Opinioni. Della siccità, della Flavescenza, del Piemonte in vendita, dell’Europa anti-vino e della comunicazione ai tempi dell’Intelligenza Artificiale.

inserito il 23 Febbraio 2023

Premessa necessaria: come sempre, quando si tratta di opinioni. Queste di seguito sono le mie opinioni personali di cui, come ho sempre fatto da quando faccio il mestiere del giornalista, mi prendo le complete e inesorabili responsabilità. E come si sa, o si dovrebbe sapere, le opinioni sono, appunto, opinabili, non a caso tutto deriva da un verbo latino che significa ritenere, supporre, pensare, argomentare. Non credo ci sia altro da aggiungere, almeno dal punto di vista linguistico.

Detto questo ecco le cose, attinenti ai temi di questo blog, di cui ritengo sia inutile scrivere:

Siccità: in Piemonte è da anni che si parla di invasi, di un uso migliore e più accorto delle riserve idriche. Fine ad oggi è stato fatto nulla. La politica, tutta, ha preso zero decisioni.

Flavescenza dorata: non c’è una soluzione definitiva. Facciamo di scriverne quando ci sarà.

Territori piemontesi in vendita: se c’è offerta c’è domanda. È una legge di mercato. I piemontesi hanno comprato fuori, gli stranieri comprano in Piemonte. E non da oggi.

Etichettatura europea, salute e guerra: se la UE si permette di dire che il vino fa male e alcuni medici sostengono che fa rimpicciolire il cervello è un fatto di salute non di mercato. Poi c’è una guerra insensata, come tutte le guerre, a due passi da casa che sta facendo di sicuro più danni di quelli che si vogliono appioppare al vino.

Comunicazione: se volete influencer e pseudo blogger fatti vostri. Se volete comunicatori a pagamento, sempre fatti vostri.   

Detto questo ecco le cose di cui, secondo me, vale la pena scrivere.

Siccità: è da trent’anni che in Piemonte se ne parla. Dallo stesso tempo tutti si stracciano le vesti ma nessuno, politica in testa, fa una beneamata mazza. Di acqua ne sprechiamo un botto, ma facciamo finta di nulla. Siamo scemi? No, siamo incoscienti, nel senso letterale e cioè nonostante tutto quello che sta accadendo, i fiumi in secca, l’agricoltura in sofferenza, i prezzi in ascesa, il caldo anomalo, il freddo anomalo, i disastri naturali anomali, preferiamo guardare la TV o parlare di quello che mangeremo a cena. Vi ricorda qualcosa? 

Flavescenza dorata: una malattia che decima le viti, che c’è non da oggi e per cui la ricerca sembra non bastare. Ogni tanto qualcuno dice di avere la soluzione, ma non è così. Anni fa un famoso enologo, che oggi è andato in latra dimensione, mi disse che era tutta colpa dello sfruttamento estremo che si era fatto della terra e che ora la terra si stava vendicando. La sua soluzione? Estirpare le vigne piantarle in suoli nuovi in modo da far riposare la terra. Utopia? Follia? Magari aveva ragione. Per ora ci teniamo la Flavescenza.  

Territori piemontesi in vendita: se hai un ettaro di nebbiolo da barolo e arriva un cinese o un russo o un americano e ti offre tre milioni puoi fare due cose: dire sì o dire no. In entrambi i casi avrai la sensazione di avere sbagliato. Vale anche al contrario: cioè sei toscano arriva un piemontese e gli offre tre milioni per la tua terra, oppure sei siciliano e arriva un lombardo e di dà tre milioni… e via dicendo. Domanda: è meglio sbagliare con il conto in banca pieno o vuoto? Io non ho risposte. Un detto attribuito agli affaristi della borsa dice che è meglio vendere e pentirsi che non vendere e pentirsi.

Etichettatura europea, salute e guerra: ogni abuso è male. Persino una pornostar alla fine si stanca e “getta la spugna”. Bere troppo vino fa male, ma anche troppa acqua può uccidere. E ci sono sul web esempi di gente che ha provato a mangiare per mesi cibo spazzatura mettendo a rischio la propria salute. Però la UE non fa scrivere sulle confezioni di famose catene di fast food che l’abuso può causare gravi malattie e nessuno propone di scrivere sull’etichetta di celeberrime bibite che quello che c’è dentro può fare male alla salute. Che differenza c’è con il vino che si fa in Italia, in Francia, in Spagna e in altri due/tre paeselli europei? Sostanzialmente il peso politico ed economico. Se i Governi, di qualsiasi colore, avessero tutelato e garantito le proprie produzioni di qualità, che non vuol dire protezionismo, ma valorizzazione e comunicazione corretta sì, forse le cose sarebbe andate in modo diverso. Insomma siamo ai soliti luoghi comuni: ci stracciamo le vesti a buoi ormai lontanissimi dalla stalla. Dovevamo pensarci prima. Ora è tardi e dovremo pagare pegno. 
P.S. l’abuso della guerra sappiamo bene che cosa comporta.  

Comunicazione: sembra ci sia un’applicazione a base di intelligenza artificiale che farà fuori l’intelligenza umana, ammesso e non concesso che questa ultima ancora esista. Sì, perché i social l’hanno ammazzata o, per lo meno, non la fanno star bene. Una frase attribuita al semiologo scrittore Umberto Eco dice più o meno che il computer non è una macchina intelligente che serve agli stupidi, ma una macchina stupida che funziona bene solo in mano a persone intelligenti. Se, però, queste non ci sono? Qualche giorno fa una influencer americana, giovanissima e con il conto in banca di un top manager sessantenne, ha detto che si sta allontanando dai social perché vuole tornare a incontrare la gente nel mondo reale, viaggiare e scrivere e leggere. Ok, c’è vita su Marte! Però non credo, come spera qualche illuso, me compreso, che la bolla social scoppierà annientando piattaforme e dibattiti su Covid, Terra Piatta e Elvis che vive in un’isola segreta. Credo che quell’universo lì si trasformerà, diminuirà. Chi sa fare il lavoro di scrivere e comunicare resterà a galla, con difficoltà, ma resterà. Altri faranno come quella influencer: si godranno i loro ricchi conti in banca. Però la comunicazione, quella vera, tornerà. Forse.

Filippo Larganà
(filippo.largana@libero.it)

(Immagine da Forbes/web)

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