MELE DELLE VALLI DI LANZO

i prodotti tipici del Piemonte

 

Brevemente, si indicano le principali varietà locali ancora coltivate e commercializzate nelle Valli di Lanzo:
· Bugin (dal nome della famiglia Bogino di Lanzo): è la varietà più diffusa in tutta l’area; la sua provenienza è esterna; si è diffusa negli anni ’50 per le sue buone caratteristiche organolettiche, la produttività, la resistenza alle principali malattie e, non ultimo, la conservabilità dei frutti. La maturazione dei frutti avviene, generalmente, nel periodo invernale, già in fruttaio, dopo essere state raccolte a fine ottobre, si conservano fino a inizio estate.
Buccia con colore di fondo tendente al giallo, marezzata di rosso, in modo non uniforme; polpa bianca con sfumatura verdastra, profumo dolce, sapore zuccherino leggermente acidulo.
· Rigadin (dalle striature rosse della buccia): viene chiamata anche Niclot e Michlet a seconda delle zone. Fino agli anni ’60, era la varietà esportata in Germania. Le piante sono produttive, i frutti di media pezzatura, raccolti alla metà di ottobre, non hanno una lunga conservabilità.
Buccia con colore di fondo giallo striato di rosso; la polpa è bianca, profumata e di sapore spiccatamente acidulo.
· Coronei (colonnelli, da una famiglia di Castiglione in Coassolo T.se): piante vigorose, a portamento espanso, con frutti di pezzatura medio grande.
La buccia è ruvida, con colore di fondo giallo più o meno marezzato di rosso. La polpa è bianca, poco profumata, di sapore acidulo.
· Magnetti Domenico (dal nome di un frutticoltore che ha selezionato tale varietà tra un gruppo di semenzali presenti nella sua azienda): si è diffusa nelle altre zone mantenendone il nominativo. Le piante sono vigorose e di buona produttività. La buccia è di colore giallo e rosso inteso, la polpa è bianca, profumata con sapore dolce acidulo.
· Bianco di Bogno (dalla frazione Bogno in Coassolo T.se): buccia di colore giallo-verde chiaro e polpa bianca, poco profumata, di sapore acidulo.
· Contessa: è una delle varietà più diffuse, presenta frutti di grandi dimensioni. La buccia è di colore verde-giallo, macchiata di rosso, e la polpa è bianca e succosa e acidula. Terminano la maturazione sulla paglia in quanto, essendo grossi, hanno la tendenza a cadere.
· Pum dla lira di origine sconosciuta, deve il suo nome al fatto che negli anni ’20 dieci chilogrammi di queste mele si vendevano al prezzo di una lira.
La buccia ha un colore verde intenso, sfumata di rosa, mentre la polpa è bianca attraversata da venature verdastre, croccante ed acidula. I frutti si raccolgono a fine settembre e si conservano 15 giorni prima di essere consumati. Mela con caratteristiche simili alla Granny Smith.
Molte altre sono coltivate (un’indagine ne ha “riscoperte” complessivamente una quarantina) tra cui: Losa, con buone caratteristiche organolettiche, Senatore, Composta Vera, Pin dal Vis per la sua polpa intensamente aromatica, Bella del Bosco con polpa succosa, leggermente croccante, Cafasse simile alla Rigadin ma con maturazione più tardiva, Carpendo Brusc, tipica mela acidula.
Le mele non subiscono alcun trattamento, sia in campo (anche se la coltivazione non è dichiaratamente biologica) sia durante la conservazione.
Per il tipo di prodotto descritto, non si segnalano particolari attrezzature e materiali impiegati.

Zona di produzione
La coltivazione del melo nelle Valli di Lanzo è compresa in una fascia altimetrica tra i 400 e gli 800 m e comprende essenzialmente i comuni di bassa e media valle.

La storia
Le Valli di Lanzo, fino al secolo scorso, erano importanti economicamente soprattutto per l’attività mineraria e l’agricoltura. L’attività estrattiva è andata esaurendosi e l’agricoltura ha subito, col tempo, trasformazioni radicali (e purtroppo anche visibili) dovute soprattutto alla riduzione della connessa attività (spopolamento, industrializzazione, ecc.) ed i terreni, già marginali una volta (si pensi ai terrazzamenti che, a volte, risalivano intere pendici), si sono col tempo trasformati in bosco. Poco ne ha risentito la melicoltura in quanto da sempre è stata orientata verso impianti promiscui, non specializzati, con scarsi apporti di nuove varietà ed a carattere familiare. Grazie a questi fattori, le vecchie varietà sono ancora coltivate. Non è più possibile, purtroppo, parlare delle produzioni elevate di un tempo, quando, fino agli anni ’60, la cultivar Rigadin a frutto acidulo, particolarmente apprezzata dal mercato tedesco, veniva esportata in Germania tramite ferrovia.
Attualmente, il mercato è strettamente locale ed i clienti sono gli stessi villeggianti e/o turisti che, percorrendo le Valli, hanno avuto modo di conoscere ed apprezzare le mele locali.
A ricordo delle pratiche un tempo legate a questo prodotto, per conservarlo nel periodo invernale, si cita la cultivar “Composta Vera”, rugginosa e piccola. I frutti venivano posti in contenitori con acqua aromatizzata con chiodi di garofano e tenuti in fresche cantine. In questo modo si potevano conservare per tutto l’inverno e oltre, fino anche a maggio; si consumavano generalmente durante la fienagione. Si ricordano pure le “collane” di mele appassite, tradizione che si è mantenuta fino ai primi del Novecento. I frutti venivano privati del torsolo e tagliati secondo il piano equatoriale (come per le frittelle) e, infilate in uno spago, venivano posti in solaio ad appassire. A capodanno e durante il carnevale, quando i bambini passavano di porta in porta per gli auguri, ricevevano come dono le collane di mele appassite. La Comunità Montana ha avviato un progetto di recupero della melicoltura nelle Valli di Lanzo T.se che prevede la conservazione del germoplasma tramite un campo collezione. Il progetto, oltre alla costituzione del campo, prevede un rilancio della melicoltura attraverso uno studio che ne qualifichi il prodotto.

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