Vigne e lavoro nero (ancora). Dopo lo scandalo del 2015 la GdF scopre altri lavoratori irregolari nell’Astigiano e un dormitorio fatiscente. Intanto nel Cuneese…

inserito il 21 Settembre 2016

Lavoro in nero e malpagato, ricoveri di fortuna, niente tutele e perfino l’ombra del contrabbando di sigarette. Ce n’è di tutti i colori (ma non i nomi delle aziende coinvolte) nella nota stampa diffusa questa mattina alla Guardia di Finanza di Asti che dà conto di un’operazione, l’ennesima, contro il caporalato e il lavoro in nero in tempo di vendemmia.
14370283_10210582575429061_7665034750833856398_nNella comunicazione le Fiamme Gialle astigiane riferiscono di un dormitorio abusivo, di condizioni igieniche insufficienti e addirittura pericolose, di lavoratori pagati in nero, di cooperative, in gran parte con titolari stranieri, accusate di favorire questa pratica e di sfruttare i lavoratori, in gran parte stranieri. Insomma la continuazione di quello che è accaduto lo scorso anno e che emerse grazie a indagini giornalistiche (leggi qui). E noi avevamo anche intervistato il collega della carta stampata che aveva firmato quell’inchiesta: vedi qui. Come non si fosse imparato nulla da quella “lezione”. Ecco la nota della GdF: “La Guardia di Finanza di Canelli, nei primi giorni del corrente mese di settembre, ha concluso alcune attività ispettive alle aziende agricole e alle cooperative emerse durante la mirata operazione avviata a maggio 2015 ed eseguita in collaborazione con un “team” della Direzione Provinciale dell’Istituto della Previdenza Sociale di Asti. Dai controlli era scaturito l’impiego di 106 lavoratori in nero nel settore viticolo. Inoltre, era emerso che alcune delle cooperative agricole coinvolte, rette per lo più da stranieri, erano anche in grado di offrire manodopera a basso costo, utilizzando prevalentemente cittadini di nazionalità extracomunitaria. Il contesto appariva agli investigatori ben articolato in quanto, oltre ai 106 lavoratori impiegati senza alcun tipo di tutela previdenziale ed assicurativa, se ne affiancavano altri che operavano nei vigneti in violazione alla normativa sui contratti di appalto. Si trattava, in particolare, di rapporti contrattuali attraverso cui gli imprenditori agricoli affidavano a terzi, con obbligo di risultato, la raccolta delle uve, senza intervenire in alcun modo nella gestione delle maestranze, mascherando un vero e proprio impiego di manodopera alle dirette dipendenze dell’agricoltore ed eludendo qualsiasi obbligo tributario e previdenziale derivante dall’assunzione diretta. In tale contesto e sulla scorta di quanto precedentemente acquisito, le Fiamme Gialle canellesi hanno ritenuto necessario proseguire l’attività economico-finanziaria anche nei confronti di altre cooperative. A seguito degli ulteriori controlli e ispezioni sono stati scovati altri 35 braccianti irregolari e 4 lavoratori completamente “in nero”, per lo più di origine macedone e bulgara. Una decina dei lavoratori irregolari erano stati ospitati in un vecchio, isolato e fatiscente cascinale in campagna, ricavando posticci alloggi in ambienti privi di ogni requisito igienico-sanitario (eloquenti le immagini delal GdF ndr). Per il periodo invernale, come riscaldamento, era stato approntato un sistema di stufette a gas, potenzialmente pericoloso per possibili esalazioni di monossido di carbonio. La struttura, su segnalazione degli operanti, è stata fatta sgomberare con urgente provvedimento del Sindaco di Castagnole delle Lanze (AT) dalla competente Azienda Sanitaria Locale. Inoltre, presso alcuni uffici, i Finanzieri hanno proceduto a sequestrare 200 pacchetti di sigarette di contrabbando verosimilmente destinati ai lavoratori. All’esito delle attività di verifica, sono state constatate violazioni fiscali relative all’omesso versamento di Iva, alle ritenute fiscali e alla contabilizzazione di costi per un ammontare complessivo di circa 150.000 euro”.
Pochi giorni fa dal Cuneese era giunta la notizia di una settantina di vendemmiatori stranieri ospitati in una struttura insufficiente ad accoglierli. Anche in quel caso erano scattate le indagini a carico di chi aveva favorito quella sistemazioni. Leggi qui.
Proprio in questi giorni abbiamo conosciuto il titolare di una società Srl che presta servizi e manodopera in ambito agricolo con 120 addetti (di questi solo 15 sono italiani), tutti in regola e ospitati in appartamenti consoni alla legge e, diremo, alle elementari regole di umanità e convivenza civile a cui il mondo del lavo non deve e non può fare eccezione. Questa società è l’eccezione? Davvero la vendemmia in Piemonte si è trasformata in una gigantesca macchina che sfrutta le persone? Oppure si tratta di poche “mele marce” che fanno notizia e sputtanano il settore? Quale il ruolo che enti, istituzioni e associazioni di categoria stanno ricoprendo? Ne parleremo qui quanto prima.

Filippo Larganà (filippo.largana@libero.it)

Nelle immagini della GdF di Canelli il dormitorio, i servizi “igienici” e le sigarette sequestrate

2 Commenti Aggiungi un tuo commento.

  1. contadina 26 Settembre 2016 at 19:07 -

    E abbiamo scoperto l’acqua calda, ne facciamo bei titoloni che impennano lo share. Piatto ricco per gli ipocriti ed i finti moralisti che sventolano il loro sdegno per una realtà che fino ad ieri non avevano degnato di un’occhiata pur convivendoci quotidianamente…ma oggi fa notizia ed è quindi degna di attenzione. Bisogna cogliere l’attimo prima che cali il sipario e il silenzio fino alla prox vendemmia.
    Dovrei fingermi scandalizzata per una realtà con cui ormai conviviamo da tempo, di cui praticamente tutti sono a conoscenza? Dove sta lo scoop? A me sembra che le coop esercitino la loro attività alla piena luce del giorno e durante tutto l’anno, spesso con il beneplacito di tutto l’indotto, compresi coloro che gli mettono a disposizione i fabbricati.
    Interroghiamoci, piuttosto, sul perché il loro bacino di utenze sia aumentato così velocemente negli ultimi anni. Manodopera a basso costo sostengono in molti. Alcuni articoli, l’anno scorso, accusavano il contadino di sfruttare la manodopera e/o quale sostenitore del caporalato. In tempi recenti è comparso su un quotidiano l’intervento di un primo Cittadino che consigliava ai contadini di non chiudere un occhio solo per risparmiare pochi euro…non ho parole! 14 €/ora + IVA non mi sembra così economico come costo.
    Quello della manodopera è un costo importante soprattutto per aziende medie come la mia (quelle dell’UNESCO), ancor meno sostenibile in anni economicamente sfavorevoli come l’attuale. A costo di lasciarci le piume evito di assumere durante l’anno, poi arriva la vendemmia e diventa cosa obbligata. Ho fatto assunzioni dirette fino a 3 anni fa, poi ho gettato la spugna. Ho speso per la Vdr, per i Dpi, per le visite mediche, per i vari corsi che ho dovuto frequentare, per le pratiche di assunzione, per i contributi, il Favla, il Cud, per i bagni a norma, ecc. Arriva il momento di vendemmiare e non tutti gli assunti si presentano, alcuni mollano al secondo giorno perchè troppo faticoso e decidono di riposarsi un paio di giorni per riprendersi…poi tornano, ma intanto la vendemmia è quasi terminata. Sostituirli era impensabile, avrei affrontato nuovi costi per pochi giorni di lavoro. Mi è successo di ricevere una cartella da Equitalia in cui mi si chiedeva di rispondere della morosità di un mio ex dipendente! Un collega è stato vittima di una tentata estorsione in quanto un suo dipendente ha finto di aver riportato danni alla schiena durante la vendemmia chiedogli denaro per vitare la denunciato dell'”infortunio”. Costi, doveri, responsabilità e rischi troppo onerosi per 7-10 giorni di vendemmia e per questo ho optato per le cooperative quasi come una via obbligata. Se l’iter economico-burocratico-legislativo relativo al breve periodo della vendemmia fosse un po’ più snello forse si farebbe meno ricorso alle cooperative, o no?
    Certamente non approvo il modo di gestire il personale da parte dei titolari di alcune coop. Mi amareggia constatare che, non solo in ambito agricolo, le aziende gestite da stranieri sembrano svicolare meglio dalle incombenze rispetto a quelle italiane. Ma sono realtà, ripeto, che operano alla luce del giorno per cui denuncio come ipocrisia gridare oggi allo scandalo.
    Apro ancora una parentesi, poi starò buona… è opinione comune che alcune, poche, realtà cooperative operino nella legalità. Si sa che la coop lavora ad appalto. Ho contattato 9 cooperative per avere un preventivo ad ettaro. Tutte mi hanno fatto un prezzo a ore, anche quelle considerate più corrette… Alla fine l’ho spuntata con una piccola realtà a cui ho lasciato intendere che mi avrebbe persa come cliente.
    Scusate lo sfogo, ma ne avevo bisogno

  2. Adriano Salvi 22 Settembre 2016 at 09:51 -

    scordiamoci per cortesia le immagini “bucoliche” il lavoro è una cosa seria e faticosa, da giovane ho vendemmiato parecchie volte e portare dei “gourbon” allora di vimini su e giù dalle pendenze di Canelli e dintoni non era certo un divertimento. Pagavano bene per l’epoca e per uno studente squattrinato e poi un “reduce” del militare in attesa di impiego come me era un toccasana. Lasciando perdere il fatto che la burocrazia ammazza in culla qualsiasi impresa, mi era parsa una buona soluzione quella dei voucher, tutto sommato per 15 giorni o poco più chi lavorava era tutelato e prendeva una paga dignitosa,,,,,invece i voucher, all’italiana maniera, si sono indirizzati massicciamente verso altre attività che avrebbero bisogno di ben altro consolidamento per chi le fa, mentre in questo settore hanno preso piede queste cooperative per lavori agricoli (ma anche di giardinaggio) qualcuna funziona bene, altre a quanto pare proprio no e vengono fuori casi di sfruttamento allucinanti, Non c’è altra soluzione che perseguire c severamente hi non rispetta le regole, inoltrechi da lavoro a chi arriva dall’estero DEVE mettere a disposizione dormitori decorosi e non stamberghe indicibili, Negli ultimi decenni per lavoro ho visitato decine e decine di aziende agricole ma non ho mai visto tuguri del genere, anzi il più delle volte le cascine erano più belle di casa mia. A mio avviso il problema si può risolvere, non siamo (per fortuna) ai livelli di certe zone del sud Italia dove gli stagionali sono migliaia e per periodi più lunghi ed il capolarato è diffuso da sempre e prima riguardava solo gli italiani…..azioni concrete come l’ultima in cronaca possono stroncare il fenomeno e sarebbe anche utile sapere nomi e cognomi dei “manovratori”.

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