PATATA QUARANTINA BIANCA GENOVESE

i prodotti tipici del Piemonte

 

La patata quarantina è una patata precoce, coltivata tradizionalmente nelle valli del Monte Antola (AL). La varietà di patata denominata Quarantina bianca genovese è quella riconosciuta per pubblica notorietà – come risulta dalle ricerche di territorio svolte dal dr M. Angelici, all’interno della Provincia di Genova e nei comuni immediatamente confinanti con la stessa Provincia.
La patata quarantina bianca genovese è un tubero tondo e irregolare, lievemente appiattito sul dorso; buccia liscia, chiara; numerose gemme mediamente profonde, con un evidente aureola rosa; pasta bianca chiara, consistente e di tessitura fine; fiore bianco: resa media attuale bassa, pezzatura irregolare; ciclo precoce. In senso culinario, la patata quarantina è di Qbg è di sapore eccellente.
Le tecniche di coltivazione sono riconducibili alla pratica dell’agricoltura biologica.
La produzione è, attualmente, inesistente e la comunità montana sta procedendo alla reintroduzione della coltivazione mediante l’adesione al CO.RE.PA (Comitato Promotore per il recupero e la valorizzazione del patrimonio varietale di patata della montagna genovese).
La nozione di “Montagna Genovese” come area di rilevante contiguità culturale e varietale risulta dalla ricerca storico-territoriale condotta dal dr M. Angelici, a partire dalla metà degli anni ’80, sulle tradizionali varietà locali di patata, e comprende:
a) Il territorio delle comunità montane della Provincia di Genova,
b) Le aree contermini, a quota superiore a 300 m. s.l.m., incluse nelle seguenti province:
Savona comune di Urbe
Alessandria frazione di Olbicella ( Molare)
altopiano di Marcarolo (Bosio) ed i suoi versanti sulle valli Stura e Gorzente
comuni di Fraconalto e Voltaggio, frazioni di Sottovalle (Gavi) e Rigoroso (Arquata)
Valle Spinti e alta Valle Borbera (versante sinistro del torrente)
Gli scopi del comitato promotore sono:
· Promuovere il recupero e la tutela delle varietà locali di patata;
· Sensibilizzare produttori, enti ed associazioni legati alla filiera del settore agroalimentare a tale attività di promozione;
· Attivare risorse e fondi necessari per la realizzazione di un ampio progetto di valorizzazione, a partire dall’azione di risanamento ed iscrizione al Registro nazionale;
· Costituire o sostenere l’avvio di uno specifico Consorzio di tutela, formato dai produttori con l’obiettivo di: 1) ricostruire un tessuto microeconomico locale autogestito redditizio e qualitativamente rilevante; 2) coordinare la produzione e garantirne il controllo; 3) chiedere il riconoscimento del marchio di qualità europeo (DOP); 4) organizzare una fitta rete territoriale di piccol-medi produttori (da seme e da consumo), coordinati fra loro e con la ristorazione regionale ed extraregionale.

Zona di produzione
La zona di produzione comprende i comuni di: Albera Ligure, Cabella Ligure, Cantalupo Ligure, Carrega Ligure, Grondona, Mongiardino Ligure, Roccaforte Ligure e Rocchetta Ligure

La storia
Dalla fine degli anni ‘80, il recupero della varietà coltivate a uso alimentare è al centro dei programmi di valorizzazione ambientale e culturale, proposti e intrapresi su scala sia internazionale, sia locale. La Conferenza di Rio de Janeiro, l’Agenda 2000 dell’Unione Europea, la Dichiarazione di Cork, concordano su due obiettivi convergenti: porre un freno all’erosione genetica che limita progressivamente la biodiversità colturale a favore di un crescente monopolio di varietà ibridare e, ora, transgeniche; incentivare il recupero e la conservazione delle aree economicamente marginali e delle terre montane, attraverso la conservazione del patrimonio varietale.(beritage parietis). Fondata sugli stessi obiettivi l’azione di ricerca storica e di terreno dedicata al patrimonio varietale della Montagna genovese, avviata quindici anni fa e approfondita nell’ultimo triennio dal dr Massimo Angelici con il contributo di enti, associazioni, studiosi e, soprattutto, produttori, a) Ha permesso di :
· Conoscere le cultivar di patata più diffuse nel Genovesato e nell’entroterra del Tigullio fino all’immediato secondo dopoguerra: soprattutto la Qurantina bianca genovese e la Cannellina nera del Tigullio:
· Di raccogliere memoria dei saperi e delle pratiche inerenti alla loro coltura;
· Di rilevarne le caratteristiche fenotipiche costanti;
· Di censirne gli ultimi coltivatori;
· Di recuperarne esemplari da riproduzione
b) Ha, inoltre, posto in evidenza:
· La novità dell’iniziativa in campo nazionale;
· L’elevato interesse suscitato tra produttori e amministratoti locali.

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