Gianfranco Torelli (foto), enologo e produttore vinicolo in quel di Bubbio, cuore della Langa Astigiana, è abituato ai record. Nel 1992 il suo Moscato d’Asti docg è stato il primo vino biologico certificato a livello nazionale da uve moscato bianco; come assessore del Comune di Bubbio, sempre negli Anni Novanta, fece del suo paese il primo d’Italia a certificarsi OGM free, cioè privo da coltivazioni ottenute da organismi geneticamente modificati, un esempio che poi fu seguito da migliaia di altri Comuni in Italia e anche all’estero.
Ora, in quest’annata così complicata dalle temperature estreme, dalla siccità che colpisce duro in alcune aree del vigneto Piemonte, e con la difficoltà che molti produttori hanno incontrato nel recepire la manodopera, Torelli se ne esce con un altro primato: il primo aceto bio ottenuto da Moscato d’Asti docg, insieme a altri due aceti rossi da Barbera d’Asti, Dolcetto d’Asti e Barolo che Torelli acquista nella zona classica di produzione.
Spiega: «Nelle pieghe del Testo Unico del vino, che ricordo fu presentato anni fa in Parlamento dall’allora onorevole Massimo Fiorio di Calamandrana, è compresa la possibilità, per le aziende vinicole, di produrre piccole quantità di aceto direttamente da vino. Un’opportunità, a mio modo di vedere, per completare la gamma della mia azienda che già da tempo, come molte altre, oltre a vini, prevede grappe e vermouth. Una possibilità che dovrebbe essere presa in considerazione dalle aziende vitivinicole del nostro territorio per caratterizzare ancora di più l’offerta».
Torelli racconta del procedimento di acetificazione, delle tante prove fatte in questi ultimi anni per arrivare a un prodotto accettabile. «Ora ci siamo riusciti e sembra che i nostri aceti di vino, perché oltre a quello bianco di Moscato d’Asti ci sono i due rossi da Barbera d’Asti, Dolcetto d’Asti e da Barolo, piacciano. Abbiamo già un ordine consistente dalla Svizzera. Un buon viatico».
Insomma sembra proprio che l’eccellenza del vino piemontese non si trovi solo nel calice, ma anche, in forma di aceto, sull’insalata, nel famoso carpione (ricetta agrodolce tipica della cucina del Piemonte dove l’aceto ha un ruolo fondamentale) e persino sulla frutta o sul gelato. «Una golosità da provare» assicura Gianfranco Torelli che rilancia: «Stiamo pensando a un aceto da passito di Moscato d’Asti, sarà un prodotto nobilissimo che, a differenza dei più tradizionali balsamici, non viene dalla lavorazione del mosto cotto di uva, ma da un vino a denominazione d’origine controllata e garantita. Una garanzia in più».
fi.l.
Bravissimi
Una ottima idea produttiva di ciclo integrato. Anche una ottima idea regalo per chi non beve vino.