Giorgio Ferrero è assessore regionale alle Politiche Agricole della Regione Piemonte. È un imprenditore agricolo astigiano. È stato presidente regionale di una grande associazione di categoria (Coldiretti) e spesso si trova a dirimere liti e contrasti su temi agroalimentari che coinvolgono proprio le rappresentanze agricole. Assessore, lei è stato per anni presidente regionale di una grande associazione agricola di categoria. Da anni, però, proprio la parte agricola appare divisa da contrasti anche duri. Non le sembra che nell’ambito dell’agroalimentare i piemontesi litighino troppo?
«I contrasti, anche aspri, sono positivi non preoccupano. Sono segno di vitalità. Sono convinto che una sana rivalità tra le varie anime dell’agricoltura piemontese sia da intendersi in senso costruttivo. Vuol dire che il settore è vivo, effervescente, frizzante…»
Anche troppo a volte. I casi del Moscato, con querelle che vanno avanti da anni, del Brachetto e del Gavi suscitano timori sul tema dell’unità delle filiere.
«Bisogna distinguere tra rivalità, sana competizione e preconcetti e difesa di posizioni acquisite. Le prime fanno crescere. Le seconde non portano da nessuna parte. Sono convinto che il mondo del vino e dell’agroalimentare piemontese debba trovare una strada comune, nel rispetto delle differenze. E per farlo deve scommettere sul proprio futuro, magari facendo una volta per tutte squadra. Faccio un esempio fuori dal settore vino: la Regione Piemonte ha fatto un accordo per l’impianto di 5 mila nuovi ettari di noccioleti. Ricordo che qui in Piemonte abbiamo la Ferrero che è la più grande multinazionale che assorbe la stragrande parte della produzione. Bene, ci sono stati alcuni che hanno avuto il coraggio di criticare queste aperture. E c’è stato persino chi ha detto che nel proprio Comune non c’era più spazio per altri impianti di nocciole. Ho fatto presente che in Piemonte ci sono oltre 1200 Comuni, per cui spazio ce n’è. È questo non sentirsi parte di un unico sistema che non consente all’agroalimentare piemontese si decollare con le grandi potenzialità che ha a disposizione. Se vogliamo tornare al settore vino pensiamo al fenomeno Prosecco, veneti e friulani sì che sanno come fare equipe. E i risultati si vedono e si vendono. Noi piemontesi abbiamo le carte in regola. Dobbiamo solo rendercene conto e agire di conseguenza».
E la Regione che ruolo ha?
«Quello che le compete: istituzionale, indirizzo, supporto, valorizzazione, controllo. Perché poi alla fine i prodotti, per fortuna, li coltivano gli agricoltori e li vendono le aziende, mica l’assessore. È da questo concetto che bisogna partire. Quando si parla di filiera si deve intendere l’intero, non i suoi comparti, magari in contrasto tra loro. Quando si parla di prospettive economiche si devono perseguire unità, non divisioni e contrasti. Come è accaduto alla fine per la firma dell’accordo sul Brachetto. Quando impareremo questa lezione avremo fatto un grande passo avanti»
E sul delicato tema del caporalato tra i vendemmiatori stranieri diventato un caso nazionale che ha messo alla berlina il settore vino piemontese?
Giorgio Ferrero riferisce dell’incontro avuto con le maggiori associazioni agricole piemontesi nel corso del quale si è presentato un vademecum, elaborato dall’assessorato all’Agricoltura della Regione, sulla normativa che regolamenta il lavoro agricolo stagionale. Il vademecum sarà distribuito nei prossimi giorni a tutte le aziende agricole. Nella guida tutte le modalità di assunzione dei lavoratori del comparto agricolo e le forme in cui può avvenire. Il prossimo passo, secondo quanto emerso dalla riunione, sarà la costituzione di un tavolo al quale parteciperanno le associazioni datoriali e del mondo del lavoro. Qui saranno analizzate e proposte soluzioni al problema dell’accoglienza dei lavoratori stagionali, si definirà un sistema di monitoraggio e controllo in grado di far emergere il lavoro sommerso, si elaboreranno proposte di sburocratizzazione del lavoro stagionale.
Dice Ferrero: «La risposta delle istituzioni, a partire dalla Regione, e delle associazioni e organizzazioni agricole contro chi opera in maniera irregolare deve essere forte ed efficace. Non mancherà il nostro impegno per tutelare un settore importante per l’economia piemontese, che sostanzialmente si è sempre dimostrato sano. Non possono essere alcuni deprecabili episodi ad annullare quanto di buono è stato fatto in questi anni».
SdP