Agropirateria impunita. Nonostante l’attività dei Consorzi di tutela l'”italian sounding” continua a fare affari… in rete e fuori

inserito il 13 Luglio 2013

Pochi giorni fa il Consorzio del Barolo ha annunciato, con legittima soddisfazione, di avere vinto una battaglia. La cancellazione di alcuni inserzionisti di un famoso portale di vendite on-line, che vendevano kit per produrre in casa un improbabile Barolo.

Ebbene la battaglia vinta dal Consorzio presieduto da Pietro Ratti e diretto da Andrea Ferrero (tra l’altro presidente anche di Piemonte Land of Perfection il superconsorzio che coordina le attività di alcuni eno-onsorzi piemontesi) è importante ma non ha fermato gli agropataccari.

Basta farsi un giro in rete e scoprire come le aziende che vendono i vino in bustina facciano ancora affari. Cliccare questi link:

http://www.ebay.co.uk/itm/Beaverdale-Barolo-Red-Wine-Homebrew-Grape-Concentrate-30-Bottles-Home-Brew-Kit-/170799125005

http://www.quaysidehomebrew.co.uk/beaverdale-barolo-6-bottle-home-brew-wine-kit-384-p.asp

http://www.amazon.com/Vino-Italiano-Week-Barolo-15-5-Pound/dp/B001ELJK78

http://www.thegrape.net/browse.cfm/barolo-italian-eclipse/4,12290.html

Ma anche altri vini piemontesi e prodotti agroalimentari sono oggetto di taroccamento e del cosiddetto “italian sounding” cioè della costruzione attorno a prodotti che con l’Italia non hanno nulla a che fare di marchi e confezioni che richiamano famose eccellenze alimentari italiane.

Ne sanno qualcosa i produttori di formaggi (mozzarella, gorgonzola e parmigiano reggiano i più imitati) ma anche di vini meno blasonati del Barolo, come la Barbera che, essendo nome di un vitigno che può essere coltivato in tutto il mondo (come il moscato o lo chardonnay) vanta produzioni internazionali che, pur denunciando le proprie origini non italiane, fanno spesso riferimento all’Italia come luogo d’origine di questo vino. Un accenno innocente e lecito che, però, in qualche modo, accredita vini non italiani come parenti di quelli prodotti in Italia. Ma ve lo immaginate che putiferio scoppierebbe se gli italiani dicessero che l’Alta Langa è cugino dello Champagne francese?

In chiusura, bene, anzi benissimo ha fatto il Consorzio del Barolo e bloccare il kit del Barolo fatto in casa, ma non illudiamoci, la strada per difendere le nostre eccellenze è ancora lunghissima. Si vincono le battaglie, ma alla fine bisogna vincere la guerra.

SdP 

 

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