
Potranno mai i francesi rinunciare alle loro amate escargots à la bourguignonne? Il rischio c’è, complice il cambiamento climatico che mette a dura prova le popolazioni naturali di lumache. Ma in Francia si cercano soluzioni: ecco perché una delegazione di elicicoltori della Borgogna-Franca Contea (GHBFC) visiterà il prossimo 10 luglio l’Istituto Internazionale di Elicicoltura di Cherasco, per apprendere le più moderne tecniche di allevamento e affrontare così un futuro sempre più incerto.
La visita, guidata da Simone Sampò, direttore dell’Istituto, nasce dall’interesse crescente verso il cosiddetto “Metodo Cherasco”, il primo disciplinare certificato al mondo per l’elicicoltura, riconosciuto da Bureau Veritas. Un modello di allevamento naturale, etico e sostenibile che garantisce un prodotto stabile e di qualità, capace di rispondere alla domanda crescente del mercato.
In Francia, oggi, solo il 5-10% delle chiocciole consumate proviene da allevamenti locali, mentre il restante viene importato da Paesi dell’Est Europa dove la raccolta in natura non consente di avere il controllo sulla qualità del prodotto. Inoltre, le dinamiche climatiche stanno riducendo drasticamente le popolazioni selvatiche: si stima che nei prossimi 7-8 anni mancheranno almeno 100.000 tonnellate di chiocciole, proprio come accaduto in passato per le rane. Una carenza che può essere compensata solo da filiere organizzate e tracciabili.
Non a caso, l’elicicoltura rappresenta uno dei business agricoli più promettenti: in Italia gli allevamenti che seguono il Metodo Cherasco sono passati da 200 a 967 in otto anni, impiegando quasi 12.000 addetti e generando un fatturato che è cresciuto da 36 milioni di euro nel 2016 a sfiorare i 568 milioni nel 2024.
«L’elicicoltura è realmente un modello vincente: è un’agricoltura senza sprechi, che rigenera reddito e rispetta la natura» commenta Simone Sampò. «Mai come ora, in un contesto di emergenza climatica, questo settore si dimostra competitivo e sostenibile. Non stupisce quindi l’interesse dei colleghi francesi, che rappresentano il primo Paese consumatore e uno dei maggiori importatori al mondo di chiocciole.»
La delegazione del GHBFC – Groupe des Héliciculteurs de Bourgogne-Franche-Comté, associazione nata nel 1994 che riunisce 37 produttori – sarà a Cherasco per approfondire i vantaggi del ciclo di allevamento naturale breve: un sistema innovativo che permette di ottenere il primo raccolto in meno di 6 mesi, introducendo direttamente le baby snails nate nelle “sale parto” dell’Istituto piemontese, con un ritorno dell’investimento più rapido rispetto ai tradizionali cicli da 10-14 mesi con un prodotto stabile e di qualità. Saranno davvero le chiocciole di Cherasco a “salvare” le escargots di Francia?