Negli Stati Uniti il vino è equiparato alla cocaina e chi lo beve a un pornografo che dà scandalo. Storie di enofollia “made in Usa”

inserito il 13 Novembre 2009
senza parole

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Il vino presentato come una droga, da bere lontano dai bambini per non turbarli. Sono le ultime eno-follie che ci regalano gli States. Ne dà conto, sul blog www.drvino.com, Tyler Coleman, un blogger americano che è un giornalista esperto di vino (quindi tossicomane?). Mr Coleman Parla di un libro contro le tossicodipendenze distribuito in questi giorni agli alunni delle scuole elementari Usa. Tra raccomandazione e fumetti realizzati con stile infantile non si esita a mettere sullo stesso piano una bottiglia di vino, marijuana e stupefacenti vari.

«Non credevo che chiedere a mio figlio quale vino vuole che io gli metta da parte per il suo ventunesimo compleanno sia come parlargli d una pipa per fumare crack» commenta Coleman tra l’ironico e il preoccupato. Quello che possono capire i pargoli connazionali di Obama nel guardare l’immagine che riproduciamo è facile immaginarlo: vino=droga=veleno=meglio non berlo.

E nello Stato del Maine, nel solco di una crociata contro ogni abuso di alcol che ha dell’integralismo anti-vino, hanno varato una legge che impedisce di degustare vini o altri alcolici alla presenza di minorenni. La questione ha suscitato più di una obiezione da parte di locali pubblici e enoteche. E c’è stato anche chi ha suggerito ai gestori di alzare tendaggi e pannelli  (vedi il link http://kennebecjournal.mainetoday.com/news/local/6729883.html) per evitare che i bambini assistano ad una “oscena” degustazione di vini.

«Ma in questo modo sembrerebbe davvero che gli adulti stiano facendo qualcosa di disdicevole» hanno obiettato alcuni titolari di enoteche. I governanti del Maine, che si sono accorti della sciocchezza, hanno promesso che a gennaio 2010 vedranno di mettere mano alla legge che chiude gli occhi ai bimbi davanti al papà e alla mamma che si gustano un buon bicchiere di vino. Intanto il vino si degusta in botteghe più simili a case chiuse che winebar.

Visto l’importanza del mercato statunitense per i vini italiani forse il nostro Governo e i nostri europarlamentari dovrebbero muoversi. Tentare qualche reazione. Almeno commentare. Inviare una lettera. Sennò il vino verrà inteso dalle nuove generazioni di americani come la cocaina e i produttori vinicoli del Piemonte come i Narcos colombiani.

L’Ue, invece, fa di tutto per mettere i bastoni tra le ruote dei produttori di vino europei e l’Italia, primo Paese produttore dei vino del Vecchio Continente, vuole mettere etilometri obbligatori nei ristoranti.

Fate vobis.

Filippo Larganà (filippo.largana@libero.it)

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