Vinitaly 2017: quello che va (molto), quello che non va (poco) e quello che potrebbe andare meglio (tantissimo). E il Piemonte? Splende, ma non risplende. E sui media latita…

inserito il 12 Aprile 2017

10 aprile 2017 Verona VINITALY - fotografia di Vittorio Ubertone

Chiuso il Vinitaly 2017, la 51ª edizione della fiera del vino di Verona, già si danno i numeri: 128 mila presenze da 142 nazioni, oltre 30 mila buyer stranieri. Così dice l’ufficio stampa della manifestazione scaligera. E di sicuro questo Vinitaly ci ha soddisfatto. Pochi i disagi per chi come noi ha potuto decidere di ritardare di un’ora la partenza domenica 9 e anticipare a metà pomeriggio il ritorno a casa nei giorni a seguire.
Traffico accettabile, qualche problema di parcheggio, ma poca cosa.
Tra gli standisti, obbligati a entrare e uscire in orari di traffico cittadino, le cose sono andate diversamente. «Per fare cento metri ci abbiamo messo un’ora» lamentava su facebook un espositore piemontese, altri ci sono andati giù duri parlando di caos. Nell’ultimo giorno di Vinitaly il quotidiano di Verona, l’Arena, scriveva di 300 multe fatte in poche ore nei dintorni della fiera. Capita.
Il problema è che questo evento resta ancorato a un quartiere cittadino incastrato in una città che, come tutte i grandi centri urbani, ha problemi di circolazione. I motivi sono soliti e conosciuti: mandanza di corsie preferenziali, di vie di transito alternative, in sostanza mancanza di spazio.
A Milano hanno ovviato creando un quartiere fieristico fuori dal centro urbano. A Verona ancora ci stanno pensando. Forse. Un peccato.
Dentro il Vinitaly 2017 è molto migliorato, per quello che abbiamo visto. Un indice affidabile? I servizi igienici. Dopo anni di desolante abbandono quest’anno erano sempre puliti e accessibili. Chapeau.
Ottimo anche avere pensato a un’area per i blogger (che però non abbiamo visitato). Bene i segnali telefonico e wifi funzionanti in tutta la fiera. Gli altri anni non era così purtroppo.
E dentro i padiglioni? Per i nostri reportage, ovviamente, ci siamo concentrati sul Piemonte. Che dire? Il padiglione 10, a nostro avviso, era poco caratterizzato.
C’era nulla che lo facesse individuare come l’area della regione più vitata d’Italia sede dell’unico sito italiano Unesco per i suoi paesaggi vitivinicoli. Roba che se l’avessero i veneti (e lo avranno forse con il Prosecco) avrebbero rotto le balle a tutti per almeno tre anni.
Invece i piemontesi sembra nascondano la cosa sotto il tappeto. Dentro il padiglione 10 molte cantine, ma non tutte. Il Piemonte, da sempre, non riesce a coagulare tutti i suoi produttori in un’unica area. Perché? C’è chi dice che altri padiglioni sono più frequentati. A noi sembra un falso problema. Forse un richiamo all’aggregazione regionale almeno al Vinitaly andrebbe fatto.
C’è poi la questione dei Consorzi di tutela. Un tempo avevano ognuno il proprio stand, piccolo, medio o faraonico (quello dell’Asti docg era una specie di isola).
Oggi tutto è stato assorbito da Piemonte Land of Perfection (Plop) il superconsorzio la cui missione sarebbe quella di armonizzare le attività promozionali dei Consorzi.
Il fatto è che più che armonizzare, a nostro avviso, ha omologato tutto. Verso il basso.
Essì perché le aree consortili si presentano senza soluzione di continuità e risultano così sono invisibili. Emerge, poco, la Barbera per via di un mega manifesto con modella incorporata, ma per il resto è buio o, meglio, un gran minestrone di riso e fagioli che non invoglia.
Perfino il Consorzio dell’Asti, che negli anni e non solo al Vinitaly, vantava aree espositive di prima grandezza ora si deve accontentare di qualche divanetto e di una porzione di banco d’assaggio.
Questione di fondi o di primodonnismo? Mah.
Perché non pensare a una maxi area, magari anche griffata Plop, con al suo interno stand originali dei vari Consorzi? Ci vuole tanto? Crediamo di no.
Infine una conversazione colta sulla via del ritorno al bancone di un’Autogrill. Una signora, evidentemente una standista, chiede al sui vicino di tazzina, forse un suo collega, come mai nei giorni di Vinitaly le tv nazionali abbiano parlato di tutte le zone vinicole italiane tranne del Piemonte (riportiamo pari pari perché in questi giorni non abbiamo avuto tempo di seguite i servizi televisivi).
La risposta è disarmante: «Perché il Piemonte è più lontano da Roma rispetto al Veneto e perfino alla Sicilia». Una battuta sarcastica che sottintende molto e che dovrebbe fare riflettere tutti.
Intanto qui di seguito riproponiamo tutte le video interviste fatte in questi giorni e le fotografie del nostro Vittorio Ubertone dandovi appuntamento al prossimo Vinitaly.
Filippo Larganà (filippo.largana@libero.it)

I post dello speciale VINITALY 2017

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Le fotografie

2 Commenti Aggiungi un tuo commento.

  1. filippo 13 Aprile 2017 at 13:38 -

    grazie Adriano!

  2. Adriano Gandolfo 13 Aprile 2017 at 11:12 -

    Complimenti,
    ottimo sevizio

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