Reportage tra le vigne mentre si vendemmia la Barbera d’Asti. Mobrici: «Il 2016? Sarà un’annata col “plus”»

inserito il 27 Settembre 2016

Metti una mattina di fine settembre in giro per le vigne di Barbera d’Asti, tra Nizza Monferrato, Incisa e Vaglio. E metti che come “cicerone” ci sia Filippo Mobrici, presidente del Consorzio di Tutela della Barbera d’Asti e Vini del Monferrato ente che tra poco festeggerà il 70° anno di attività.
Dunque capita che ci si fermi davanti ad un filare, non uno di quelli più belli, ma uno di quelli veri, con i segni della stagione che avanza, qualche foglia raggrinzita o colpita dalla “tempesta” come in Piemonte si chiama la grandine.
Una vigna reale, concreta, viva e tuttavia con i grappoli belli e maturi da vendemmiare, che fanno venire la voglia di morderci dentro e quando lo fai scopri che l’uva barbera quando è così sarebbe ed è una fantastica frutta da tavola. Insomma qui c’è la storia del vitigno mito del Piemonte da cui si ottiene la madre di tutti i rossi: la Barbera d’Asti. Punto.
E Mobrici, agronomo per un’azienda del territorio, conosce queste colline palmo a palmo. Cammina tra i filari e controlla la maturazione dei grappoli. E a costo di rischiare la banalità non esita a definire la vendemmia 2016 a “5 stelle” aggiungendo poi un “plus” di salvataggio: «E non sembri retorico – avverte -: questa è davvero una grande annata che darà grandissimi vini. Non si pò e non si deve definire diveramente». Il presidente del Consorzio spiega e dimostra perché sostiene l’eccellenza assoluta di questa uva targata 2016. Lo fa in questa videointervista concessa a SdP. Ne viene fuori una piccola lezione di tecnica viticola, un bignami facilissmo con cui “l’uomo delle vigne” svela trucchi empirici e tecnologici per scoprire il grando di maturazione degli acini, tra esperienze tattili e sensoriali, il colore dei vinaccioli che sono i semi dell’uva , e quelli della buccia che già tinge di rosso le dita; e l’uso del rifrattometro, piccolo aggeggio che misura in pochi secondi la concentrazione di zucchero negli acini e, quindi, il potenziale di alcol nel vino.
Il reportare non poteva non concludersi con un passaggio veloce in Cantina dove i carichi delle uve, raccolte a mano o da macchine sofisticate che vendemmiano solo acini sni e non quelli marci o secchi, vengono versate nelle tramogge. Comincia il viaggio per diventare vino Barbera d’Asti docg o Nizza docg. Comunque auguri Barbera!
SdP

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