Il turismo del vino è morto, viva il turismo del vino. È una delle provocazioni emerse nella terza tappa del Food & Wine Tourism Forum che si è svolta a Canelli (Asti) ieri 14 novembre e significatamente intitolata Re/Action.
Iniziativa organizzata dall’Ente Turismo Langhe Monferrato Roero, l’Agenzia Turistica Locale (ATL) del territorio di Langhe Monferrato Roero – presidente Mariano Rabino, direttore Bruno Bertero – che ha nel Food & Wine Tourism Forum (direttrice scientifica Roberta Milano) la sua “vedetta” in tema di sviluppo del turismo del vino e suoi “derivati”, e che ha il comune di Canelli come capofila di un bando vinto lo scorso anno.
Dunque Canelli, con gli interventi del forum previsti nelle Cantine Gancia, luogo iconico per il fatto che qui, nel 1865, nacque anche il primo spumante Metodo Classico d’Italia, anche se ultimamente l’azienda (Paolo Gennero AD e Alessandro Picchi presidente), diventata a guida russa (anni fa l’azienda fu rilevata dalla famiglia Gancia dal tycoon russo Roustam Tariko), ha dichiarato di avere nella vodka la produzione di punta (leggi qui).
La storia e la produzione di spumanti, tuttavia, restano e bastano a confermare il brand canellese punto di riferimento anche in campo enoturistico.
Dunque Canelli, da cui, com’è stato ricordato, negli Anni Novanta partì l’idea della candidatura Unesco che poi portò nel 2014 alla dichiarazione dei Paesaggi vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato Patrimonio dell’Umanità, con la lunga lista di interventi con i quali si è evidenziato come l’enoturismo non debba e non possa bastare a sé stesso, ma abbia bisogno di un’evoluzione moderna e sostenibile.
A “dirigere il traffico” dei relatori la giornalista, conduttrice e attrice, Chiara Buratti con il direttore Bertero.
Dalle ricerche e dai dati, a cura dello stesso F&WTF e del Politecnico di Milano, ma anche da case history particolari, come quello della Regione della Catalogna, designata come Regione Mondiale della Gastronomia (essì, non una italiana), sono stati evidenziati i profili dei viaggiatori gastronomici 4.0 e le cose che Istituzioni e imprese del settore enogastronomico e dell’accoglienza, dovrebbero fare non solo per prepararsi ai flussi di visitatori e magari evitare l’overturism, cioè l’eccesso di turismo che porta più problemi che benefici, ma anche per offrire una proposta con più appeal rispetto alla crescente concorrenza di altre aree italiane e del mondo.
Appurato che non basta essere in una zona vitivinicola di pregio, Patrimonio tutelata dall’Unesco per attirare turisti; che non basta avere colline e paesaggi da urlo per garantirsi i visitatori; che non basta fare vini eccellenti e un’ottima cucina per avere la sicurezza di diventare meta preferita nel mondo; servono aggiustamenti e, soprattutto, consapevolezza e azioni concrete.
Dalle analisi di F&WTF e dal PoliMi è venuto fuori che i turisti stranieri e italiani ricercano pacchetti allargati. Non solo più vino e cibo, ma ambiente e storia, arte e cultura, attività open air insieme a sostenibilità e rispetto per la natura oltre ad altre cose che sarebbero (sono) scontate come: empatia, disponibilità, conoscenza delle lingue (l’Inglese non basta più), siti web e social aggiornati e frequentati stabilmente, inserimento in piattaforme di booking, ma anche in quelle di ticket e di aggregazione di offerte. Insomma un gran lavoro da fare. Il Piemonte è pronto a questo?
Dalla sindaca di Canelli, Roberta Giovine, è giunto un richiamo che deve (dovrebbe) far riflettere sulla necessità che i chi abita, lavora, vive un luogo lo debba sentire proprio e lo promuova come tale. Fantascienza?
Non proprio. Gli esempi di associazionismo culturale e di promozione ci sono, sia a livello volontaristico sia come emanazioni di Fondazioni e associazioni di categoria e settore. Quello che sembra mancare, però, è una rete tra Istituzioni, enti, imprese e filiere.
Al Forum di Canelli, per esempio, non c’erano, almeno non ufficialmente, le Istituzioni di territorio (Regione, Province, i Gal); non c’erano i Consorzi di tutela di vini e prodotti tipici, i Distretti del Cibo. Forse non era il consesso adeguato a un confronto allargato, tuttavia sarebbe stato interessante sentire a caldo le loro reazioni alle ricerche presentate e che, comunque, è stato assicurato che saranno rese pubbliche.
Ma serve una sinergia stretta tra vari attori del comparto turistico-accoglienza-vino-cibo? Il caso della Catalogna, illustrato a Canelli, è emblematico: un’intera regione che ha messo in sinergia pubblico e privato con un unico obiettivo: promuovere il territorio nella sua interezza come brand turistico a tutto tondo. I risultati sono arrivati.
Infine ci sono state le parole di Mario Tozzi, geologo, divulgatore scientifico, saggista, autore e conduttore televisivo, che ha guidato mini lezioni di geologia e climatologia, nello scenario suggestivo delle Cattedrali Sotterranee canellesi.
Da Tozzi spiegazioni dettagliate sui terreni che sono la base anche delle caratteristiche peculiari dei vini (le dop insomma), insieme ai purtroppo consueti e inascoltati allarmi sul cambiamento climatico.
Il geologo ha confermato la rapidità sempre più frequente di fenomeni atmosferici estremi causati da attività umane, come la cementificazione e l’inquinamento. Servono cose che già sappiamo e che sono dibattute, senza molti risultati, anche in questi giorni, in importanti vertici mondiali: abbassare la produzione di anidride carbonica, limitare l’uso dei carburanti fossili, favorire le fonti rinnovabili, stop al consumo del suolo.
Azioni che stridono con le politiche di alcuni Stati/Continenti che, anzi, promuovono le trivelle e l’uso di petrolio e gas in uno scacchiere geopolitico complicatissimo con guerre, strategie di potere e crisi economiche da medioevo. Inoltre Tozzi ha detto, e qui c’è stata l’ennesima doccia fredda, che se fermassimo da domani il consumo delle fonti fossili e azzerassimo l’immissione di CO2 nell’atmosfera ci vorrebbero decenni per una normalizzazione, che, però, almeno ci sarebbe.
Qualcuno potrebbe chiedersi che c’entra tutto questo con l’enoturismo? C’entra perché sempre più turisti scelgono mete non solo quando sono promosse nella loro globalità di paesaggi con filiere che mettono insieme vino, cibo, cultura, storia, sport e arte, ma anche quando garantiscono il rispetto dell’ambiente attraverso pratiche di sostenibilità etica, sociale e naturale. E il motivo è che sta crescendo sempre di più una coscienza eco-turistica oltre che eno-gastro-turistica.
Come per il clima ce la possiamo fare, ma solo se lo vogliamo.
Filippo Larganà