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Bollicine. Giorgio Rivetti (Contratto) lancia il suo appello: «L’Alta Langa? Solo dai 500 metri di quota. Cambiamo le regole». Intanto presenta la Special Cuvée “total black” nella Cantina patrimonio Unesco

«Il mio programma per il futuro? Una cosa che forse non piacerà ad alcuni. Che l’Alta Langa sia davvero “alta”, cioè che venga da uve coltivate in vigneti dai 500 metri di quota in sù invece che del minimo di 250 in vigore ora».

Non le manda a dire Giorgio Rivetti, l’enologo patron, insieme alla sua famiglia, della Contratto di Canelli, ma anche della Spinetta di Castagnole Lanze, della Spinetta Campé a Grinzane Cavour e Casanova della Spinetta a Terricciola in provincia di Pisa.

Nel corso dell’intervista che ci ha concesso lunedì 24 giugno, durante l’open aperitivo offerto nelle Cantine Contratto di Canelli in occasione della presentazione della Special Cuvée Alta Langa 2015, Rivetti ha “stappato” la sua contrarietà per un disciplinare che, evidentemente, ritiene troppo permissivo.

Per il patron della Contratto, che alcuni anni fa investì molto nell’area di Bossoloasco nell’Alta Langa cuneese, i tempi sarebbero maturi per una modifica del disciplinare che, salve le vigne già in produzione, riveda la quota altimetrica minima per i vigneti di chardonnay e pinot destinati a diventare le “alte” bollicine docg del Piemonte. E non è l’unico aspetto che Rivetti cambierebbe.

Chissà che le sue parole non favoriscano l’apertura di un dibattito all’interno del Consorzio di Tutela presieduto da Maria Cristina Castelletta (Tosti1820) e che, pochi giorni fa, ha presentato con successo una rassegna di produttori di Alta Langa docg a Roma.

Qui sotto la nostra intervista con immagini e video della festa alla Contratto

fi.l.

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