News. Pico Maccario (Mombaruzzo) prende vigne a Cannubi e nelle Langhe. «Ad aprile il nostro Barolo, con i colori dell’oro, vinificato nell’Astigiano»

inserito il 18 Febbraio 2021

Pico Maccario, azienda vitivinicola astigiana, vinificherà Barolo e Barbaresco nella sua Cantina di Mombaruzzo e lo farà, per cominciare, con una produzione da uve nebbiolo coltivate niente di meno che sulla collina Cannubi, una delle più pregiate e mitiche posizioni della zona di produzione barolistica. La cosa è possibile tramite una deroga speciale rilasciata dal Ministero con parere favorevole del Consorzio di Tutela.


I dettagli dell’operazione li spiega a SdP Vitaliano Macario (foto), contitolare dell’azienda di Mombaruzzo. Dice: «È un progetto articolato a cui pensavamo da tempo. Ora lo abbiamo realizzato perfezionando gli affitti di alcuni appezzamenti nella zona del Barolo, a Barolo, a Serralunga d’Alba e a Neive per quanto concerne l’area del Barbaresco».

Ma perché un produttore astigiano, specializzato in Barbera d’Asti e in altre tipologie del territorio, decide di investire nelle Langhe. Risponde Maccario: «I tempi erano maturi per ampliare la nostra gamma di vini d’eccellenza. Inoltre si voleva dare un segnale in periodo non facile come quello che stiamo attraversando. Non si può e non si deve smettere di pensare al futuro».

Nei fatti: cinquemila metri di vigna affittati in quel dei Cannubi (che anni fa vide la presenza anche di altre prestigiose maison astigiane) e locazioni a Barolo (in tutto tre ettari) e altri superfici vitate a nebbiolo, superiori all’ettaro, rispettivamente a Serralunga d’Alba e Neive.

«Si tratta di affitti, ma la prospettiva è quella di acquisire gli appezzamenti» avverte Vitaliano Macario che sottolinea: «La nostra vocazione è fare vini di qualità partendo dalla vigna. Siamo proprietari di 110 ettari di vigneti e ne abbiamo una ventina in affitto. In tutto produciamo un totale di 900 mila bottiglie. Per noi la vigna e l’uva sono il punto di partenza. Per questo progetto Barolo e Barbaresco abbiamo tenuto fede al nostro DNA di vignaioli e produttori vinicoli di qualità sempre e comunque legata al territorio».

Intanto nella barricaia di Pico Maccario a Mombaruzzo (che è il paese patria astigiana dei famosi amaretti, dolce tipico che la leggenda narra siano la versione piemontese delle famose paste di mandorla siciliane) circondata dalle vigne delimitate dai pali colorati come fossero grandi matite (è la firma commerciale della Cantina che caratterizza anche gli originali e inconfondibili astucci delle bottiglie) già si affinano alcune annate di Barolo (dal 2017 al 2020) acquistate dai proprietari delle vigne prese in affitto. Lì finiranno in affinamento anche le quattromila bottiglie di Barolo “Cannubi” che saranno prodotte con la vendemmia 2021 e per le quali sono già pronti etichetta e astuccio celebrativo che SdP presenta in anteprima.

«Astuccio ed etichetta contengono elementi dorati per sottolineare la preziosità del vino e l’attenzione e la cura che riserviamo questo prodotto» commenta Vitaliano Maccario che dichiara: «Pico Maccario onorerà il privilegio di produrre uno dei vini più pregiati del Piemonte e d’Italia come facciamo già con le altre nostre tipologie, Barbera d’Asti e Nizza docg in testa».

Data di uscita delle prime bottiglie di Barolo Pico Maccario Cannubi il primo d’aprile: «Ma, tranquilli, non sarà uno scherzo. Anzi su questo progetto siamo serissimi» annuncia Vitaliano Maccario.

Dunque un’altra Casa vitivinicola astigiana mette piede nelle Langhe che contano in termini di vini di pregio. Ad oggi sono solo una trentina le aziende che hanno la deroga per vinificare il Barolo docg fuori dalla zona di produzione classica delimitata in una precisa area compresa tra i Comuni di Barolo, Castiglione Falletto, Serralunga d’Alba ed in parte il territorio dei comuni di Monforte d’Alba, Novello, La Morra, Verduno, Grinzane Cavour, Diano d’Alba, Cherasco e Roddi ricadenti nella provincia di Cuneo.
Entrare nella lista non è facile: bisogna dimostrare di avere vinificato Barolo fuori dalla zona di produzione già prima del 1980, anno in cui fu introdotta la norma che ne limitava la pratica, o, in alternativa, avere acquistato un ramo d’azienda da una Cantina che ne aveva diritto. L’imbottigliamento, invece, è libero e pare che ci siano richieste addirittura dagli USA. Segno che il prestigio del Barolo è ancora una stella che brilla nel firmamento mondiale, nonostante tutto e tutti,

Filippo Larganà (filippo.largana@libero.it)

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