Vino. Il Piemonte Barbera “etico” e quotidiano è una realtà grazie a Cia, Consorzio e Cantina V&V. E sull’uva grandinata ecco l’idea “salva vignaioli”

inserito il 9 Settembre 2016

160909barberaUBE007

Le colline sono quelle della Barbera e del Moscato che da Nizza Monferrato guardano verso Mombaruzzo, terra di amaretti che la leggenda vuole inventati sulla scorta delle siciliane paste di mandorla. Il giro comporta il passaggio tra località dai nomi antichi: bisogna salire su da Bazzana e girare verso Casalotto, lì c’è regione Croci. S’imbocca una strada che sembra Toscana e invece è Piemonte verace e si scopre un paseggaio da favola. Sembra una frase tirata fuori da un catalogo illustrato e invece è proprio così. Tra vigneti, boschi, cascine, piloni votivi e borghi affogati tra il verde capisci subito perché questi paesaggi compiscono al cuore.
Un po’ hanno voluto “vincere facile” quelli della Cia di Asti che insieme a Consorzio della Barbera d’Asti e dei Vini del Monferrato e alla Cantina sociale di Vinchio & Vaglio, hanno organizzato una giornata di “vigna aperta”. Titolo un po’ retorico, d’accordo, che, però, alla fine è perfetto per una conferenza stampa lontana dalle sale presurrizzate di certi enti.
Così, seduti sulle panche messe a cerchio che sembra di essere negli Scout, hanno parlato Alessandro Durando, presidente Cia Asti; Giuliano Noè, enologo e grande vecchio (è un complimento, perché ha la verve è da giovanotto) dei vini di questa parte di Piemonte; Filippo Mobrici, presidente del Consorzio della Barbera d’Asti; e Lorenzo Giordano, presidente della Cantina di Vinchio & Vaglio.
Si parla di quello che SdP annunciò sette mesi fa (leggi qui) e così esce fuori che quel progetto è diventato realtà. Vinchio&Vaglio ha pigiato uva barbera e prodotto bottiglie di un Piemonte Barbera quotidiano, ottimo, da vendere a meno di 4 euro alla bottiglia e, a meno, anche in bag-in-box. Altro che certe “Barberine” doc e docg vendute a un euro e rotti che quando le apri danno il peggio di sé e, oltre a danneggiare mercato e tasche dei vignaioli fanno esclamare: “se la Barbera è questa non la compro più”.
Ebbene il Piemonte Barbera c’è e lotta insieme a noi con armi più che mai efficaci. Almene questo sembra. «È la rinvincita del Piemonte di qualità che deve far tornare gli italiani a bere vino tutti i giorni» tuona Noè. «Basta considerae la denominazione Piemonte come una “diminutio”. È il più bel nome da spendere nel mondo. I piemontesi lo devono capire, perché all’estero già ce lo riconoscono» dice Mobrici che è calabrese d’origine, ma piemontese di adozione, di studi e di lavoro (agronomo gestisce le tenute della Bersano di Nizza Monferrato) è ha il piemonte nel cuore e nel DNA vinoso più di tanti “autoctoni”.
Durando parla di reddito dei viticoltori che il Piemonte Barbera garantisce: «Questa per noi è etica» saacisce. E Giordano, a questo proposito, gli fa eco con l’annuncio di quello che ha deciso l’assemblea della Cantina Vinchio & Vaglio: il recupero delle uve “tempestate”, cioè rovinate dalla grandine, una sorta di automutuo soccorso dell’uva che salva il reddito dei vignaioli. Il meccansimo è semplice: la Cantina pagherà, ai propri soci, i grappoli rovinati lo stesso prezzo di quelli sani, a patto che vengano raccolti e conferiti a parte, prima e non insieme a quelli non colpiti. Poi, come ha spiegato Noè, saranno trattati con la stessa tecnica dell’uva moscato, cioè pigiati e separati subito dalle bucce. Questa tecnica consentirà di ottenere comunque vini più che dignitosi e, nel contempo, di salvare il lavoro dei vignaioli e il loro reddito anche contro la maledizione del maltempo. Potrebbe essere il primo caso in Italia. In Piemonte sembra lo sia.
Qui di seguito le foto e le videonterviste realizzate da Vittorio Ubertone nello scenario della cascina “L’Ambreusa” di Nicolò Adreos, un ragazzo che ha negli occhi i suoi vent’anni e fa venire quasi tenerezza se non fosse per quell’aria timida e temeraria con cui scandisce le parole: «Ho scelto di coltivare la terra di mio nonno e di mio padre. I miei amici? Mi guardano strano. Alcuni mi appoggiano, altri ci scherzano su, ma io so che cosa fare: stare qui e ingrandire la mia vigna». Mica male. Così il Piemonte (non solo Barbera) si assicura il futuro. E non è poco.

Filippo Larganà (filippo.largana@libero.it)

Le interviste

Le fotografie

Lascia un Commento


I commenti inviati non verranno pubblicati automaticamente sul sito, saranno moderati dalla redazione.
L’utente concorda inoltre di non inviare messaggi abusivi, diffamatori, minatori o qualunque altro materiale che possa violare le leggi in vigore.
L’utente concorda che la redazione ha il diritto di rimuovere, modificare o chiudere ogni argomento ogni volta che lo ritengano necessario.