Moscato. Rese a 78 e 95 quintali/ettaro. Per i vignaioli ancora sacrifici. «Ma la filiera è unita». Il futuro è anche l’Asti Secco?

inserito il 5 Agosto 2016

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Il mondo del moscato trova l’intesa sulla vendemmia 2016. E lo fa a un mese dalla vendemmia. Una notizia per chi era abituato a estenuanti trattative chiuse il giorno prima se non dopo l’avvio della raccolta delel uve. Ebbene questa volta s’è fatto meglio. Forse i venti di crisi che continuano a spirare sull’Asti docg, che ha perso quasi la metà delle vendite, hanno favorito il dialogo tra le parti: vignaioli da un lato, Case spumantiere dall’altro. Ma veniamo all’intesa. I dati principali sono le rese: 78 quintali/etatro per le uve destinate a diventare Asti docg, 95 per quelle atte a Moscato docg “tappo raso”. Per i prezzi, argomento tabù per non incorrere nelle attenzione dell’Antitrust che potrebbe palesare azioni di cartello vietate in ambito Ue, ci si è limitati a raccomandare una quota di 9.500 euro/ettaro per i vignaioli. Una cifra da molti considerata dignitosa, ma che comunque segna 2 mila euro in meno rispetto allo scorso anno. Il ritornello è il solito: “la crisi ha colpito duro”. È vero, però bisogna capira anche chi ha fatto e cosa per limitare i danni. Sarà, forse, argomento di dibattito nei prossimi mesi. Intanto c’è chi, come Assonoscato, storica associazione di vignaioli presieduta dall’altrettanto storico vignaiolo-presidente, Giovanni Satragno, prova a spiegare i termini dell’intesa siglata ieri (4 agosto) e che nei prossimi giorni avrà l’avallo delle istituzioni, Regione Piemonte e Consorzio di Tutela dell’Asti docg su tutti. Ecco il testo diffuyso da Assomoscato:

“Nella sede del Consorzio dell’Asti Moscato è stata raggiunta l’intesa di filiera tra la parte agricola e la parte industriale senza la tradizionale mediazione dell’ Assessorato Regionale dell’Agricoltura. In un contesto di difficoltà del mercato si è definita la costituzione di un fondo per il rilancio del comparto. E’ stata inoltre definita una resa produttiva  per l’Asti di 78 quintali/ettaro ed un meccanismo di resa differenziata per il Moscato d’Asti in modo da salvaguardare il più possibile il reddito degli agricoltori. Un’intesa che ha soddisfatto entrambe le parti che è stata raggiunta grazie al supporto delle associazioni di produttori , ovvero Agrinsieme, Associazione Produttori Moscato d’Asti, Vignaioli Piemontesi sezione Moscato e le associazioni sindacali Coldiretti, Confagricoltura, CIA e Confcooperative.

PIANO DI FILIERA  VENDEMMIA 2016

  1. 1.      Resa per la vendemmia 2016: superficie vitata di Ha 9.600 e vendite pari a 50 MLN di bottiglie Asti DOCG e 30 MLN di bottiglie Moscato d’Asti DOCG

¨      Uva Asti docg – 78 q.li/ha

¨      Bloccaggio – 10 q.li/ha da sbloccare come docg ( sia per Asti che per Moscato d’Asti)

¨      Aromatico – 32q.li/ha

¨      Uva Moscato d’Asti docg – 95 q.li/ha.

¨       I produttori di Moscato d’Asti aventi matricole associate alla propria partita IVA ed imbottigliatori delle uve vinificate non verseranno nulla al fondo per la promozione.

¨      Negli altri casi la differenza di 17 q.li/Ha di resa in più  da 78 q.li per l’Asti a 95 q.li per il Moscato d’Asti e per la DOC Piemonte, con la rivendicazione docg, saranno versati  € 77/q.le al fondo di cui al punto 3

¨      Aromatico – 25 q.li/ha

¨      Uva Moscato d’Asti docg riclassificata come DOC Piemonte – 110 q.li/ha

  1. 2.      Prezzo consigliato: € 107/q.le per le uve docg
  2. 3.      Il fondo :

sarà versato su un conto dedicato intestato al Consorzio di Tutela dell’Asti docg con le    firme congiunte del presidente e di due consiglieri di parte agricola scelti.

Questo fondo dovrà essere utilizzato per la pubblicità della denominazione con azioni definite da una commissione ad Hoc (da costituire tra la parte agricola e la parte industriale), anche sulla nuova versione Asti secco.

  1. 4.      Il valore consigliato del mosto bianco aromatico  è di 0,54 €/kg
  2. 5.      Il corrispettivo di € 1/qle ad ettaro di uva docg verrà pagato al Consorzio Colline del Moscato ad uso promozionale.
  3. 6.      Per tutti gli altri punti non contemplati oggi si farà riferimento agli accordi degli anni precedenti.
  4. 7.      Il passaggio da riclassificazione da Moscato d’Asti docg ad Asti docg è previsto con la resa dell’Asti docg.”

Più chiaro di così. Intanto c’è chi segnala come non si sia messo mano al problema superi. Si parla di centinaia di migliaia di ettolitri di Moscato invenduto. Che se ne farà? Qualcuno avanza l’ipotesi che possa diventare la base per produrre l’Asti Secco (e non Dry come su questo blog ci auguravamo), un nuovo prodotto in grado di allargare il mercayo dell’Asti docg. Sarà vero? È un’ipotesi praticabile. Chissà. Intanto molti si augurano che nasca subito l’Asti non dolce, anche se altri continuano a pensare che l’Asti docg dolce possa e debba riprendere quota attraverso promozione e campagne pubblicitarie aggressive. Non una parola sull’operazione Cina per la quale i vertici consortili (alla trattative di ieri assenti sia il presidente, Gianni Marzagalli che il direttore, Giorgio Bosticco) si erano spesi in prima persona. Chissà non si tratti di una pausa. Intanto, come si ascolta nelle nostre videointerviste a Massimo Marasso, vicepresidente  del Consorzio e manager della F.lli Martini, Giovanni Satragno, presidente di Assomoscato, e a Paolo Ricagno, ex presidente Consortile e uomo di lungo corso nel settore moscato, a fare la differenza nell’intesa di quest’anno sarebbe stata la coesione ritrovata della parte agricola che avnta anime diverse e per molto tempo litigiose tra loro. «Ora, però, abbiamo l’unità» è stato il commento di Satragno e Ricagno. Sarà vero e soprattutto duraturo. La filiera ne avrebbe davvero bisogno. Soprattutto in quetso periodo. Altra assenza di rilievo quella dell’assessore regionale all’Agricoltura, Giorgio Ferrero che, per la verità, ha avuto sempre un atteggiamento da osservatore attento e mediatore estremo. E forse questo ha pagato.  Ecco, dunque, gli interviste a Ricagno, Marasso e Satragno. Le riprese sono di Vittorio Ubertone. Buona visione.

 

2 Commenti Aggiungi un tuo commento.

  1. Piercarlo Sacco 8 Agosto 2016 at 21:07 -

    Si sono messi anche d’ accordo sulla camicia da mettere…

  2. giovanni bosco 5 Agosto 2016 at 14:56 -

    Pensieri cattivi.
    1) quando la parte agricola era divisa : 115 q.li per ettaro, ora che è unita 78 q.li per ettaro.
    2) Quando tutto filava Asti spumante dolce, ora, in tempo di crisi, Asti spumante amaro (secco).
    3) Quando le industrie dell’asti volevano una trattenuta di 1200 lire (61 euro) per la pubblicità anno 1999 nacquero i cobas, Ora che è la parte agricola che chiede 77 euro per la pubblicità muoiono i cobas…

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