Polemica. Volano gli stracci tra Terre del Barolo e l’ex presidente del Consorzio, Ascheri. Ma le liti nel mondo del vino non ci sono solo in Piemonte e in Italia. Zuffe anche in Toscana, Veneto e… in Francia

inserito il 1 Luglio 2024

Qualcuno parla di polverone, altri di bufera, di certo stanno volando gli stracci nel mondo del vino del Barolo e delle Langhe più ricche, quelle dei produttori del Re del vini e anche dei suoi fratelli non meno remunerativi, dal Barbaresco al Langhe Nebbiolo.

Dopo l’intervista-confessione concessa da Matteo Ascheri, ex presidente del Consorzio Barolo e Barbaresco, a Gambero Rosso (leggi la versione integrale qui) nella quale c’era un durissimo attacco, oltre che alla nuova governance del Consorzio, anche alle cooperative «come Terre del Barolo», accusate di deprezzare il Barolo e, in qualche modo, di sminuirne l’immagine, ecco che il settimanale diocesano Gazzetta d’Alba intervista i vertici della cooperativa Terre del Barolo (clicca qui) che non solo rispediscono al mittente le accuse, ma rivelano come lo stesso Matteo Ascheri, produttore del Braidese, abbia acquistato da loro prodotto sfuso.

Scrive Gazzetta attribuendo dichiarazioni a Paolo Boffa, presidente di Terre del Barolo: «…lui stesso (Ascheri ndr) veniva a comprare Barolo sfuso e lo rivendeva a concorrenti di Autogrill. E pure ad altri che ora vendono a prezzi inferiori rispetto alla catena citata. Dietro a tale costume sono in molti, che lo praticano e cercano di nascondersi. Il canale del vino sfuso ti aiuta quando non riesci a esaurire il vino prima della vendemmia successiva. Io, poi, devo fare quadrare i bilanci e pagare conferenti e dipendenti».

Insomma, fin qui, volano gli stracci, tra produttori e vertici o ex vertici di enti consortili.
E tuttavia la litigiosità nel mondo del vino non è una novità.

In Piemonte chi non si ricorda le lotte all’ultimo respiro, tra industrie, parte agricola e associazioni di produttori, per la fissazione delle rese e del prezzo ad ettaro delle uve moscato e poi, più di recente, i maldipancia di Piemonte Land, il superconsorzio che raggruppa i consorzi del vino piemontesi, che hanno avuto come protagonista proprio Ascheri in polemica, anche in quel caso, con una governance che non lo convinceva. Polemiche che portarono al rinnovo dei vertici con la presidenza che andò al roerino Francesco Monchiero.

Le liti del vino, però, non sono esclusiva, come qualcuno potrebbe pensare, dei piemontesi. Contrasti, anche aspri, tra produttori, Consorzi, associazioni di categoria, si sono avuti in molte aree vinicole di pregio dell’Italia. Dal Veneto con le polemiche al color bianco tra prosecchisti docg e doc (qui); alla Toscana all’Abruzzo al Lazio alle Marche e all’Umbria: un esempio qui.

E anche all’estero i produttori di vino non sempre vanno d’amore e d’accordo. Prendiamo i francesi. La Borgogna ha litigato con il Beaujolais (vedi qui e qui) e con Bordeaux (leggi qui).

Senza dimenticare le controversie internazionali come quelle dello Champagne contro chi abusa del suo brand, ultima querelle con i russi (vedi qui) o, al contrario, di chi accusa un produttore di Champagne di usare il nome della località italiana Portofino che è anche una doc vinicola (leggi qui) o l’annosa questione tra Prosek e Prosecco che ha contrapposto Croazia e Italia con la vittoria, pare, degli italiani/veneti/friulani (qui).

Insomma il mondo del vino vino, e non solo in Italia, è sempre un po’ effervescente.

fi.l.

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