Papa e strafalcioni 2. Regione Piemonte: «Portacomaro nell’800 era in provincia di Alessandria». Ma non è vero

inserito il 9 Giugno 2015

Qualche giorno fa avevamo scritto (qui) di come il trailer di un dvd realizzato dal Consiglio regionale del Piemonte, insieme alla Cassa di Risparmio di Alessandria, recasse un errore grossolano. Indicava, infatti, il paese di Portacomaro in provincia di Alessandria.

Si trattava di uno spezzone iniziale, ma comunque errato e perciò avevamo segnalato lo svarione alla consigliera regionale astigiana, Angela Motta, la quale aveva girato l’appunto agli uffici di comunicazione dell’assemblea regionale.

Ebbene la Regione Piemonte non solo non avrebbe fatto marcia indietro, ma, evitando di rispondere direttamente a SdP, avrebbe pure confermato la tesi della “Portacamoro alessandrina” sostenendo che: «il paese ai tempi degli avi di Papa Bergoglio era in provincia di Alessandria». Punto. Senza se e senza ma. Salvo poi provvedere a ritirare dal web lo spezzone che però è ancora visibile qui.

A parziale scusante, inoltre, i funzionari regionali avrebbero precisato che nel video integrale, che noi non abbiamo avuto ancora modo di vedere, era sottolineato che Portacomaro ora si trova in provincia di Asti. Mah. Magari la cronologia delle informazioni andava fatta esattamente al contrario.

L’interrogativo è un altro: davvero, dunque, Portacomaro, nell’800 era in provincia di Alessandria e quindi gli avi di Francesco erano alessandrini e non astigiani?

No. Non è così. La provincia di Asti c’era anche nell’800, precisamente fino al 1859, quando, con la legge Rattazzi, il Governo dell’allora Regno di Sardegna, per evitare sprechi e fare un po’ di economia (guarda un po’ i corsi e ricorsi della storia!) decise l’accorpamento di molte province, tra cui quella provincia astigiana che fu inglobata da quella di Alessandria. La cosa, però, durò meno di 80 anni, un’inezia nella travagliata storia d’Italia, e nel 1935, sotto il fascismo, la provincia di Asti fu riattivata con i confini che conosciamo ora.

Dire, quindi, in apertura di un video da donare al Papa, che: «C’era una volta un paesino nella tranquilla provincia di Alessandria» non solo è fuorviante, ma è anche inesatto dal punto di vista storico in quando Portacomaro, da sempre astigiana, fu alessandrina per un breve periodo e solo per questioni meramente economico-istituzionali.

C’è da chiedersi perché il video cominci con questa asserzione. La sensazione prepotente, almeno per quanto ci riguarda, è che ancora una volta c’è la dimostrazione di come le istituzioni, anche ai massimi livelli, non pongano mai abbastanza attenzione alla corretta valorizzazione del territorio.

Filippo Larganà (filippo.largana@libero.it)

5 Commenti Aggiungi un tuo commento.

  1. Amalia Pesh 12 Giugno 2015 at 09:06 -

    Gentili signori Larganà e Cerrato,
    sto seguendo con vero interesse la vostra “schermaglia” a proposito di dove è e di dove era situato il luogo natale degli avi di sua Santitá. Per mia ignoranza non entro nel merito di come debba essere gestita l’informazione in argomento, ma come potete vedere sul mio profilo su facebook, da tempo mi adopero affinché il menzionato luogo sia valorizzato al meglio.
    Mi permetto sommessamente di porvi alcuni quesiti che riguardano la stretta attualità:
    – bricco Marmorito è o non è una località facente parte di una frazione che si trova sotto il comune di Asti?
    – il comune di Portacomaro ha qualcosa a che fare con il bricco, tranne una relativa vicinanza e una parziale assonanza con Portacomaro Stazione?
    – l’assessore al turismo di Asti ha mai proposto qualche iniziativa al fine di valorizzare questa irripetibile opportunità che riguarda il nostro territorio, tenuto conto anche del fatto che mi risulta faccia parte di un apparentemente inoperoso “Comitato Francesco”?
    – dato che oramai moltissimi turisti credono che Asti sia in provincia di Alba e da lì vengono scorrazzati per un breve tour nei luoghi alfieriani drammaticamente inaccessibili, non sarebbe ora che il Sindaco del capoluogo avesse uno scatto di orgoglio e cercasse di far curare l’immagine della città da professionisti finalmente capaci?
    In quanto cittadina “adottiva” di Asti e vostra lettrice, sarei lieta di poter apprezzare le vostre considerazioni in merito.
    Cordiali saluti.
    Amalia Pesh

  2. filippo 11 Giugno 2015 at 19:45 -

    Caro Carlo, sei libero di pensarla come meglio credi. Tuttavia ridurre a “polemichette stucchevoli” il lavoro di questo blog mi sembra nella migliore delle ipotesi, ingeneroso, nella peggiore, ipocrita. Essì, perché i “fondamentali” del mestiere di cui parli tu sono diametralmente opposti. Il giornalismo, come insegnano nelle scuole e soprattutto nelle redazioni dei giornali seri, non è fatto di scelte, quelle attengono al marchettismo becero di certi “colleghi”. Le basi del mestiere che io ancora pratico (non so tu) sono le notizie che si devono dare. Sempre. Anche quando danno fastidio. Anzi proprio per questo si devono divulgare. Perché, caro Carlo, il fatto di segnalare, come si fa su questo blog, gli errori e orrori fatti da chi non dovrebbe farlo, per contratto o missione, non è per voglia di protagonismo o di vendetta o per smania ipercritica, ma solo ed esclusivamente per favorire un miglioramento, un’evoluzione senza i quali questa regione resterà sempre ostaggio dei pressapochisti e dei “figli di”, dei raccomandati e degli inetti e dei tromboni palloni gonfiati. La tua tesi, caro Carlo, è: “stiamo zitti sulle stupidaggini. Sennò facciamo tutti brutta figura”. Eh no, caro Carlo. I miei maestri di giornalismo non mi hanno insegnato questo, non la “selezione” figlia della censura e, peggio, dell’autocensura. Mi hanno insegnato che la notizia, se c’è, si dà sempre. E in questo caso, per me, c’era tutta. Quelli che tacciono e fanno la cernita di quello che i lettori devono o non devono leggere non fanno i giornalisti, ma i manipolatori i prestigiatori dell’informazione. Magari con bellissime carriere e ottimi stipendi. Sono gli “accodati” al politico potente di turno, al banchiere che caccia i soldi, all’assessore che ha bisogno di fare bella figura e “comparire”. Se hai dimenticato questi fondamentali rinfrescati la memoria con qualche corso di aggiornamento. Quanto all’argomento in questione, a mio modo di vedere, il fatto che tu sia stato sindaco di Portacomaro rende ancora più illogico e assurdo il tuo ergerti a censore di notizie. A proposito sembra che i Bergoglio siano originari di Portacomaro Stazione che è frazione di Asti e non del paese che porta lo stesso nome della frazione. Questo, se fosse vero, sarebbe un altro erroraccio da non dire? Suvvia, da ex (giornalista e sindaco) avresti dovuto essere il primo a chiedere il rispetto dell'”astigianità” storica della famiglia del Papa. Evidentemente il fatto che il territorio astigiano sia preso regolarmente a schiaffi da destra e da sinistra e questo nonostante le enormi risorse culturali, paesaggistiche, storiche, economiche che ha, ti interessa meno che evitare “brutte figure” a chi (forse il regista di questo benedetto video?) avrebbe dovuto stare un po’ più attento alla realtà dei fatti. Però su una cosa concordo con te: i risultati purtroppo (e per fortuna) sono sotto gli occhi di tutti. Ciao.
    p.s.: se il giornalismo di SdP ti urta puoi fare una scelta, questa sì, smettere di seguirci.

  3. Carlo Cerrato 11 Giugno 2015 at 16:12 -

    Caro Filippo, non appaio affatto trombone, se dico , come mi confermi,che Asti, e quindi Portacomaro nell’Ottocento facevano parte della Provincia di Alessandria ,circondario di Asti. Ho fatto anche il Sindaco di Portacomaro per dieci anni e qualche carta l’ho letta. Ai tempi di Napoleone eravamo anche Departement du Tanaro. Piuttosto ,mi chiedo a cosa pensi che servano certe polemichette stucchevoli, che finiscono , ammesso che ci siano, di dare a certi errori una visibilità che non avrebbero mai avuto. Se permetti il giornalismo e’ fatto di scelte, prima di tutto. Sembra invece che la facilità con cui si scrive sul web certi fondamenti li faccia spesso dimenticare. I risultati sono sotto gli occhi di tutti. Ciao

  4. filippo 11 Giugno 2015 at 14:07 -

    La Provincia di Asti è “rinata” nel 1935, perché esisteva fino al 1859 e poi, per meno di 80 anni, è stata alessandrina per motivi di puro risparmio economico (legge Rattazzi). Carlo ti voglio bene, ma prima leggi e poi scrivi. Altrimenti appari come un collega trombone che entrambi conosciamo

  5. Carlo Cerrafo 11 Giugno 2015 at 12:59 -

    Ma se la Provincia di Asti e’ nata nel 1935, Portacomaro nell’800 dove volete che fosse….se non in Provincia di Alessandria

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