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Memorie. Il Papa e il vino, tra la gioia del brindisi, i richiami alla responsabilità su lavoro, produzioni, ambiente e le «sane abitudini di consumo»

Nel giorno dell’Angelo, alle 7,35 del 21 aprile 2025, è morto Papa Francesco, al secolo Jorge Mario Bergoglio. Nato in Argentina nel 1936 da genitori piemontesi, cuneese la mamma, astigiano il papà, ha sempre portato nel cuore la passione per il vino e coltivato il rapporto con le colline di Portacomaro, nell’Astigiano, patria di Grignolino e Barbera e punto di origine della famiglia paterna. Radici e passioni che il Pontefice non ha mai mancato di ricordare.

Ècco le frasi e gli interventi che Papa Francesco ha dedicato al frutto della vigna del Signore.

Omelia del 2019: «Immaginatevi finire una festa con il tè. Senza vino non c’è festa». E ancora: «Ricordate le nozze di Cana? Con il suo primo miracolo, attraverso il vino, Gesù rivela la sua simpatia nei confronti delle gioie umane».

Durante l’incontro con alcuni viticoltori: «Le linee fondamentali su cui avete scelto di muovervi – attenzione all’ambiente, al lavoro e a sane abitudini di consumo – indicano un atteggiamento incentrato sul rispetto, a vari livelli. E il rispetto, nel vostro lavoro, è certamente fondamentale». E ancora ai vignaioli: «Cari amici, il vino, la terra, l’abilità agricola e l’attività imprenditoriale sono doni di Dio, ma non dimentichiamo che il Creatore li ha affidati a noi, perché ne facciamo, come dice la Scrittura, una vera fonte di gioia per “il cuore dell’uomo”, e di ogni uomo, non solo di quelli che hanno più possibilità».

Infine poco più di un anno fa, nel gennaio 2024, i produttori di vino italiani, tramite Vinitaly, la fiera internazionale del vino di Verona, avevano donato a Papa Francesco due vini che idealmente riunivano l’Italia: un Barolo (dell’azienda Marchesi di Barolo) e un Marsala (Florio), entrambi dell’annata 1936, lo stesso anno di nascita del Pontefice. Nel suo saluto, Papa Francesco, aveva evidenziato che: «Per numero di aziende coinvolte, qualità di produzione e impatto occupazionale, la vostra è certamente una realtà significativa, sia sulla scena vinicola italiana che internazionale, ed è dunque bene che vi ritroviate a riflettere insieme sugli aspetti etici e sulle responsabilità morali che tutto ciò comporta, e che in questo traiate ispirazione dal Poverello di Assisi. Le linee fondamentali su cui avete scelto di muovervi – attenzione all’ambiente, al lavoro e a sane abitudini di consumo – indicano un atteggiamento incentrato sul rispetto, a vari livelli. E il rispetto, nel vostro lavoro, è certamente fondamentale: per un prodotto di qualità, infatti, non basta l’applicazione di tecniche industriali e di logiche commerciali; la terra, la vite, i processi di coltivazione, fermentazione e stagionatura richiedono costanza, richiedono attenzione e richiedono pazienza».

SdP

 

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