristemente nota e che ha fatto molti danni al Belpaese in tanti settori, politica e economia in testa.

Filippo Larganà (filippo.largana@libero.it)

 

5 Commenti Aggiungi un tuo commento.

  1. giovanni bosco 11 Gennaio 2015 at 15:58 -

    Caro Filippo, bella e interessante la …Filippica.Ma Tu sai benissimo che il progetto presentato dal CTM per i Sorì non è quello che in questi due anni si è fatto, ma è quello di creare un marchio, valorizzarlo affinchè l’industria possa pagare di più l’uva prodotta da questi vigneti, come giustamente dici Tu e come si fa già nella zona del Prosecco con il Prosecco docg Valdobbiadene “Rive”. Per tutto il resto sono sempre più convinto che le Associazioni di categoria contino sempre meno nel mondo del moscato. Credo infatti che l’unico Ente che conta d’ora innanzi è il Consorzio dell’Asti, naturalmente quando i contadini avranno pari consiglieri come li ha l’industria e presidente dello stesso sia un uomo al di sopra delle due categoria di industriali e contadini (Champagne docet). Il CTM per i prossimi anni si batterà per questa realizzazione senza dimenticare il progetto per i Sorì e per il Moscato d’Asti Spumante. Piaccia o non piaccia.
    Buon Moscato d’Asti Spumante dei …Sorì.
    giovanni bosco

  2. filippo 11 Gennaio 2015 at 11:23 -

    Caro Bosco… le polemiche non possono essere a corrente alternata… o si fanno o non si fanno… Tu le fai. Lo dico senza polemica (scusa il bisticcio). E questo, oltre a tenere alta l’attenzione (qualche volta anche inutilmente) dà visibilità a te e al CTM sui molti media (questo compreso). Quanto ai sorì: tutto bello, tutto molto romantico e magari anche eco-sostenibile. Però bisognerebbe chiedersi perché sono abbandonati. Poco redditizi? Preda di speculazione da parte di gruppi vinicoli che li acquistano con una sorta di nuda proprietà? Bene una “quota” che integri il reddito di chi li conduce. Personalmente, però, sarò più contento quando i soldi per i sorì (tra i quali c’è anche Zonin, pensa un po’) li metteranno le aziende che fanno affari con l’Asti e con il Moscato docg, e non gli stessi viticoltori. Altrimenti è solo una partita di giro e una presa in giro. Tu lo hai denunciato, ma non è cambiato nulla. Infine l’Unesco. Il merito del riconoscimento va a persone bene identificabili, che su questo blog (e solo qui) sono state nominate. Fosse stato per i viticoltori (del Moscato ma anche del Nebbiolo e della Barbera), che pure avevano e hanno questo patrimonio sotto i piedi tutti i giorni, ci saremmo arrivati nel 2020, dopo le candidature di Champagne e Prosecco. Invece siamo arrivati prima noi, per merito di gente che non ha mai coltivato una vigna, ma aveva e ha a cuore questo territorio forse di più di quelli con la vanga in mano. Credo che a questo punto la lezione sia chiarissima: o si fa squadra o si muore (economicamente e socialmente). Non si è intelligenti solo perché si zappa una vigna o si scrive su un blog o si è direttore o presidente. Mettersi sempre in gioco e in dubbio è sintomo di intelligenza. Il contrario dillo un po’ tu che cosa è. Su questo blog lo abbiamo detto tante volte: basta alle risse, basta alle divisioni, alle recriminazioni, agli “unti del Signore”, alle presidenze a vita, alle direzioni del “io so’ io e voi non siete un cazzo” (è citazione cimenatografica, non una volgarità gratuita), basta ai consorzi “struzzi” che si autoseppelliscono sotto strati di burocrazia, che guardano oltreoceano, ma sembrano aver perso di vista il cortile di casa. Basta alle associazioni di categoria poco categoriche (perché la politica è politica anche lì), basta ai media sempre celebrativi e mai critici, e basta anche agli yes-man. Dire di “no”, spesso fa bene. Per esempio dire “no” ai sorì finanziati dai viticoltori e sì ad una “quota pro patrimonio viticolo” a carico delle Case spumantiere o industriali che siano. Perché, caro Bosco, la stagione dei fessi è davvero finita.

  3. giovanni bosco 11 Gennaio 2015 at 09:38 -

    Non solo polemiche nel mondo del moscato. Venerdì 13 Febbraio alle ore 17 nel salone “Gallo” di Santo Stefano Belbo, convocati dalla Commissione Qualità Moscato presieduta dal Giorgio Bosticco, si ritroveranno i proprietari dei Sorì con pendenza oltre il 50%. In tale occasione sarà presentato il libro del giornalista-scrittore Lorenzo Tablino con i volti e le storie di questi eroici contadini e con loro si studieranno nuovi interventi per far sì che cessi l’abbandono di questi vigneti orgoglio di un territorio ora Patrimonio dell’ Unesco.
    Buon Moscato d’Asti…dei Sorì.
    giovanni bosco

  4. filippo 9 Gennaio 2015 at 19:30 -

    Vero… ma solo per il 2014. Sembra infatti ci siano fondi residui 2013 ancora da destinare… sufficienti per una bella eno-rissa…

  5. Attilio Borroni 9 Gennaio 2015 at 14:18 -

    Nell’accordo 2014 è passata la linea di un aumento della resa e del prezzo delle uve senza trattenute. Se rissa c’è, non è per la spartizione dei fondi.

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