No tax day. Il vino italiano (e piemontese) la sfanga ed evita i dazi Usa. Per ora. Cosa dicono Protopapa (Regione), Ascheri (Piemonte Land), Abbona (Uiv) e Boscaini (Federvini)

inserito il 14 Agosto 2020

Sulla non applicazione dei dazi sul vino italiano imposti dal rappresentante del Commercio americano (Ustr) e quindi dall’amministrazione Trump nell’ambito dell’indagine Airbus, riportiamo i commenti di alcuni esponenti del mondo della politica e dell’associazionismo piemontesi.

Da parte di Marco Protopapa, assessore all’Agricoltura della Regione Piemonte, c’è un cauto ottimismo. «Siamo soddisfatti della decisione dell’amministrazione USA» dice l’esponente della Giunta regionale guidata da Alberto Cirio e aggiunge che «La speranza ora è che non si tratti solo di un rinvio. Del resto i dazi avrebbero generato effetti negativi non solo sul comparto italiano, ma anche sull’economia Usa. Questo credo abbia contato. Per quanto riguarda la vendemmia in Piemonte, a poche settimane dall’avvio della raccolta del Moscato bianco, non posso che giudicare in modo positivo l’accordo raggiunto quasi all’unanimità della filiera. A giorni, seguirà la determina regionale di conferma».

Matteo Ascheri, produttore vitivinicolo in quel di Bra (Cuneo), confermato al timone del Consorzio che tutela Barolo, Barbaresco e le denominazioni Alba, Langhe e Dogliani e da poco anche presidente di Piemonte Land, il super consorzio che raggruppa i consorzi vinicoli piemontesi, commenta con concretezza le notizie che arrivano da Oltreoceano: «Contenti per lo “scampato pericolo” che consente ai vini piemontesi di mantenere le posizioni sul mercato Usa in sofferenza a causa del Covid e dei contraccolpi all’economia statunitense. Tuttavia questa “spada di Damocle” dei dazi usa si presenta in modo ricorrente ed è legata a vicende politico-economiche complesse che riguardano non solo il contenzioso sugli aiuti ad Airbus e Boeing, ma anche la diatriba sulla web tax (nota anche come digital tax ndr) che contrappone gli Usa ad alcuni Stati Ue, tra cui l’Italia, in un quadro di influenze che travalicano il nostro Paese e coinvolgono uno scacchiere internazionale ben più ampio. L’auspicio – annota Ascheri – è che si trovi una via diplomatica per una soluzione definitiva e duratura».   

Il ragionamento di Ernesto Abbona, produttore piemontese (zona Barolo) e presidente della Uiv, l’Unione italiana vini che raggruppa le Case vitivinicole: «Ancora una volta l’Italia del vino rimane fuori dalla disputa commerciale Airbus. Non ci sarà alcun dazio aggiuntivo negli Stati Uniti sui vini del nostro Paese, almeno per questo nuovo round. Nell’esprimere soddisfazione e gratitudine per quanto fatto in Italia e negli Usa a vari livelli dal settore, dall’indotto e dalle istituzioni, riteniamo questo un successo – fondamentale ma purtroppo non definitivo – della diplomazia in un mercato che vale circa un quarto delle nostre esportazioni di vino nel mondo. Ora – ha aggiunto Abbona – confidiamo che l’azione politico-diplomatica combinata che ha visto protagonisti, tra gli altri, il sottosegretario agli Esteri, Ivan Scalfarotto, e l’ambasciatore italiano a Washington, Armando Varricchio, e oltre 27mila commenti anti-dazi pervenuti dai Paesi interessati agli uffici del Commercio americano, si concentri sull’indagine Usa relativa alla cosiddetta digital tax approvata l’anno scorso dal Governo italiano. L’obiettivo è scongiurare ancora una volta una ritorsione commerciale che si rivelerebbe perdente per l’Italia, l’Europa e gli Stati Uniti. Per questo servirà intensificare il dialogo incoraggiando, anche in sede europea e internazionale, un percorso di cooperazione con gli Stati Uniti sui due fronti aperti. Dobbiamo assolutamente – ha concluso il presidente Uiv – evitare che il vino possa divenire nuovamente bersaglio di dispute alle quali è completamente estraneo».

Sandro Boscaini presidente di Federvini (il past president è il piemontese Lamberto Vallarino Gancia) dichiara: «Ancora una volta i vini italiani hanno evitato la spada di Damocle dei dazi USA, ma non possiamo non sottolineare come, ancora una volta, il settore agro-alimentare europeo ed in particolare quello italiano, paghino per ‘colpe’ non proprie. Mi riferisco in particolare al comparto degli aperitivi ed i cordiali, che negli ultimi anni si erano segnalati per una grande crescita all’estero e che oggi  stanno pagando un prezzo ulteriormente elevato perché ai dazi americani si sommano anche le conseguenze della pandemia”. Non mancano i ringraziamenti al Governo italiano: «È stato fatto un grande lavoro di sensibilizzazione e di gioco di squadra tra aziende e istituzioni per ottenere un importante risultato, soprattutto in un periodo di grande difficoltà generale» conclude Boscaini.

Interviste e dichiarazioni raccolte da Filippo Larganà – filippo.largana@libero.it –
(immagine di copertina tratta dal sito di Federvini)

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