A una settimana dal Forum sull’Asti Secco, che si è svolto a Santo Stefano Belbo, in provincia di Cuneo, il presidente del Consorzio del Prosecco doc e di Sistema Prosecco, Stefano Zanette, concede un’intervista esclusiva a SdP.
Raggiunto al telefono Zanette mette subito in chiaro che né lui né i suoi consorziati e né l’intero Sistema Prosecco intendono abbassare la guardia sul tema della nuova tipologia Asti Secco, cioè di uno spumante da uve moscato con un tenore zuccherino inferiore al tradizionale Asti dolce, il cui disciplinare, dopo il primo sì del comitato consultivo del Ministero, dovrà essere a breve esaminato dal Comitato vitivinicolo nazionale.
Attacca Zanette: «Non ho intenzione di distogliere l’attenzione né di abbassare la guardia su una vicenda che mi indigna. Trovo, infatti, inaccettabile che imbottigliatori di Prosecco doc e un Consorzio piemontesi abbiano deciso di portare avanti un progetto in questo modo».
Ma quale modo? A fare saltare i nervi ai veneti, che con un pezzo di Friuli condividono la denominazione Prosecco, sarebbe proprio l’aggettivo “Secco”. «In questo modo – dice il presidente – si evoca la nostra denominazione e noi, che la stiamo difendendo da tentativi di clonazione in tutto il mondo non possiamo accettarlo. L’ultima imitazione è il Progrigio, spumante a base di uve pinot e glera, venduto nel Regno Unito e prodotto da un’azienda della nostra zona. Stiamo muovendoci per affrontare questo problema e non possiamo certo creare un precedente avallando il progetto dell’Asti Secco».
Il nodo da scogliere è quindi proprio quello del Prosecco sounding, cioè di uno spumante non dolce con una denominazione, Asti Secco, che in qualche modo ricorda il Prosecco.
C’è da ricordare che in un primo tempo per l’Asti non dolce era stata avanzata l’alternativa dell’aggettivo “Dry”, «Quella definizione sarebbe stata inattaccabile e lontana da ogni sospetto di emulazione del Prosecco» conferma il presidente di Sistema Prosecco.
Inoltre all’assessore all’Agricoltura della Regione Piemonte, Giorgio Ferrero, che al Forum di Santo Stefano Belbo avevano negato qualsiasi volontà di copiare e aprire un conflitto con il Sistema Prosecco, Zanette risponde così: «Non dubito della buona fede dell’assessore, tuttavia noi dobbiamo tutelare la nostra denominazione e lo faremo nei modi e nelle sedi opportune» e avanza dubbi su quando dichiarato dal direttore del Consorzio di Tutela dell’Asti, Giorgio Bosticco che, sempre al Forum, aveva definito inattaccabile il disciplinare dell’Asti Secco: «Aspettiamo di vederlo pubblicato e poi vedremo» è il commento laconico di Zanette.
E ora? «Ora attenderemo le decisioni del comitato vitivinicolo nazionale. Dopo ci muoveremo di conseguenza» annuncia Zanette. E quando gli facciamo notare come questa dichiarazione suoni come un avvertimento, risponde così: «Non stiamo difendendo un privilegio, ma siamo fermamente convinti che lo Stato debba tutelare e difendere la nostra denominazione che significa molto in termini non solo economici, ma anche sociali e paesaggistici. Lo si deve al lavoro dei nostri vignaioli e delle nostre Cantine».
Dunque nonostante i segnali di pace dei piemontesi i veneti non sembrano intenzionati a seppellire l’ascia di guerra, anzi allo stato paiono essere pronti a un confronto anche aspro che, se ci sarà, si articolerà sul filo del diritto e della giurisprudenza.
Infine, a proposito di ambiente, Zanette conferma la svolta “verde” del Sistema Prosecco e l’intenzione di inserire nel disciplinare di produzione di tutte le denominazioni Prosecco il divieto di usare glifosate e altri fitofarmaci. Scelta che arriva dopo l’inchiesta di alcuni mesi fa messa in onda dalla trasmissione Rai Report. Nel reportage, che aveva creato molto scalpore, si era posto l’accento sull’uso disinvolto di chimica nei vigneti di Glera, il vitigno che si usa per produrre il Prosecco.
A questo proposito, però, Zanette smentisce un collegamento tra la denuncia di Report e la svolta “verde” del Consorzio: «Report ha parlato di cose che già sapevamo e non ha minimamente alla base della nostra scelta. Tutto quello che è stato detto in tv noi lo sapevamo. Ci muoviamo ora dopo avere accolto e valutato richieste di cittadini e della nostra base di associati. Non sarà facile andare a regime per un Consorzio grande come il nostro. Ci saranno molti confronti, ma alla fine sono convinto che si debba andare in questo senso per tutelare il paesaggio, le nostre vigne, la nostra gente e anche i mercati che sempre di più chiedono garanzie di sostenibilità che non devono e non possono essere più ignorate. Il Prosecco – conclude Zanette – si candida a essere apripista di questo nuovo approccio agroenologico. Spero che tutto il sistema vino Italia ne prenda atto e si attrezzi di conseguenza»
Filippo Larganà (filippo.largana@libero.it)
Chi fa molto sbaglia molto, chi fa poco sbaglia poco, chi non fa nulla non sbaglia, ma non e un uomo. Confucio.